venerdì 26 aprile 2024

04/03/2015 19:00:22 - Salento - Attualità

I timori espressi da Daniela Margarito, apicoltrice e responsabile del settore «Donne Imprese» di Coldiretti Salento

Il rischio è dietro l’angolo ed è più che concreto: l’impiego diffuso degli insetticidi a base di neonicotinoidi per debellare la sputacchina - il vettore della Xylella che sta uccidendo gli ulivi salentini - può creare un danno devastante all’ecosistema rurale a partire dalle api, anello vitale nella catena della biodiversità. L’allarme è lanciato proprio dagli apicoltori, piccoli e medi produttori di un settore emergente che conta già una quarantina di aziende nella provincia di Lecce.
Moltissimi giovani che vedono una chance economica nell’allevamento delle api, nella produzione di miele e pappa reale, inseriti in una filiera già ben collegata con altre realtà agroalimentari del Nord Italia. Sparare nel mucchio per colpire la sputacchina, dicono, significa creare un vuoto pericolosissimo nell’equilibrio rurale. Una riduzione drastica della popolazione delle api non danneggia solo i produttori, ma può alterare il ciclo dell’impollinazione con effetti imprevedibili in tutte le nicchie ambientali e nelle colture agricole.
A confermare i timori è Daniela Margarito, apicoltrice e responsabile del settore «Donne Imprese» di Coldiretti Salento. «Parliamo di insetticidi che avvelenano anche le api - spiega - portandole al disorientamento e poi alla morte. Usando queste sostanze nel periodo delle fioriture, a iniziare dalla metà di marzo, gli sciami che vanno sui raccolti assorbono questi prodotti. Se cominciano ad utilizzarli a breve, nei protocolli già stabiliti per arrestare l’avanzata di Xylella, perderemo le api. Ci stiamo attivando perché vengano limitate le zone da trattare con gli insetticidi. Comprendiamo il problema gravissimo che colpisce gli olivicoltori, ma occorre molta cautela per evitare gravi danni ad altri settori importanti dell’economia agricola».
L’alternativa, dicono gli apicoltori, è quella di intervenire con lo sfalcio della vegetazione alla base degli ulivi che costituisce un trampolino i vettori di Xylella. «Ma - sostiene Margarito - occorrerebbe irrorare in maniera selettiva, evitando muretti a secco, macchia mediterranea e aree rurali indispensabili al ciclo dell’impollinazione. La normativa regionale, pensata proprio per la tutela delle api, vieta l’uso di fitofarmaci e insetticidi vicino alle piante nel periodo della fioritura. Ci sono già molte aziende che operano nel Salento in questo settore, ed altre stanno nascendo. Sarebbe un grave rischio per questa economia».
L’allarme non arriva solo dagli apicoltori. Nei giorni scorsi il comitato spontaneo di associazioni e cittadini «La voce dell’ulivo» ha tenuto a Lecce una manifestazione in cui ha tra l’altro evidenziato i rischi legati all’im - piego massiccio degli insetticidi. Un appello raccolto dal commissario per l’emergenza Xylella, Giuseppe Silletti, che ieri mattina ha tenuto in Prefettura un incontro con 25 sindaci salentini e le associazioni degli agricoltori per fare il punto della situazione. L’impegno sarà di ridurre al minimo l’uso della chimica. Anche se, ha ribadito il commissario, la battaglia contro Xylella è estremamente difficile.
«Le risorse disponibili - ha detto - non sono tali da garantire una manovra estesa a tutta la provincia di Lecce».
Capitolo a parte è l’inchiesta aperta dalla Procura di Lecce sulle possibili cause e responsabilità legate all’epidemia del batterio killer. Come è arrivato nel Salento? Sono state adottate nelle attività di importazione delle piante non autoctone le necessarie precauzioni? Ieri i consulenti incaricati dai magistrati hanno effettuato nuovi campionamenti in alcuni terreni dell’area gallipolina.
 
Fonte: rete

 

 

 

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