giovedì 28 marzo 2024

20/05/2015 22:37:56 - Salento - Calcio

Brindisi e Barletta a rischio radiazione

Ci risiamo. Dopo Bari e Cremona, Potenza e Napoli tocca alla Procura antimafia di Catanzaro sollevare il coperchio sul calcio malato, anzi «sporco». Nel mirino dei magistrati calabresi 32 partite giocate tra il settembre 2014 e lo scorso 19 aprile in Lega Pro e in serie D: due gruppi di scommettitori avrebbero imperversato in tutta l’Italia pallonara di periferia. Il primo guidato «dalla dirigenza sportiva della squadra del Neapolis», che si appoggiavano al presunto boss Pietro Iannazzo. La seconda banda, ritiene il pm, era a suo agio nel campionato di Lega Pro. Figura centrale di questo gruppo è Fabio Di Lauro, ex calciatore.Lontano dai riflettori del calcio che conta, sui campi impolverati dalla Calabria alla Toscana, dalla Sicilia alla Lombardia, alla Campania, direttori sportivi e allenatori, presidenti e calciatori, faccendieri e magazzinieri, ma anche presunti mafiosi, boss della ‘ndrangheta, avrebbero alterato i risultati delle partite. Con un duplice obiettivo. «Procurare la vittoria del campionato al Neapolis e trarre lauti profitti dalle scommesse effettuate sulle combine», scrive il pm calabrese Elio Romano nel provvedimento di fermo.
E anche in questa storia, la Puglia ha un ruolo di rilievo, come testimoniano le 12 persone coinvolte, otto delle quali fermate, su un totale di 50. In sette incontri sospetti sono scese in campo squadre pugliesi. Ma se il Monopoli appare inconsapevole che il 4-0 inflitto alla Puteolana era dovuto a gara giocata dai campani a perdere, per Brindisi e Barletta la storia è diversa: tanto che entrambe le squadre adesso rischiano la radiazione.
Antonio e Giorgio Flora, presidente e vicepresidente del Brindisi, Savino Daleno e Vito Morisco, dirigenti sempre del Brindisi, sono tra le 50 persone finite in carcere con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva. Tra i 50 fermi disposti dal pm in via d’urgenza (e che dovranno essere convalidati dal gip) spicca il nome di Ninni Corda, allenatore del Barletta.
Tra gli indagati a piede libero, poi, oltre a quasi tutta la dirigenza del Barletta (Giuseppe Perpignano, Luigi Condò, Salvatore Casapulla, rispettivamente presidente, direttore sportivo e consulente tecnico), c’è anche un calciatore pugliese. Si tratta di William, portiere del San Severo. Quando è sceso in campo contro il Brindisi avrebbe messo del suo per fare perdere la sua squadra. Infine, ci sono anche brindisini d’origine (San Pietro Vernotico), finiti in carcere nella veste di dirigenti del Pro Patria. Si tratta di Massimiliano Carluccio, indicato come il «socio occulto» della storica società di Busto Arsizio e di Marcello Solazzo e Raffaele Pietanza, suoi uomini di fiducia. E ancora Vincenzo Nucifora, ex presidente di Taranto e Martina.
Desolante il quadro descritto dalla Procura, che ha coordinato le indagini dello Sco e della Squadra mobile di Catanzaro: le indagini hanno scoperto anche minacce, pestaggi e sequestri di persona. Una miscela esplosiva in cui «la fragilità di giocatori, sedotti dal mito del guadagno rapido e facile, ovvero dalla prospettiva di ingaggi con altre squadre, si intreccia con la spietatezza di scaltri dirigenti sportivi e con la criminalità organizzata». Un terreno fertile per «scommettitori incalliti» non solo italiani, ma russi, cinesi e serbi. Ad essere lesi e insultati «i principi di probità, lealtà e rispetto delle regole e dell’avversario» e la «buona fede del pubblico pagante e degli scommettitori leali», ma anche i tifosi e la loro irrazionalità.
Nelle quasi 1.300 pagine del provvedimento, il pm individua anche le ragioni di tutto questo. «È la patologica conseguenza del tramonto della vecchia innocente Schedina (la «s» è maiuscolo, ndr), soppiantata ormai da scommesse sulle singole partite e addirittura sugli eventi all’interno delle singole partite, sicchè diventa molto forte la tentazione per i protagonisti di quel singolo evento, magari scevro da particolari tensioni sportive per mancanza di obiettivi da raggiungere, di lucrare ingenti somme da un risultato sportivo che essi stessi sono in grado di determinare e condizionare». Con grandi ambizioni: «Qualcuno - ha detto il questore di Catanzaro, Giuseppe Racca - ha provato ad aggiustare anche la serie B: ma non bastavano più 50-60mila euro, ne servivano 150mila».

 

 

 

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