venerdì 19 aprile 2024

06/10/2015 16:53:20 - Manduria - Cultura

La mostra, visitabile tutti i giorni fino a tutto dicembre, propone una riflessione sulla “desertificazione di tracce materiali” che stiamo lasciando ai posteri a seguito dell’archiviazione digitale dei nostri ricordi visivi

 
E’ stata inaugurata domenica la mostra fotografica “Memoria”, allestita nella saletta panoramica del centrale bar Pompigna di Manduria.
Non solo un’esposizione fotografica ma anche un vero e proprio grido d’allarme lanciato con questa iniziativa, organizzata dall’associazione Popularia in collaborazione col fotografo Giuseppe D’Angeli. La mostra, visitabile tutti i giorni fino a tutto dicembre, propone infatti una riflessione sulla “desertificazione di tracce materiali” che stiamo lasciando ai posteri a seguito dell’archiviazione digitale dei nostri ricordi visivi.
«Non si stampano più le foto, sostituite da file che guardiamo su schermi e archiviamo in hard disk o altri supporti deperibili: cosa resterà alle generazioni future di questa infinità di immagini?» si legge in una nota di presentazione della mostra. «Una stampa dura nei secoli, ma un file-immagine generato oggi sarà conservato e riproducibile nei decenni e secoli a venire? Si condivide così l’allarme lanciato da Vinton Cerf, uno dei “padri di internet” e oggi vicepresidente di Google, che ci mette in guardia sul “buco nero” verso cui, inconsapevolmente, ogni giorno spingiamo i nostri documenti più cari e importanti: “Nei secoli che verranno, gli storici che si troveranno a guardare indietro potrebbero trovarsi davanti a un deserto digitale. Se c’è una foto che per noi rappresenta un tesoro, stampiamola, non affidiamoci soltanto alla memorizzazione digitale!”».
La mostra, che volutamente espone foto originali, è una straordinaria antologia di testimonianze dal passato, che se non fossero state impresse su carta sarebbero svanite nel nulla. Troveremo un “ritratto di famiglia” risalente alla Grande Guerra, realizzato per essere spedito al capo famiglia rinchiuso in un campo di prigionia in Germania (all’epoca il fotografo si recava in bicicletta per lo scatto a domicilio); una “foto di classe” di taglio e cucito risalente agli anni venti; pellegrini su carretto che si recano al Santuario; immagini di vita quotidiana e di svago risalenti al secolo scorso, e la foto miracolosamente rinvenuta in un mercatino delle pulci che ritrae un gruppo di soldati americani della Seconda Guerra Mondiale che pregano nella chiesa Madonna del Rosario di Manduria.
Non solo il soggetto, ma anche il supporto materiale con la sua storia e vicissitudini ci raccontano tutto un mondo, che ora ci è consentito studiare e preservare.








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