venerdì 26 aprile 2024

23/09/2016 17:13:26 - Salento - Attualità

La pena più alta, 14 anni, chiesta per un imprenditore

Ammontano a quasi 170 anni di carcere complessivi le richieste di condanna formulate ieri mattina nell’aula bunker dal procuratore aggiunto Elsa Valeria Mignone nell’ambito del processo scaturito dall’operazione contro il caporalato denominata «Sabr».
La pena più alta, 14 anni di reclusione, è stata invocata per l’imprenditore Pantaleo Latino, 60 anni, di Nardò, detto «Il re delle angurie», figura cardine dell'inchiesta perchè ritenuto fra i promotori di un sodalizio dedito alla riduzione in schiavitù di lavoratori extracomunitari impiegati nei campi di raccolta delle angurie a Boncuri. Stessa pena chiesta anche per Ben Mahmoud Saber Jelassi, 46 anni, tunisino, che diede il nome all'operazione Sabr; 13 anni per Meki Adem, 56 anni, sudanese, e Aiaya Ben Bilei Akremi, 33 anni, tunisino; 12 anni per Yazid Mohamed Ghachir, 48 anni, nato in Algeria, chiamato «Giuseppe l'algerino»; dieci anni per Saeed Abdellah, 30 anni, sudanese; Abdelmalek Aibeche Ben Abderrahma Sanbi Jaquali, 46 anni, tunisino; Rouma Ben Tahar Mehdaoui, 42 anni, tunisino; nove anni, invece, per gli imprenditori Livio Mandolfo, 48 anni, di Nardò, Corrado Manfredi, 63 anni, di Scorrano, Giuseppe Mariano, 78 anni, di Porto Cesareo, Salvatore Pano, 60 anni, di Nardò, Marcello Corvo, 54 anni, di Nardò e Giovanni Petrelli, 54 anni, di Carmiano. Sette anni, infine, per Nizar Tanja, 39 anni, sudanese.
Nel corso della sua requisitoria davanti ai giudici della Corte d’Assise ( presidente Roberto Tanisi, a latere Francesca Mariano ed i giudici popolari) il procuratore aggiunto Mignone ha stigmatizzato pesantemente l’atteggiamento delle istituzioni, ignare del grave sfruttamento a cui erano sottoposti gli immigrati. A questo proposito, ha inteso ribadire come il comune di Nardò non si sia costituito parte civile.
L’inchiesta, condotta dai carabinieri del Ros, culminò con l’esecuzione di 22 ordinanze di custodia cautelare nel maggio del 2012.
Secondo la ricostruzione dell’accusa, gli imputati avrebbero messo su un’associazione per delinquere finalizzata al reclutamento di extracomunitari, giunti in Italia clandestinamente o comunque privi di permesso di soggiorno, da destinare allo sfruttamento nei campi, ridotti in schiavitù e costretti a prestazioni lavorative in condizioni disumane.
Già fissato il calendario delle prossime udienze: 13 ottobre, 15 e 24 novembre. La sentenza, salvo ulteriori rinvii, è prevista per il 15 dicembre.








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