giovedì 28 marzo 2024

03/03/2017 20:21:21 - Manduria - Cultura

La prima richiesta di apertura di un oratorio per Manduria fu inoltrata direttamente a don Michele Rua, allievo e primo successore di San Giovanni Bosco nella guida della Congregazione Salesiana, dal concittadino Comm. Sir Giacomo Lacaita, senatore del Regno d’Italia ed eminente figura di patriota

 
   Quest’anno, la festa liturgica di San Giovanni Bosco (celebrata lo scorso 31 Gennaio) ha rappresentato lo spartiacque, tra passato e futuro, per la comunità parrocchiale di Manduria intitolata al santo.
   La comunità che appena alcuni anni addietro, nel 2012, ha affrontato, superandola con successo, la difficile transizione dalla Congregazione Salesiana, che l’aveva amministrata sin dal lontano anno 1956, alle cure del clero secolare diocesano, oggi vive un altro momento delicato in attesa che siano avviati i lavori di ricostruzione della chiesa e di buona parte dell’oratorio.
   Poiché sono privo delle necessarie cognizioni tecniche, non entro nel merito del dibattito pro o contro i lavori di ricostruzione, che tanto sta appassionando (e anche dividendo) l’opinione pubblica, e, confidando nel fatto che, sotto la esperta guida del parroco, i buoni risultati non tarderanno a venire, voglio ricordare quanto la cittadinanza mandurina, sin dalla seconda metà del XIX secolo, abbia agognato l’apertura di una casa salesiana nella nostra città.
 I fatti, poco noti a livello locale, sono stati studiati dettagliatamente da Francesco Casella (1999) e hanno avuto inizio nel lontano anno 1891 (1).
 Riferisce l’autore che la prima richiesta di apertura di un oratorio per Manduria fu inoltrata direttamente a don Michele Rua, allievo e primo successore di San Giovanni Bosco nella guida della Congregazione Salesiana, dal concittadino Comm. Sir Giacomo Lacaita, senatore del Regno d’Italia ed eminente figura di patriota (2-3).
 Costui, trovatosi a disporre del soppresso convento dei Cappuccini di Manduria (S.Antonio), per averlo acquistato all’asta dal pubblico demanio, desiderava donarlo ad un ordine religioso affinché fosse destinato a finalità sociali, oltre che di culto.
 La richiesta fu fatta pervenire al Rettor maggiore della Congregazione per il tramite della gentildonna francese Madame Herbert de Llanasth, che in data 11 Luglio 1891 gli scrisse per conto del senatore Lacaita.
   Nella missiva, riportata in forma estesa da Casella (1999), la distinta dama illustrò a don Rua l’intenzione del benefattore di donare il convento e la chiesa, a condizione che fosse aperta una scuola professionale e di formazione industriale, e riferì:  “ … io vi ho parlato di un signore italiano che aveva un immobile che era stato un convento di Cappuccini, con la chiesa e che questo signore mi aveva parlato del suo desiderio di donare questa proprietà a un ordine religioso che volesse occuparsi dell’educazione dei giovani, allo scopo di dargli una scuola industriale. “.
   La scrivente si premurò anche di illustrare nei dettagli la convenienza della donazione, specificando che: “ C’è un grande giardino e tutto ciò che occorre.” e chiuse la lettera con una accorata raccomandazione : “ Voi troverete che é una proprietà considerevole e di valore per una fondazione dei salesiani e per il servizio di Dio ed il bene delle anime. Non rifiutate. “ (5).
   Tuttavia, sta di fatto che l’invito non fu accolto dalla Congregazione salesiana e come noto, dopo altri tentativi di donazione andati a vuoto (uno in favore dei Cappuccini e l’altro ai Padri passionisti), il convento fu, infine, ceduto, nel Luglio 1896, dopo la morte del sen. Lacaita, dal figlio Carlo ai Frati Minori francescani, che tuttora lo possiedono.
   Una seconda richiesta di apertura di una casa salesiana a Manduria fu, subito dopo, presentata, sempre a don Rua, dal sacerdote Leonardo Tarentini, parroco di S.Maria di Costantinopoli (oltre che valente storico locale) ed altra figura benemerita come il Lacaita (4).
   La richiesta di Tarentini fu motivata dall’esigenza di provvedere all’educazione della gioventù locale, resa impellente dalla scomparsa di un religioso scolopio che, fino ad allora, aveva atteso a tale compito.
   Nella missiva, riportata da Casella sempre nel suo studio (1999), il nostro sacerdote rilevò che: “… alcuni giovani, per mancanza di beni di fortuna, non avendo potuto entrare in qualche Istituto, sono rimasti qui a marcire nell’ozio, impossibilitati a continuare la carriera degli studi” aggiungendo che, in un primo momento, sarebbe stato sufficiente l’invio di un solo religioso salesiano, in attesa dell’arrivo di altri che, successivamente, si fossero resi disponibili. 
   Egli stesso si offrì di sostenere le spese per l’affito di un alloggio temporaneo: «Per ora i Religiosi abiterebbero una casa, che possa avere vicinissima una Chiesa, dichiarandomi io responsabile per tutti gli anni del pagamento della pigione di detta casa. ».
 L’esame della richiesta di don Leonardo Tarentini fu rinviato temporaneamente da don Rua (con una lettera di risposta del 6 Dicembre 1892, firmata dal suo collaboratore don Durando), adducendo, come giustificazione, la carenza di personale ed il fatto che la congregazione aveva preso impegni di apertura di altre case religiose fino al 1896.
 Don Leonardo Tarentini, tuttavia, non si rassegnò e scrisse nuovamente al superiore generale dei Salesiani chiedendogli di indicare una data più vicina o, quantomeno, di non prendere nuovi impegni prima che fosse evasa la richiesta di Manduria: “…acciò la Signoria Sua non accetti altre proposte prima della mia e non venga a legarsi con nuovi impegni, La prego umilmente ad indicarmi il tempo, il meno lontano che sia possibile, in cui i figli di D. Bosco verranno a prestare la loro opera salutare a questa povera gioventù esposta a tanti pericoli…”.
 La risposta inviata, sempre a firma di don Durando, fu negativa.
 Un terzo tentativo fu fatto con lettera del 30 luglio 1893 dal sacerdote manduriano don Giuseppe Digiacomo, il quale ripresentò ai Salesiani la richiesta di apertura di una casa religiosa nell’ex convento dei cappuccini del Lacaita.
 La lettera recava la seguente motivazione:“Si degni Ella accogliere benignamente questa proposta per amore di questa gioventù, la quale, per mancanza d’istruttori cattolici, è esposta a tutti i pericoli e ai danni dalla scuola laica governativa”.
 Dopo altri scambi epistolari di carattere interlocutorio, si presume che la risposta sia stata di nuovo negativa, sebbene il sac. Giuseppe Digiacomo, anche per conto della municipalità cittadina, richiedesse ancora nel 1897 l’apertura di un ginnasio.
 Questa volta, precisa Casella, la richiesta fu discussa nel Capitolo Superiore e nuovamente rifiutata sempre per carenza di personale.
 Infine, nel settembre 1900, il Sindaco in carica inoltrò a don Rua la singolare proposta di inviare, per la custodia del cimitero, un sacerdote e a due laici: il primo con compiti di direzione, i secondi con incarico di affossatori.
 Probabilmente, si sarà trattato di un espediente amministrativo per giustificare l’erogazione da parte del Comune di un stipendio a favore dei religiosi (annue £.1.200), nel caso in cui essi avessero accettato la proposta.
   Con quest’ultima missiva, rileva l’autore, i contatti si chiusero definitivamente.
   Dopo, occorrerà aspettare oltre cinquant’anni per vedere realizzato il sogno di avere una casa salesiana a Manduria.
   Finalmente, il 28 ottobre 1956, grazie all’impegno del compianto Arciprete Mons. Luigi Neglia ed alla munificenza del donatore Comm. Giambattista Arnò, fu inaugurato l’Istituto S. Gregorio Magno (con gli annessi oratorio, teatro e scuole di formazione professionale) ed arrivarono a Manduria i primi religiosi salesiani.
 Nel 1964, seguì la erezione canonica della nuova parrocchia cittadina, intitolata a San Giovanni Bosco.
 La modernissima chiesa parrocchiale fu, invece, portata a compimento negli anni ’70 del secolo scorso.
   Il resto è storia recente.
 
Giuseppe Pio Capogrosso
 
 
 1) Tutte le notizie sulle richieste di fondazione e i testi estratti dalle lettere sono tratti da Francesco Casella “Le richieste di fondazioni a don Michele Rua dal Mezzogiorno d’Italia (1888-1901)” in RICERCHE STORICHE SALESIANE RIVISTA SEMESTRALE DI STORIA RELIGIOSA E CIVILE 34 ANNO XVIII - N. 1 GENNAIO-GIUGNO 1999 LAS - ROMA , pagg. 88-91.
 
 2) Michele Rua (Torino9 giugno 1837 – Torino6 aprile 1910) è stato il primo successore di San Giovanni Bosco ed è stato proclamato beato il 29 ottobre 1972 da papa Paolo VI. La memoria liturgica ricorre il 6 aprile.
 
 3) Giacomo Filippo Lacaita, Manduria 14 ottobre 1813 Posillipo 4 gennaio 1895, patriota ed antiborbonico da Napoli si trasferì in Gran Bretagna per sfuggire alla polizia borobonica. Sposò Maria Carmichael; e visse dapprima a Edimburgo e poi a Londra dove si inserì subito negli ambienti dell'alta società, nei circoli letterari e nei salotti politici. Insegnò italiano presso il prestigioso Queens College. Tornato in Italia come segretario di Gladstone, per risolvere la controversia legata alle isole Ionie, conobbe il conte di Cavour. Nel 1860, su invito di Cavour, intervenne, in quanto intimo amico, presso il primo ministro britannico lord Russell, per evitare un coinvolgimento della Gran Bretagna contro l’avanzata dei Mille nelle Due Sicilie.
 Tornato in Italia dopo il 1860, fu eletto deputato e poi senatore del Regno d’Italia per il collegio di Bitonto.
 
 4) Leonardo Tarentini (Manduria , 10 marzo 1855 – 13 marzo 1902), sacerdote manduriano, parroco di S.Maria di Costantinopoli, valente storico locale, fu particolarmente attento all’educazione dei giovani ed all’assistenza dei ceti sociali più deboli. Durante l’epidemia di colera del 1866 si distinse per il soccorso prestato agli infermi e per tale merito fu decorato dal Governo italiano con la medaglia d’argento di benemerenza per la salute pubblica. Morì giovane all’età di quarantasette anni.
 
   5) I testi originali tratti dalla lettera di Madame de Llanasth rinvenuta dal prof. Casella, in lingua francese, sono i seguenti :«…je vous ai parlé d’un Monsieur Italien qui avait dans les mains une propriété qui avait été un monastère de Cappucini, avec l’église et que ce monsieur m’avait parlé de son désir de donner cette propriété à un Ordre de Religieux qui voudrait s’occuper de l’éducation de Garçons, afin de leur donner une école industrielle ».
«Il y a un grand jardin et tout ce qu’il faut.  ».
«Vous trouverez que c’est une propriété considérable et de valeur pour une fondation de Salesiani et pour le service de Dieu et le bien des Ames. Ne refusez pas. ».
 
   6) Nelle immagini: Cartolina degli anni ’70 dello scorso secolo, riproducente la «Erigenda chiesa in onore di S.Giovanni Bosco – Ing. Italo Perretti, Manduria”, edizioni Scuola Grafica Salesiana Redentore – Bari. Collezione privata.   Ritratti del sen. Giacomo Filippo Lacaita e del sac. Leonardo Tarentini. 








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