giovedì 25 aprile 2024

03/07/2017 10:00:42 - Manduria - Cultura

Si tratta di tre pezzi in pietra, facenti parte, presumibilmente, di un’unica lastra, nei quali sono ancora leggibili le parti dell’originaria rappresentazione sacra che riproducevano

 
   Nell’antico chiostro del convento dei frati minori cappuccini di Manduria (attualmente intitolato a S. Antonio da Padova) sono esposti tre frammenti di un bassorilievo di probabile datazione quattro-cinquecentesca. Si tratta di tre pezzi in pietra, facenti parte, presumibilmente, di un’unica lastra, nei quali sono ancora leggibili le parti dell’originaria rappresentazione sacra che riproducevano.
 L’opera scultorea con molta probabilità doveva raffigurare una scena tratta dai Vangeli dell’infanzia e, più precisamente, la Presentazione di Gesù al tempio (come descritta da Luca, II, 22-24) .
   I frammenti conservati sono nell’ordine (rispetto a chi guarda): l’angolo superiore destro della lastra originaria in cui sono visibili a destra una figura virile con barba e accanto, sulla sinistra, quella di un giovane che regge un turibolo per l’offerta dell’incenso; la parte superiore centrale del pannello con a destra una figura giovanile (probabilmente un angelo), a sinistra un uomo barbuto più giovane (si tratta forse di S. Giuseppe?) e al centro, in alto, oltrepassando la cornice che delimita la scena, una figura sacra che assiste all’evento inscritta in una raggiera di forma ellittica (forse una Teofania); infine un frammento, che per l’orientamento della figura dovrebbe appartenere alla parte sinistra dell’originario pannello, il quale riproduce una mano femminile che regge una cesta di vimini contenente due tortore o colombe, dietro la mano si vede la plissettatura verticale della veste.
 Tutti i personaggi hanno il capo circondato da aureola, mentre si evince la presenza di una cornice a foglie che delimitava, sui quattro lati, l’intero pannello scultoreo preceduta, verso l’interno, da un righino che fungeva da riquadratura alla scena.
   La mano femminile che regge la cesta con le tortore è, a mio modesto avviso, l’indizio che rivela l’oggetto della rappresentazione sacra (che, come già ho detto, dovrebbe essere la Presentazione al tempio di Gesù) alludendo chiaramente all’offerta rituale per la riammissione della puerpera nella comunità nei 40 giorni dopo il parto, a cui -come prescriveva la legge mosaica (Levit., XII, 6)- si sottopose anche la Vergine Maria.
   A prima vista, i frammenti appena descritti denotano una forte analogia con un altro, più noto pannello a bassorilievo che si trova nel Duomo o Chiesa Matrice di Manduria, sulla parete di fondo della prima navata laterale destra.
   Questo riproduce un’altra scena tratta sempre dai Vangeli dell’infanzia di Gesù: la Visitazione di Maria alla cugina S.Elisabetta, madre di S.Giovanni Battista (Luca, I, 39-56) e, a mio sommesso parere, presenta assonanze stilistiche (oltre che, indubbiamente, tematiche) con i frammenti del primo pannello, tali da far ricondurre entrambe le opere ad un unico autore e ad un identico ciclo scultoreo che, probabilmente, doveva ornare anticamente qualche edificio sacro di Manduria, poi andato distrutto o ristrutturato.
   Il pannello della Chiesa Matrice, a cui viene pure attribuita una datazione quattro-cinquecentesca, è di incerta provenienza e pare che, originariamente, fosse di proprietà del Comune di Manduria il quale lo avrebbe ceduto per ricambiare la donazione di alcuni manoscritti appartenuti all’archivio parrocchiale (gli “Status animarum” ed il “Librone magno delle famiglie mandurine”) che verso la metà dello scorso secolo furono dati alla Biblioteca civica “Marco Gatti” (1).
   Evidenti sono le analogie che si colgono nei volti dei personaggi (sono molto simili tra loro: il S.Giuseppe che si vede a sinistra nella scena della Visitazione e il personaggio maschile barbuto del frammento centrale esposto nel chiostro dei cappuccini; o ancora sono simili i volti giovanili riprodotti in entrambi i pannelli), nella foggia delle vesti, nella forma delle aureole e, infine, nelle riquadrature e nei motivi vegetali delle cornici che delimitano i pannelli.
 Anche il materiale litico impiegato (cioè la pietra) sembra essere eguale.
 A questo punto, potendosi ipotizzare una identica manifattura che, come già anticipato, sembra essere confermata dalla scelta degli episodi rappresentati (i momenti più significativi dell'infanzia di Gesù) e da analogie stilistiche, sarebbe ancora da definire la provenienza e la consistenza originarie delle opere.
 E qui, francamente, restiamo nel campo delle mere congetture.
 La collocazione dei frammenti del primo pannello, nell’antico chiostro del convento dei cappuccini, potrebbe far pensare ad un loro rinvenimento in loco.
   Secondo lo storico mandurino Sac. Leonardo Tarentini, i cappuccini, giunti a Manduria intorno al 1660, avrebbero eretto, gradualmente, il convento e la chiesa che dedicarono alla Natività di Maria. Il convento (con l’antico chiostro) sarebbe sorto sui resti di una più antica chiesetta o cappella dedicata a S.Venerio (1). Sempre nella vicinanze del convento è attestata dal Tarentini la presenza di altre chiese o cappelle distrutte quali la chiesa della Madonna della Madia (legata al fatto miracoloso verificatosi a Monopoli nel 1117), la chiesa di S.Giovanni Vecchio ed altre. I resti scultorei potrebbero provenire da un edificio di culto già esistito in quell’area (2).
   Ma non molto distante sorgeva un'altra chiesa, a quanto pare di dimensioni più importanti, dedicata a S.Giorgio. Essa, secondo Tarentini (che attinge la notizia da un manoscritto settecentesco del domenicano fra’ Domenico Saracino), sarebbe appartenuta all’Università (il Comune dell’epoca) e sarebbe stata donata ai frati domenicani che, dopo averla abbattuta, avrebbero eretto l’attuale chiesa della Madonna del Rosario.
   Infine, anche la stessa Collegiata (o Chiesa Madre) fu interessata nel XVI secolo da lavori di ampliamento e rifacimento, nel corso dei quali potrebbero essere stati rimossi altari o altre strutture da cui potrebbero provenire i due pannelli.
   Quanto al manufatto di cui i pannelli facevano parte si potrebbe pensare di tutto: ad un altare demolito, ad un antico fregio, ecc.
   Un’ipotesi molto affascinante (e, lo confesso, anche un po’ ardita) potrebbe essere quella di un pulpito o di un ambone, magari una struttura più povera (anche nella materia prima impiegata) di quelle marmoree realizzate da Nicola Pisano nel Duomo di Siena o nel Battistero di Pisa, nella quale potevano essere stati incastonati i due pannelli superstiti insieme ad altri andati perduti. Il ciclo narrativo avrebbe potuto comprendere altre scene dell’infanzia di Gesù come l’Annunciazione, la Natività, l’Adorazione dei Magi, ecc.
    Del resto, va detto che specifiche ricerche hanno attribuito un’origine pugliese allo stesso Nicola Pisano, il quale in due documenti del Maggio 1266, riguardanti la costruzione del pulpito del Duomo di Siena, viene anche denominato Nichola de Apulia (mentre in altri documenti del 1258 e del 1273 è indicato come de Pisis o Pisanus). L’artista, naturalizzato “pisano”, avrebbe avviato in Toscana una produzione di pulpiti ispirata stilisticamente a modelli già presenti nella nostra regione, per lo più di età federiciana (come quelli scomparsi delle chiese di Bisceglie e di Trani), rielaborandoli con la sua impareggiabile maestrìa.
    Proprio in Puglia, nel Duomo di Altamura, vi è poi il noto ambone in pietra con i quattro pannelli a bassorilievo che riproducono la Natività, l’Adorazione dei Magi, la Strage degli Innocenti e la Fuga in Egitto, realizzato, sembra nel 1545, in pietra calcarea di Putignano da maestranze di questa stessa città (3). 
   Chissà se studi più accurati, da condurre sui due pannelli di Manduria, riusciranno a rivelarci qualcosa di più.
   
Giuseppe Pio Capogrosso
 
 
Note  
1) La notizia è anche riportata nella Guida di Manduria dell’Archoclub – Sez. di Manduria ed.1994 e nella guida Chiesa Madre – SS.Trinità ed.1999 M.A.S.C.I. Manduria
2) Tarentini sac. Leonardo, Manduria sacra, ed. B.D’Errico, Manduria, 1899.
3) Le foto riproducono, nell’ordine i tre frammenti del Convento di S.Antonio, il pannello della Chiesa Madre, e l’ambone del Duomo di Altamura.








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