giovedì 25 aprile 2024

08/03/2018 06:35:09 - Salento - Attualità

Ma ora bisognerà verificare la quantità di pioggia che cadrà nelle prossime settimane

 

La pioggia degli ultimi 20 giorni ha riportato gli invasi lucani quasi ai livelli di 12 mesi fa. L’emergenza idrica non è finita, ma la situazione sta lentamente tornando alla normalità. Per ora, tuttavia, Aqp non ripristinerà l’erogazione ordinaria, anche se rispetto all’inizio della crisi i volumi di acqua immessi in rete sono aumentati. E ora le prospettive appaiono più tranquillizzanti.

A ieri, infatti, l’Acquedotto prelevava da invasi, sorgenti e pozzi circa 16.100 litri al secondo, pari al 95% della media mensile dello scorso decennio. Quel 5% è la quota di sicurezza risparmiata per tenere conto della minor disponibilità idrica ma - spiegano da Aqp - i disagi avvertiti dagli utenti sono molto diminuiti rispetto ai mesi scorsi (si era infatti scesi anche fino a 15.500 litri al secondo). Questo perché la diga di Monte Cotugno, il più grande invaso in terra battuta d’Europa, negli ultimi giorni è cresciuto alla media di 5 millimetri al giorno arrivando ieri a 164 milioni di metri cubi, meno dei 199 di un anno fa ma decisamente meglio rispetto agli appena 50 milioni di metri cubi del 6 novembre scorso, quando le prospettive per la stagione estiva apparivano molto complicati. Il Pertusillo, la seconda diga per importanza, è salita a 100 milioni di metri cubi, lo stesso livello dello scorso anno (erano 99) e tre volte la disponibilità di novembre.

In questo contesto va anche considerato l’apporto che arriva da Conza della Campania, dove ci sono 45 milioni di metri cubi d’acqua da cui Aqp (grazie al nuovo potabilizzatore) ricava 850 litri al secondo da immettere in rete: lo scorso anno l’impianto non era ancora stato attivato. Allo stesso modo, le piogge cadute sul Salento hanno riattivato anche i pozzi artesiani che stanno fornendo 2.700 litri al secondo, in linea con l’apporto storico. Se non si torna all’apporto normale è insomma per preservare la riserva di Monte Cotugno (da cui viene prelevato il 20% in meno rispetto al solito) e in misura minore quella del Fortore, dove la riserva è ancora al 75% rispetto alla media storica.









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