venerdì 19 aprile 2024

10/03/2008 16:55:57 - Manduria - Cultura

A marzo questa chiesetta torna ad essere frequentata dai manduriani per lo svolgimento dell’antica pratica devozionale denominata “lu mesi ti Cristu

 

    Nella chiesa del Crocifisso dell’Annunziata - che, nel corrente mese di marzo, torna ad essere frequentata dai manduriani per lo svolgimento dell’antica pratica devozionale denominata “lu mesi ti Cristu”- è custodita un’antica immagine affrescata di chiara ispirazione orientale (1).

    Si tratta di una pittura murale (vero affresco o intonaco dipinto?), rinvenuta alcuni anni addietro, che riproduce un tipo iconografico mariano molto ricorrente nell’arte bizantina.

    E’ la  Madonna con Bambino, raffigurata sul muro laterale a sinistra dell’ingresso, che nella sua impostazione segue abbastanza fedelmente, sia pure con qualche leggera variante, il modello iconografico della Odigitria Aristocratousa.

    Quest’ultima, per la Chiesa Orientale, è un tipo iconografico preciso e,  potremmo aggiugere, quasi codificato che presenta la Vergine in posizione frontale, mentre fissa con gli occhi l’osservatore. Ella, con la mano destra, indica il Bambino che sostiene con il braccio sinistro (da qui l’aggettivo Aristocratousa che si riferisce, appunto, all’atto di sorreggere il Figlio con il braccio sinistro) .

    Il soggetto può essere raffigurato a mezzo busto (come nel nostro caso) o a figura intera,  veste normalmente una tunica e il velo o “maphorion”, al disotto del quale non si scorgono i capelli che sono coperti da una specie di cuffia (mitella), indossata sotto il velo.

    Il Figlio è seduto sul braccio sinistro della Madre, sempre in posizione frontale, leggermente girato verso di lei, e con la piccola mano destra alzata benedice alla greca, mentre con la sinistra regge un rotolo di pergamena, segno della sapienza.

    Una variazione sul tema, per questa iconografia mariana, è costituita dalla meno frequente Odigitria Dexiocratousa, nella quale fermo restando tutto il resto cambia soltanto il braccio con cui la Madonna sorregge il Bambino, che -in questo caso- è il destro.

    Il modello dell’Odigitria é tra le icone mariane più celebri, la cui versione originale (distrutta dai Turchi nel 1453, con la presa di Costantinopoli) era attribuita dalla Chiesa Orientale addirittura a San Luca, il quale, secondo la tradizione, sarebbe stato pittore dilettante e primo ritrattista dal vero della Vergine.

   Il nome dell’icona deriva dal greco οδηγός (odegós) traducibile in “Condottiera, Guida” o anche  “Colei che indica la via”, ossia la strada della salvezza da identificarsi con il Bambino Gesù, che Maria addita con la mano destra.

   Dell’icona originale - che, come già ho anticipato, fu distrutta dai Turchi - furono eseguite numerose copie, più o meno fedeli, realizzate in tempi diversi ed oggetto di venerazione in molte chiese e santuari sia in Oriente che in Occidente.

    Infatti anche la Chiesa Latina venera la Vergine dell’Odigitria, ed esemplari dell’icona sono custoditi in varie località, mentre il modello ha ispirato vari artisti italiani che, fino agli inizi del Rinascimento, lo hanno usato come prototipo a cui, più o meno liberamente, rifarsi.

   Tornando all’immagine pittorica della chiesa manduriana risulta evidente che trattasi di un modello di chiara ispirazione bizantina o “bizantineggiante”. A provarlo è la stessa impostazione che segue ampiamente, nella posa dei due personaggi, il tipo mariano dell’Odigitria Aristocratousa: la mano destra della Vergine che indica il Bambino, l’orientamento dei volti verso l’osservatore, la forma dell’orlo interno del velo o  “maphorion”, listato di arancio-oro, che copre il capo di Maria, ecc. ecc.

   Vi sono però anche delle sensibili varianti, tra cui, principalmente, la mano benedicente del Bambino che è raffigurata nell’atto di benedire alla latina (anziché alla greca); l’assenza nella mano sinistra (sempre del Bambino) del rotolo delle Scritture, sostituito con il globo imperiale (o crucigero) segno di regalità; il colore degli abiti, soprattutto del velo della Madonna, che abbandona il consueto colore rosso (tipico dell’iconografia orientale) per assumere quello celeste più vicino alla tradizione occidentale.

   Tutto ciò potrebbe trovare un’agevole spiegazione nel fatto che si è in presenza di una sorta di “palinsesto” pittorico, ossia di un’immagine più volte ridipinta e rimaneggiata (forse anche in tempi a noi vicini). Nel corso di queste supposte modifiche, verosimilmente saranno stati eseguiti adattamenti dell’immagine ai canoni dell’iconografia mariana occidentale, ma nel complesso restano sempre inalterate le fattezze, le pose e l’atteggiamento dei due personaggi che non variano rispetto al modello orientale della Madonna Odigitria Aristocratousa.

   Il chè, ancora una volta, conferma l’esattezza di quanto riferito da cronisti locali come il domenicano padre Domenico Saracino o Gregorio Schiavoni (entrambi vissuti nel XVIII secolo): quest’ultimo autore, infatti, scrive “la Chiesa della Vergine Annunziata…di greca fabbrica e di greco pennello rimonta ai tempi di Manduria cristiana…”, con ciò attestando l’antichità e l’origine bizantina del luogo di culto .

 

Giuseppe Pio Capogrosso

 

 

 

1) L’antica tradizione e pratica devozionale è stata riproposta con entusiasmo dal titolare pro tempore della Parrocchia della Madonna del SS. Rosario di Manduria, don Cosimo Massa, da cui la Chiesa del Crocifisso dell’Annunziata dipende per il culto. La pratica, di origine molto antica, consiste nella visita quotidiana alla chiesa durante il mese di Marzo, con la recita, dinanzi all’antico Crocifisso, di una speciale coroncina nel corso della quale viene ripetuta la seguente invocazione in dialetto:

“Piaca ti Ddiu Ti l’aggia fatta iu,

e pi lu mia peccatu si spalancou lu Tuo custatu,

e la testa Tua sacrata,

fuèu ti spini ‘ncurunata.

Gesù miu Redentori

muristi an croci pi lu miu amori!”.

2) Nelle immagini: L’icona dela Madonna con Bambino della Chiesa del Crocifisso dell’Annunziata di Manduria; Nikolla, Madonna Odigitria Aristocratousa, XVI secolo, Korça, Albania, Museo Nazionale di Arte Medievale; Maestro dell’altare degli agostiniani, San Luca che ritrae la Vergine, Norimberga, Germanischen Nationalmuseum.









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