venerdì 29 marzo 2024

16/07/2018 06:27:33 - Avetrana - Attualità

Il sindaco di Avetrana difende la proposta della propria comunità finalizzata a spostare nell’entroterra il depuratore

 

«La localizzazione del depuratore in contrada “Serpente” non prevedeva lo scarico delle acque reflue depurate nel cosiddetto “Canali ti lu rizzu”. Se la preoccupazione è quella di salvaguardare le sorgenti del Chidro, allora bisogna prendere atto che la soluzione scelta dal progetto (zona Urmo) si trova invece a poche centinaia di metri dal quel fiume».

Nel dibattito a distanza sul depuratore interviene anche il sindaco di Avetrana, Antonio Minò, il quale difende la proposta di delocalizzare l’impianto in contrada “Serpente”.

«Nella proposta fatta pervenire alla Regione Puglia, sulla base della quale fu redatto il verbale del 7 aprile 2017, è prevista la realizzazione di un impianto di depurazione posto ad oltre 5 km dal mare e un sistema di condotte per l’invio delle acque depurate e affinate, ai fini del riuso in agricoltura, alla vasche del consorzio di bonifica dell’Arneo, poste rispettivamente ad ovest del “Monte dei Diavoli” e a sud del bosco “Rosamarina”, mentre nel “Canale ti lu Rizzu”, ad oltre 4 km dal mare, è previsto soltanto lo scarico emergenziale del quale, peraltro, se ne può anche fare a meno» chiarisce Minò. «Per quanto riguarda la natura dei suoli ove sono previsti i rispettivi scarichi, chiunque può verificare e dare atto che lo scarico previsto in contrada “Urmo” avverrà a meno di seicento metri dalle prime sorgenti del Chidro, su un suolo calcareo posto a soli 23 metri sul livello del mare, sotto cui, alla profondità di soli quattro/cinque metri, scorre la falda freatica e poco più in profondità quella artesiana. Inoltre, buffer e scarico non osservano le distanze previste dalle norme, poiché si trovano a soli 1700 metri dal mare e non rispettano la distanza minima di 2,5 km prevista dal D. Lgs. 152/2006 prescritta per portate pari o inferiori a cinquemila metri cubi al giorno, e sono previsti a meno di 300 metri dal confine con il territorio di Avetrana, dalle residenze di Urmo e da quelle a nord della zona “Chidro” e, dunque, violano i principi per l’ubicazione di impianti insalubri (D.M. 05/09/1994) da porre, secondo i non impugnati criteri generali di precauzione, ad almeno 500 metri dalle aree residenziali.

L’impianto in contrada Urmo non potrà neppure ricevere le acque reflue della costa poiché in tal caso la portata raggiungerebbe e supererebbe, sia pur di poco i diecimila metri cubi/giorno. La delocalizzazione dello stesso sistema di impianto in contrada “Serpente”, salvaguarderebbe le case e l’economia turistica della costa comportando l’allontanamento del depuratore e dei relativi buffer ad una distanza maggiore di 5 km».









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