venerdì 19 aprile 2024

22/01/2010 05:45:25 - Sava - Attualità

«Non mi sento miracolata: l’8 febbraio ritornerò ad Haiti per aiutare le consorelle ed i poveri»

 
E’ ritornata da Haiti, dove era missionaria, il 23 novembre. Ora vive a Trani, con il fratello, mons. Giovanni Battista Pichierri, arcivescovo di Trani, Barletta e Bisceglie.
E’ suor Matilde Pichierri, vincenziana, nativa, come d’altronde il fratello, di Sava,
«Mi rimprovero di essere ritornata da Haiti» ha avuto modo di affermare suor Matilde. «Non mi sento miracolata. come si potrebbe pensare. Il mio rientro in Italia prima del terremoto è un segnale di Dio, che qualche cosa vuol dirmi. Cosa che non riesco ad afferrare. Forse vuol dirmi che in quel Paese c’è bisogno di me ed allora ho deciso di tornare tra i miei poveri di Haiti e dalle mie consorelle, pronta a pregare e a scavare con le mani: ho il volo di rientro per l’8 febbraio».
Suor Matilde è ad Haiti da sei anni.
«Ogni tre anni ci spetta il congedo» racconta suor Matilde. Ho deciso di chiederlo ed eccomi in Italia. Fortunatamente mi tengo in contatto via mail con la nostra casa Provinciale di Haiti, che non é stata del tutto devastata. Dalle notizie che ho, ad Haiti c’è stata una vera e propria carneficina, che avrà conseguenze catastrofiche».
Davanti ad eventi del genere la prima domanda é: ma Dio dove stava?
«Dio non permette mai il male, essendo bontà infinita per eccellenza» è la risposta di suor Matilde. «Ma esiste un saggio proverbio: aiutati, che Dio ti aiuta. Bisognerebbe, nei limiti del possibile, prevenire queste sciagure. La prova che Dio esiste é il fatto che Haiti, squassata da vari eventi tragici, ha sempre saputo rialzarsi. Penso che la stessa cosa avverrà ora. Abbiamo bisogno di preghiere, ma anche di carità attiva, di gente disposta a scavare con le mani».
Come é potuto avvenire una catastrofe tanto drammatica?
«Bisogna conoscere la realtà di quel posto. Alcune parti, specie quelle centrali, sono fatte di case molto fatiscenti, una vicina all’altra, e alla caduta dell’una, é seguita quella dell’altra, con un tragico e devastante effetto domino. Credo che nelle campagne, dove le abitazioni sono maggiormente distanziate, i lutti siano di meno».
Davanti alla catastrofe di Haiti invoca la solidarietà.
«Ma a condizione che sia disinteressata. Chi realmente vuole aiutare Haiti, non deve pensare a secondi fini. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date».
Poi suor Matilde parla della sua vocazione.
«Avevo ventiquattro anni e sono stata attratta da Dio e dalla sua bontà. Ma, lo ripeto, non mi sento superiore a nessuno e, in umiltà, voglio servire tutti. Oggi, incredibilmente, fare la monaca sembra quasi più facile che gestire una famiglia. Sono vicina alla madri di famiglia, spesso alle prese con bambini e situazioni economiche difficili. Davanti a loro quasi mi sento indegna. Certo, oggi abbiamo bisogno di Dio e di fede. Ma parlare al povero di fede, al disperato che non ha il pane, riesce difficile. Discutere col povero che non ha l’elementare per campare di Dio o di teologia non é cosa semplice».








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