venerdì 26 aprile 2024

01/08/2010 09:05:17 - Manduria - Speciale

Il figlio di Mauro, Gianmauro, vestirà la divisa il figlio del maresciallo morto a Herat

 
 
Lutto cittadino proclamato a Manduria per la morte del Primo Maresciallo Mauro Gigli, una delle due vittime dell’ennesimo attentato contro le truppe Italiane in Afghanistan. Il militare, deceduto in seguito all’esplosione di un ordigno, era infatti sposato con una cittadina manduriana,Vita Biasco. A prendere questa decisione è stata l’Amministrazione Comunale di Manduria, che, anche a nome dell’intera città, ha inteso “esprimere la propria vicinanza alla concittadina Vita Biasco, moglie del Primo Maresciallo Mauro Gigli, vittima di un vile attentato nel corso di una missione di Pace in Afghanistan”.
L’annuncio del decreto del lutto cittadino è anche riportato su manifesti affissi in tutta la città in segno di cordoglio.
Mauro, di origini sarde, e Vita erano sposati da più di venti anni. Avevano scelto di vivere in provincia di Torino (nei pressi di Villar Perosa), nella zona, ovvero, della caserma in cui era aggregato il Primo Maresciallo Gigli. Ma almeno una volta ogni anno, quasi sempre nella stagione estiva, Vita, Mauro e i due figli scendevano in Puglia: sia per trascorrere le ferie nella marina di Manduria, sia per riabbracciare i genitori e la sorella di Vita (il fratello di Vita, invece, è anche lui militare dell’Esercito e vive da tantissimi anni in Piemonte).
In tanti, a San Pietro in Bevagna (a qualche centinaia di metri dall’hotel dei Bizantini) conoscevano e apprezzavano le qualità umane di Mauro, ed avevano avuto modo di conoscere i due figli della coppia: Gianmauro, 19 anni, e il piccolo Marco, 7 anni, che ha commosso ieri gli italiani quando è stato ripreso, in braccio al fratello maggiore, vicino alla bara del padre.
La ferale notizia è arrivata a casa dei suoceri alle 18 del giorno dell’evento luttuoso. In poche ore, quindi, la famiglia Biasco è partita alla volta di Roma, per partecipare ai funerali di Mauro e per stringersi nel dolore straziante di Vita e dei suoi figli.
E proprio ieri si sono svolti anche i funerali privati del primo maresciallo Mauro Gigli.
I primi ad arrivare in borgata Droglia, alle 7 del mattino, sono stati gli alpini della Taurinense. Hanno fatto un cordone invalicabile per sostenere e proteggere la famiglia di Mauro Gigli, l’artificiere del 32° Reggimento genio guastatori di Torino, morto mercoledì a pochi chilometri da Herat, vittima di un attentato nel quale ha perso la vita anche il caporal maggiore capo Pierdavide De Cillis in forza al 21° Reggimento genio di stanza a Caserta.
Villar, intanto, si inchina al dolore della famiglia. Dal balcone del municipio sventola a mezz’asta la bandiera italiana. E c’è un silenzio irreale nella piccola borgata dove abita la famiglia. Gian Mauro, il figlio diciannovenne, esce di casa a metà mattinata, sale sulla sua Minicooper rossa e se ne va. Con delicatezza ha consegnato ai militari la sciabola del papà. L’ha quasi accarezzata prima di affidarla ad altre mani che la porteranno sulla bara del genitore. Ora è lui l’uomo di casa: suo fratellino ha solo sette anni e forse ancora non ha interiorizzato la brutta realtà: il papà non lo vedrà più.
Ha gli occhi gonfi di lacrime questo ragazzo, al quale, ieri pomeriggio, il colonnello Rosario Rudy Bonanno, comandante del 32° Rgt, ha confermato che la sua domanda di volontario in ferma prefissata è stata accolta. Anche lui farà il soldato. Seguendo, quasi, una tradizione di famiglia.
E sempre Gian Mauro, ieri mattina, ha accompagnato la mamma prima in Comune a trovare un loculo nel piccolo cimitero di Villar Perosa, poi da don Franco Gallea, il parroco. Con lui ha scelto la chiesa per le esequie, quelle celebrate in forma privata dopo i funerali di Stato. La cerimonia si è svolta nella chiesa parrocchiale di Sant’Aniceto.
Era arrivato a Villar nel 2006, Mauro Gigli, ma in paese lo conoscevano pochi.
«Una persona molto riservata» dice Luciana Tessore, la titolare dell’edicola che si affaccia sulla piazza del Municipio. Aggiunge: «Non ci raccontava mai delle sue missioni, ma quando è partito per l’Afghanistan gli abbiamo fatto gli auguri».
Quando non era in missione se ne stava quassù con la famiglia: la casa da finire di sistemare, i figli da seguire, aiutare e sostenere. E nel tempo libero si dava un gran daffare con i suoi colleghi per cercare aiuti umanitari da inviare in Afghanistan.
Il parroco del paese chiede rispetto e preghiere. Su, in borgata Broglia, si affronta un’altra giornata di strazio. Vita Biasco, la vedova, sembra reagire con coraggio a tutto ciò che le sta accadendo. Ma, quando arriva l’auto dell’esercito che l’accompagnerà ad accogliere la salma del marito, cede al dolore. Si volta di scatto, abbraccia il figlio e scoppia in un lungo, inconsolabile singhiozzo.
 
Alla famiglia le condoglianze anche della nostra redazione.








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