mercoledì 24 aprile 2024

25/02/2015 18:31:56 - Manduria - Attualità

Con il trasferimento della sede dell’associazione “Don Luigi Neglia” nella suggestiva chiesetta dello Spirito Santo, realizzata nella prima metà del 1700, la città di Manduria si “riappropria” di un altro contenitore importante, luogo di cultura e di storia

 
«Un mio sogno va realizzandosi: il recupero della bellissima chiesa dello Spirito Santo».
Con il trasferimento della sede dell’associazione “Don Luigi Neglia” nella suggestiva chiesetta dello Spirito Santo, realizzata nella prima metà del 1700, la città di Manduria si “riappropria” di un altro contenitore importante, luogo di cultura e di storia.
«E’ pronto un progetto di restauro della chiesa, in attesa del finanziamento, che mira a renderla pienamente fruibile» ha ricordo mons. Franco Dinoi, arciprete di Manduria. «In questa chiesa si vivono ancora momenti di spiritualità, come la benedizione delle Palme. Spesso, sinora, è rimasta chiusa e, pertanto, in pochi possono godere della sua bellezza.
E’ pertanto motivo di grande gioia la presenza dell’associazione “Don Luigi Neglia” in questa chiesa, che è stata vicina alla realtà in cui l’indimenticato don Luigi ha operato».
La chiesetta dello Spirito Santo fu voluta da una nobildonna manduriana: Maria Giulia Troiani, nata nell’allora Casalnuovo il 23 gennaio 1669 da Francesco Antonio e da Caterina Giustiniani.
«Suo padre morì quando aveva 6 mesi, perciò rimase sotto la guida della madre e di suo zio, il sacerdote don Angelo Felice Giustiniani» ha ricordato Antonio Dimitri, presidente dell’associazione “Don Luigi Neglia”. «Si sposò il primo gennaio del 1688 col castellano di Casalnuovo, don Tommaso Corcioli dei Marchesi di Trepuzzi e dal suo matrimonio nacque un’unica figlia, Camilla Maria Antonia, che però morì perché la madre non poté allattarla. Ben presto rimase vedova (1714)
La vita giovanile della Troiani fu segnata da una serie di lutti, che acuirono la sua sensibilità e che furono determinanti nella sua nuova scelta di vita.
Perciò si dedicò per circa trent’anni alla fondazione e all’avviamento del monastero da lei voluto: dal 1710 sino all’anno della sua morte, avvenuta il 25 maggio del 1741. Prima di morire volle assegnare alla nuova istituzione monastica anche gli altri beni che le erano rimasti.
Nel 1725, grazie all’impegno dell’architetto Mauro Manieri, il monastero fu completato e iniziò la vestizione delle religiose».
La chiesa custodisce ancora sei statue del Manieri: l’Immacolata, l’Arcangelo Michele, l’Arcangelo Gabriele, San Giuseppe, l’Arcangelo Raffaele e l’Angelo Custode, oltre a cinque tele del pittore manduriano Diego Bianchi: la Pentecoste, San Pellegrino Leziosi, San Filippo Benizzi e San Giuliana Falconieri, la Vergine Addolorata che consegna lo scapolare ai sette Santi fondatori e la Vergine Addolorata ai piedi della croce.
L’altare maggiore, che ricorda quello della chiesa Madre, è in marmo policromo di fattura napoletana.

 

 

 

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