venerdì 13 dicembre 2024


19/02/2017 20:12:21 - Manduria - Attualità

Il caso, che ha scosso la città, dovrebbe indurre ad una profonda riflessione

Il caso ha scosso la città: la mamma di una ragazza ha aggredito e malmenato una docente della scuola media “Fermi”.
Non conosciamo nei dettagli l’episodio, se non per i tanti commenti che circolano, da ieri sera, in città, così come non conosciamo l’alunna e la mamma. Conosciamo bene, però, la docente, amata da diverse generazioni di ragazzi innanzitutto per la sua competenza e, poi, anche per il carattere dolce e affabile con i propri allievi (non ne indichiamo il nome per rispettarne la privacy). Non sappiamo quale sia stata la scintilla che ha provocato la furia della mamma: l’accertamento della dinamica e delle responsabilità spetta alle forze dell’ordine e, in seconda battuta (considerato che vi saranno degli strascichi giudiziari) al giudice.
L’episodio, chiaramente da stigmatizzare, è però utile per una riflessione sul radicale cambiamento dell’atteggiamento dei genitori nei confronti della scuola. Non solo all’interno delle scuole superiori, ma, spesso, addirittura a partire dalla scuola materna (o dell’infanzia, che dir si voglia).
Negli ultimi anni, accanto a tantissimi esempi di collaborazione positiva fra genitori e scuola, si registrano anche comportamenti meritevoli di censura, che, sicuramente, non consentono la creazione di un rapporto sereno e proficuo fra le due parti.
Pur tenendo conto delle tante difficoltà che la scuola italiana si trova a vivere, soprattutto a causa dei riflessi delle ultime riforme (sempre meno risorse disponibili e sempre più confusione nell’assegnazione dei docenti e nel funzionamento di questa importante agenzia educativa), crediamo che i genitori dovrebbero maturare la consapevolezza di come sia necessario, in particolare per il bene dei ragazzi, un clima sereno e di collaborazione reciproca.
In tanti casi, invece, si hanno di fronte genitori che si distinguono per atteggiamenti di iperprotezione dei propri figli: difesa a oltranza, a volte senza neppure ascoltare l’altra campana. Si diventa, in un certo senso, degli “avvocati difensori”, anche quando i propri figli pongono in essere comportamenti che non hanno nulla di difendibile. A priori, si tende ad escludere ogni responsabilità dei figli, addossando ogni colpa, invece, solo ad esclusivamente ai docenti e, più in generale, alla scuola.
In tal modo, si crea un doppio danno: si inaspriscono i rapporti fra le parti e, nel contempo, si diseducano gli studenti, che, avendo sempre e comunque i genitori dalla propria parte, diventano più spavaldi e più portati a non rispettare le regole in classe.
Non mancano, poi, i genitori che pretendono di giudicare l’operato didattico dei docenti, che di solito finiscono per essere sempre i colpevoli del profitto non buono dei propri figli.
Sono casi che si verificano sempre più spesso, anche se, naturalmente, non vogliamo fare di tutta l’erba un fascio, ma vogliamo rimarcare un concetto che riteniamo essenziale: i docenti devono essere rispettati per il proprio ruolo e i genitori devono essere gli educatori dei propri figli al di fuori della scuola.
Poi c’è anche il rovescio della medaglia. Ci riferiamo a quei genitori che delegano ogni compito di guida dei propri figli ai docenti, disinteressandosi della loro condotta e dei loro risultati a livello scolastico. Questo tipo di genitori ricompaiono quando emergono situazioni di criticità: in questi casi, sembrano cadere dalle nuvole.
La scuola, oggi, è purtroppo anche questa. Accanto a genitori che dedicano gran parte del proprio tempo libero con e per la scuola, ve ne sono altri prevenuti, che sembrano porre la scuola come una propria controparte, da combattere in ogni modo.
Ritornando all’episodio che si è verificato ieri, non possiamo che solidarizzare con la docente, raggiunta da calci in ogni parte del corpo (testa e viso compresi). Chi ricorre alla violenza per far valere la propria ragione o per vendicare un presunto torto ricevuto (ribadiamo: saremmo curiosi di poter comprendere cosa abbia generato tanta furia), non può mai ricevere alcun tipo di comprensione.
Proprio in quest’ottica, apprezziamo i tanti gesti di solidarietà che la docente in questione ha ricevuto, ieri e oggi, da tanti colleghi di scuole di ogni ordine e grado, non solo di Manduria. Solidarietà alla quale ci uniamo anche noi di Manduria Oggi.
Che sia questo un episodio che possa indurre tutti ad una sana riflessione, per iniziare a riconsiderare una scuola diversa, non più ring, ma luogo di crescita e di condivisione di valori.










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