«Perché questo gesto estremo? Le abbiamo tentate tutte: cinque anni per far capire che il Salento non può più permettersi opere così impattanti. Accanto a queste motivazioni, ce ne sono altre, di carattere quasi personale: sono i miei pazienti che non ci sono più»
All’indomani della manifestazione agonistico-sportiva
nazionale 'Gallipoli Run’ dove, sostenuto da numerosi sindaci del Salento, aveva ribadito la volontà di andare avanti nello sciopero della fame e della sete per dissenso nei confronti dell’approdo del gasdotto Tap sulla costa di Melendugno, questa mattina il responsabile Scientifico Lilt Lecce, l’oncologo Giuseppe Serravezza, è stato ricoverato nell’ospedale di Casarano per l'aggravarsi delle condizioni di salute.
nazionale 'Gallipoli Run’ dove, sostenuto da numerosi sindaci del Salento, aveva ribadito la volontà di andare avanti nello sciopero della fame e della sete per dissenso nei confronti dell’approdo del gasdotto Tap sulla costa di Melendugno, questa mattina il responsabile Scientifico Lilt Lecce, l’oncologo Giuseppe Serravezza, è stato ricoverato nell’ospedale di Casarano per l'aggravarsi delle condizioni di salute. Serravezza viene idratato con flebo nel reparto di Cardiologia del nosocomio salentino.
Nonostante il ricovero, l'oncologo è deciso a non interrompere il digiuno che si protrae da sei giorni. Il gesto di protesta è indirizzato a chi ancora può rivedere il progetto Tap, quindi il Governo centrale, affinché ascolti le ragioni del dissenso locale e si avvii un confronto.
Dal palco della «Gallipoli Run - Corri per la ricerca», manifestazione podistica nazionale organizzata da Lilt Lecce a sostegno del Centro Ilma che ha registrato 1255 partecipanti, l’oncologo Giuseppe Serravezza, visibilmente provato e affaticato dai cinque giorni di sciopero della fame e della sete, attuato per protesta contro il progetto che prevede l’approdo a San Foca di Melendugno del gasdotto Tap, circondato da una nutrita delegazione di sindaci del Salento, aveva assicurato che sarebbe andato avanti nella sua protesta. Oggi il ricovero.
«Ieri - aveva detto l'oncologo - è il quinto giorno di sciopero della fame e della sete, ma vado avanti: dobbiamo riaprire il dialogo con il Governo per fermare l’avanzamento del progetto Tap. Perché questo gesto estremo? Le abbiamo tentate tutte: cinque anni per far capire che il Salento non può più permettersi opere così impattanti. Accanto a queste motivazioni, ce ne sono altre, di carattere quasi personale: sono i miei pazienti che non ci sono più, i tanti che andandosene mi hanno chiesto di fare qualcosa per evitare ai loro figli la stessa sofferenza».
L’oncologo ha quindi concluso con un appello: «Chiedo ai professionisti di questo territorio, a chi come me ricopre un ruolo sociale, di spendersi un pò di più e concretamente. Non possiamo lasciare in mano a loro il nostro futuro. Quel che accadrà non dipende da loro, dipende da noi». L’oncologo dopo il suo intervento era stato sottoposto ad alcuni accertamenti clinici a Casarano (Lecce) ed era poi tornato a casa. Stamattina il ricovero per l'aggravarsi delle sue condizioni.

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