sabato 27 aprile 2024

19/03/2020 12:41:37 - Salento - Attualità

«Colpa della famiglia» dicono a Oxford

Qualche giorno fa i dirigenti dell’Organizzazione mondiale della Sanità hanno dato qualche consiglio per le persone in quarantena: non informatevi troppo, hanno detto, inutile stare tutto il giorno a pensare al coronavirus, cercando aggiornamenti sui social, fatelo solo un paio di volte al giorno e da fonti affidabili. Pensate anche ad altro. Facile a dirsi. Facile a dirsi se non stai in Italia. Se non vivi in un paese paralizzato eppure fiero, che ogni giorno registra il record mondiale di vittime, di contagi, di casi gravi. Saremo pure un modello, il modello italiano, ma finora l’epidemia ha colpito qui più duramente che in qualunque altro posto del mondo: lasciate stare la Corea del Sud (che è ferma a 84 morti, quasi 2900 meno di noi). Prendete la Cina, dove tutto è iniziato: li ha colpito 56 abitanti su un milione, da noi dieci volte tanto. Perché? Un giorno lo capiremo ma intanto si avanzano tante ipotesi. Una viene dallo studio appena pubblicato da un team di ricercatori di Oxford: numeri alla mano, emergono due fattori che avrebbero reso il coronavirus così letale da noi. Il primo è noto, è la demografia: da noi una persona su quattro ha più di 65 anni, in Cina la metà. Il secondo è sorprendente: dicono, i ricercatori, che potrebbe aver influito il nostro senso della famiglia, il fatto che i ragazzi vivono con i genitori fino a tardi, e che i nonni di solito sono nei paraggi; e che ci tocchiamo, ci abbracciamo, ci baciamo sulle guance per salutarci. Siamo affettuosi con le persone che amiamo. La vera storia del coronavirus sarà scritta solo alla fine, ma una cosa si può già dire: se anche fosse vero che il nostro modo di volerci bene ha influito sulla diffusione, sarà il nostro cuore che ci farà venire fuori dal tunnel.









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