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27/10/2020 11:11:53 - Salento - Attualità

La Commissione Tributaria annulla avviso d’accertamento notificato a imprenditore oggetto di una truffa che potrebbe fare altre vittime

Truffa delle fatture. La Commissione Tributaria Provinciale di Lecce per la prima volta a livello nazionale ha annullato un avviso di accertamento per false fatture disconosciute dal titolare di azienda perché emesse ed utilizzate da ignoti criminali per detrarre illecitamente dei costi.

È la singolare vicenda che ha visto protagonista un piccolo imprenditore al quale lo Stato ha chiesto il pagamento di 30mila euro di imposte non versate su 5 fatture emesse, stando all’apparenza, dalla sua azienda. I successivi accertamenti, però, hanno dimostrato che le fatture erano false ed erano state emesse ad arte da altri, per ora ignoti.

Tutto inizia nel 2019, quando l’Agenzia delle Entrate notifica 5 avvisi di accertamento per il pagamenti Irpef, Iva e Irap su cinque fatture emesse nel 2014 verso altrettanti presunti clienti. Quando l’imprenditore ha ricevuto l’avviso di accertamento, è caduto dalle nuvole. Lui, quelle fatture, non le aveva mai emesse.

La vittima ha subito contestato gli avvisi di accertamento. E ha anche dovuto difendersi dall’azione penale che ne è scaturita, perchè fino a prova contraria, per il fisco, lui era un evasore fiscale. Dalle indagini è emerso che, effettivamente, le fatture che le aziende clienti avevano portato a detrazione non erano mai state emesse dal malcapitato.

E quindi, legittimamente non erano mai state contabilizzate e dichiarate dall’imprenditore. I documenti riportavano una grafia e un indirizzo differenti rispetto a quelli della vittima. Gli investigatori hanno scoperto che i titolari delle cinque aziende avevano avuto a che fare con persone diverse dall’imprenditore e non identificabili (motivo per cui il procedimento penale è stato poi archiviato). Gli autori del reato si erano presentati negli esercizi commerciali, proponendo merce dal costo vantaggioso, senza la sciare recapiti o altre indicazioni per successive ordinazioni. Dal confronto tra i formulari per l’emissione delle fatture false e quelli utilizzati dall’imprenditore truffato, sono emersi elementi discordanti. Tra questi il logo, che sui documenti falsi era stampato con un timbro, mentre i formulari dell’imprenditore erano stati stampati in tipografia.









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