giovedì 07 novembre 2024


19/11/2023 09:02:15 - Provincia di Taranto - Politica

«Melucci rinnega chi gli ha permesso di realizzare il passaggio da socio di un consorzio di operatori del porto a sindaco e presidente della Provincia. Al contempo si innamora e si lascia trasportare da chi due anni fa lo ha mandato a casa»

Riceviamo, e pubblichiamo, un intervento del consigliere comunale Gianni Liviano avente per oggetto gli ultimi sviluppi politici nell’Amministrazione di Taranto.

«E’ difficile comprendere cosa ci sia di razionale nell’azione del sindaco Melucci. Certo nulla che abbia a che fare con la politica seria.

La politica, quella seria, prevede che chi la fa abbia due caratteristiche: la prima è l’orizzonte di valori di partenza e la seconda è il desiderio di essere a servizio del bene della comunità che si governa.

Sia chiaro, in politica non esiste la verità, esistono le opinioni e ogni opinione è assolutamente legittima (se maturata all’interno di scenari di rispetto per gli altri). Ma, a prescindere da quali siano le opinioni, chi fa politica deve avere  valori di partenza e prospettive da realizzare, perchè diversamente c’è un’assoluta assenza di bussola e i protagonisti politici diventano autoreferenziali.

Il nostro protagonista, Rinaldo Melucci, è un ottimo interprete della politica che recita a soggetto senza bussola e senza spartito, avendo un solo obbiettivo: se stesso.

Non sarebbe il solo: moltissimi protagonisti della politica (generalmente quelli più premiati dalle comunità) hanno in mente un solo obiettivo: se stessi e le proprie ambizioni (qualche volta in verità facendo confusione tra ambizioni politiche e interessi personali).

Ma anche volendo perseguire quest’obbiettivo, e cioè l’autoreferenzialità, l’atteggiamento di Melucci appare comunque del tutto irrazionale.

Infatti una persona senza alcuna storia pregressa di impegno sociale, culturale o politico, che occasionalmente e senza alcun merito personale, si trova a ricoprire il ruolo di sindaco e di presidente della Provincia dovrebbe quanto meno ringraziare il partito che glielo ha consentito: la comunità di uomini e di donne che, a torto o a ragione, gli hanno permesso di avere questi ruoli di assoluto prestigio, il Partito Democratico.

Melucci no. Melucci invece no, Melucci rinnega chi gli ha permesso di realizzare il passaggio da socio di un consorzio di operatori del porto a sindaco e presidente della Provincia. Al contempo si innamora e si lascia trasportare da chi due anni fa lo ha mandato a casa. Lascia la moglie (intesa come Partito Democratico), sempre fedele e remissiva, e decide di iniziare una relazione non ufficiale ma palese con un’altra (intesa come Massimiliano Stellato e i suoi amici), che esattamente due anni fa ha raccolto le firme, accusandolo in maniera manifesta di assoluta incapacità politica.

Anche guardando la politica dalla prospettiva di autoreferenzialità che lo caratterizza, Melucci che cosa ci guadagna da questa scelta?  Politicamente assolutamente nulla. Forse vuole dare l’ennesima, non richiesta, prova di forza, ma compie un suicidio politico in piena regola  riuscendo, forse, a risvegliare da un sonno atavico, i partiti che lo appoggia(va)no, con in primis il Partito Democratico.

Che cosa ci guadagna? Nulla. Cosa c’è di razionale nell’atteggiamento di Melucci? Nulla

Che c’entrano Taranto, i tarantini e i bisogni della città in questo agire politico e autolesionista? Nulla. Non è forse giunto il tempo di pensare ad un futuro prossimo che non veda Melucci seduto a palazzo di Città?».

 











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