venerdì 03 maggio 2024

24/02/2024 11:02:04 - Manduria - Attualità

I giardini fortemente voluti da Nicola Schiavoni (senatore del regno dal 1886) vennero realizzati dall’Amministrazione comunale su disegno dell’ing. Giovanni Galeone. Pian piano il misero giardino iniziale si arricchì di vegetazione, divenendo un piacevole luogo di incontro

Anticamente denominata ‘Largo dei Riformati’, avendo i frati francescani sede nel vicino convento di S. Francesco, l’attuale piazza Vittorio Emanuele II presentava, nello spazio prospiciente la chiesa, una grande croce. Di essa scrive il Tarentini in “Manduria Sacra”: «Il 15 giugno del 1471, regnando il Pontefice Sisto IV i Minori Osservanti piantarono la Croce sopra di un piedistallo che circa il 1880 ancor esisteva, rifatto però in forma di grossa colonna quasi dirimpetto alla porta della presente chiesa» (p. 122), proprio dove oggi si trova la statua di S. Francesco (eretta nel 1926, nel VII centenario della morte del Santo).

Successivamente, l’area di cui si scrive fu chiamata ‘Largo Osanna’ per la presenza, al centro di essa, di una colonna, l’Osanna appunto, esistente fin dal XVII sec., sulla quale veniva collocata una palma benedetta la Domenica delle Palme. Nel 1743, l’Osanna venne danneggiata dal terremoto che colpì la città, ma che pure non aveva procurato eccessivi danni, si credeva, per intercessione della Vergine Immacolata. Venne così costruita una nuova colonna sulla cui sommità fu posta la statua dell’Immacolata, sostituita, dopo alcuni anni, da una nuova statua in pietra leccese: «È tradizione che quella statuetta, volta a Nord, per tanti anni, si fosse un giorno rivoltata a Ovest, precisamente in direzione della porta principale della città: si credé segno di protezione speciale che la Vergine volle mostrare ai suoi manduriani di Lei tanto devoti»  (L. Tarentini “Manduria Sacra”, p. 239).

Nella Prospettiva di Manduria del 1643, ritrovata da G. Martucci nell’Archivio di Stato di Napoli, sono visibili sia il monticello con la croce che l’Osanna.

L’attuale denominazione della piazza, ‘Vittorio Emanuele II’, è attestata dal 1890.

Nel 1846 il nobile manduriano Nicola Schiavoni aveva fatto piantare nella piazza alcuni alberi, chiedendo «a Giuseppe Renato Greco di occuparsi anche dei lavori di giardinaggio, di piantare le varie specie di alberi e arbusti nonostante venissero più volte nottetempo rubate» (G. R. Coco, “Manduria fra Taranto e Capo dì Otranto”, p. 74) o abbattuti dai suoi avversari politici (“a furor di popolo”), in seguito alle vicende politiche del 1848, che videro l’arresto e la condanna dello Schiavoni. Quando le circostanze storiche gli permisero di rientrare in città, Nicola Schiavoni chiese «una riparazione» al riguardo: cominciò così la progettazione del giardino pubblico.

Nel 1876 fu redatto un primo progetto, a cui ne seguì un secondo nel 1881. Era maggio del 1882 quando l’Osanna (lu ‘Sannai’ in dialetto) «creduto forse una difficoltà od un contrasto all’odierno costume, sparì in una notte» — come scrive L. Tarentini in “Cenni storici di Manduria” (p. 225). I giardini fortemente voluti da Nicola Schiavoni (senatore del regno dal 1886) vennero realizzati dall’Amministrazione comunale su disegno dell’ing. Giovanni Galeone. Pian piano il misero giardino iniziale si arricchì di vegetazione, divenendo un piacevole luogo di incontro: «Nicola Schiavoni, negli ultimi anni della sua vecchiaia, vi passava varie ore a passeggiare, con Giovanni Camerario ed altri vecchi amici» (C. Schiavoni, ‘Il Cholera a Manduria’, p. 299, n. 30).

Dopo la morte dello Schiavoni, il 20 novembre 1904, fu deciso di collocare all’interno dei giardini un monumento intitolato all’illustre concittadino. Venne così commissionato un busto in pietra allo scultore romano Giulio Tadolini (1849-1918), socio e poi presidente della prestigiosa Accademia di San Luca. Il piedistallo, in pietra di Carovigno, fu progettato dall’ing. Gaetano Marschiczek di Lecce. Alla base del monumento venne posta una catena identica a quella patita dal patriota manduriano nei quasi 10 anni di prigionia (1848-1859) nel carcere borbonico di Montesarchio (BN).  Il monumento a Nicola Schiavoni fu inaugurato il 19 dicembre 1909 e reca la scritta: “A NICOLA SCHIAVONI. GLI ITALIANI E CONCITTADINI”. 

Durante gli anni della prima guerra mondiale il giardino fu abband

onato e il monumento deturpato: «I ragazzi distrussero le aiuole, ed asportarono dal monumento le lettere di bronzo. Il busto fu preso a sassate (…)»; anche a guerra finita, la situazione non cambiò, fino a diventare il giardino «sede di un circo equestre» (C. Schiavoni, p. 229, n. 30). Il monumento venne restaurato su richiesta di Tommaso Schiavoni, figlio di Nicola e primo podestà di Manduria. Dopo aver rimosso il cippo fatto erigere dal Comune per onorare la nascita della principessa Jolanda, figlia di Vittorio Emanuele III (il cippo presentava un’aquila di marmo alla sommità e un cartiglio che concludeva “Deh! conceda Iddio / alla palma amiche le stagioni / e alla principessa Jolanda una corona”), il monumento di Nicola Schiavoni fu posto al centro dei giardini.

Tuttavia, fra il 1932 e il 1933 (in occasione dell’inaugurazione dell’acquedotto pugliese), fu collocata al centro del giardino pubblico una piccola fontana, commissionata alla ditta  Peluso di Lecce. In quell’occasione, il monumento dello Schiavoni rischiò un radicale spostamento in Piazza Plinio il Vecchio; prevalsero infine le ragioni contrarie a tale trasferimento, invocando «tutte le ragioni sentimentali e storiche che s’opponevano al nuovo viaggio» (C. Schiavoni, p. 229, n. 30). Fu così spostato di pochi metri e collocato dove si trova attualmente.

Da questo momento storico, il giardino subisce alterne vicende. Nuovamente abbandonato durante gli anni del secondo conflitto mondiale (fu asportata la catena che ornava il monumento), venne ripristinato nel dopoguerra, quando il giardino cominciò a chiamarsi ‘Villa’: fu provvista di un cancello e di una recinzione,  e curata «con tanto amore dal custode giardiniere Francesco Carbone» (L. Lacaita, “Storia delle storie di Manduria” p. 99).

Bibliografia

Brunetti P., “Manduria-Casalnuovo, Le strade, le piazze”, Italgrafica 2004; Coco G. R., “Manduria fra Taranto e Capo d’Otranto”, Cento Culturale GS 2009; TM editrice 1994; Lacaita L., “Storia delle storie di Manduria”, Lacaita L. e Figli 1947; Martucci G., “Carte topografiche di Francavilla Fontana, Oria, Casalnuovo”, Francavilla F.na, SEF 1986; Schiavoni C., “Il Cholera a Manduria”, Filo editore 1997;  Tarentini L., “Manduria Sacra”, Barbieri 2000.

Le foto che accompagnano lo scritto hanno la seguente provenienza: per la mappa del 1643, Gruppo Facebook ‘C’era una volta Manduria’ in un post del 14 febbraio 2018; per le foto d’epoca  https://www.giardinidellapuglia.it/i-giardini/taranto-1/manduria/; le foto del monumento a Nicola Schiavoni sono della pagina.

L’ultima foto è l’immagine riprodotta da una cartolina datata 1911, pubblicata in  Filo Schiavoni F., Annoscia M., “Tra i segni di tanta vita e di tanta storia Manduria in immagini e documenti”, presente in bibliografia.

In quegli anni, la statua era ancora collocata al centro del giardino. A differenza del monumento attuale, che presenta sulla superficie lo stemma della città, in quello del 1911 è visibile un fascio romano e, alla base, la catena (asportata nel secondo dopoguerra), a ricordo di quella che soffrì lo Schiavoni negli anni di detenzione.









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