venerdì 05 dicembre 2025


09/05/2025 17:15:53 - Manduria - Attualità

Nei giorni scorsi si è tenuta l’assemblea dei delegati e militanti Fnp Cisl e Cisl Taranto-Brindisi

Curare la Sanità pugliese: dalla medicina territoriale alle liste di attesa. E’ stato questo il tema della relazione che Salvatore Di Noi, segretario generale Federazione Nazionale dei Pensionati di Taranto e Brindisi, ha tenuto nel corso dell’assemblea dei delegati e militanti Fnp Cisl e Cisl Taranto-Brindisi, ospitata dall’auditorium del padiglione Vinci della Asl di Taranto.

Di Noi ha introdotto i lavori. Sono poi intervenuti Luigi Spinzi, segretario generale Cisl Taranto-Brindisi; Giuseppe Lacorte, segretario generale Funzione Pubblica Cisl Taranto-Brindisi; Gregorio Frascella, segretario generale Cisl Medici Taranto-Brindisi; Mariella Vinci, segretario generale Fisascat Cisl Taranto-Brindisi.

Ha moderato i lavori Enzo Lezzi, segretario generale FNP Cisl Puglia.

Ha tratto le conclusioni Antonio Castellucci, segretario generale Cisl Puglia.

Questa l’interessante relazione di Salvatore Di Noi.

«L’iniziativa di oggi è la prima su questo argomento poi seguiranno Bari, Lecce, Foggia, la Cisl e la Fnp Regionali insieme alle Cisl e Fnp e categorie firmatarie del Protocollo con la Regione Puglia del 02/05/2023 per fare un monitoraggio di ciò che è stato fatto con le Direzioni Generali delle Asl.
Negli ultimi anni, il sistema sanitario italiano ha mostrato segnali sempre più evidenti di un profondo malfunzionamento, in particolare nella medicina di base (sempre più carente e disorganizzata) e nei servizi di assistenza territoriale (il riferimento è alle lunghe liste d’attesa per visite specialistiche e diagnostica, alle carente assistenza domiciliare e all’integrazione dei servizi socio-sanitari spesso solo teorica). Il Servizio Sanitario Nazionale oggi, insomma, fatica a rispondere alle esigenze crescenti della popolazione.
La medicina di base sotto pressione
La figura del medico di base, centrale per la prevenzione, il monitoraggio delle patologie croniche e l’accesso alle cure, è oggi in crisi. Il numero di medici in attività non riesce a coprire le esigenze della popolazione, complice l’invecchiamento della gente e il pensionamento di molti professionisti senza un ricambio generazionale adeguato, nonché da condizioni lavorative disincentivanti per i giovani professionisti. Anche qui da noi trovare un medico di base disponibile è diventato difficile, se non impossibile.
Questa carenza ha un impatto diretto sui cittadini: visite frettolose, difficoltà a ottenere appuntamenti, e un rapporto medico-paziente sempre più impersonale e frammentato.
Liste d’attesa interminabili
Altro punto nevralgico è quello delle liste d’attesa, spesso lunghissime e non proporzionate all’urgenza dei casi. Per ottenere una risonanza magnetica o un esame specialistico in regime pubblico, i tempi possono superare i sei mesi o essere addirittura superiore ad un anno. Di fronte a queste attese insostenibili, i cittadini sono costretti a rivolgersi al privato, con un esborso economico che non tutti possono permettersi. Ne deriva una sanità a due velocità, dove il diritto alla cura dipende sempre più dalla capacità di spesa.

La sanità pubblica così si allontana dal suo principio fondante: l’equità nell’accesso alle cure.
Le cause sono molteplici: carenza di personale, scarsità di macchinari e attrezzature, ma anche una cattiva organizzazione del sistema. Le agende dei servizi pubblici sono spesso piene, mentre quelle del privato accreditato — spesso negli stessi locali — offrono disponibilità in tempi brevissimi. L’Asl di Taranto è ferma all’Atto Aziendale di organizzazione delle liste di Attesa alla data del 13/11/2023, va meglio per l’Asl di Brindisi con la stesura dei Piani di recupero Liste di Attesa Anno 2024 e 2025. Nonostante i vari incontri fra Asl e OO.SS i risultati ottenuti sono stati scarsi.Progetti di Case di Comunità rimaste sulla carta; Formazione di infermieri di comunità non pervenuta, alcuni progetti PNRR ancora fermi,ecc.
Assistenza domiciliare: un diritto disatteso

Un altro punto dolente è l’assistenza domiciliare, fondamentale per i pazienti anziani, fragili o con disabilità: i servizi di assistenza domiciliare integrata (ADI) sono insufficienti e disomogenei.

In molte zone questo servizio è offerto in forma estremamente limitata. L’accesso è complicato da burocrazia e criteri di valutazione poco chiari e le ore di assistenza concesse sono spesso troppo limitate per soddisfare i reali bisogni delle famiglie. Le famiglie si trovano quindi sole a gestire situazioni complesse, spesso senza alcun supporto sanitario, psicologico o logistico. Anche in questo caso, il rischio è quello di una sanità che discrimina in base al territorio.
La conseguenza è il sovraccarico di strutture ospedaliere per casi che potrebbero essere gestiti a casa, aumentando i costi e riducendo la qualità della vita dei pazienti.
Integrazione socio-sanitaria: una promessa incompiuta
Nonostante le riforme e i progetti sulla carta, l’integrazione tra sanità e servizi sociali resta una promessa incompiuta. Le ASL di , i comuni e le cooperative che si occupano di assistenza raramente comunicano tra loro in modo efficace. La presa in carico del paziente cronico o fragile diventa così un percorso a ostacoli, frammentato e disorganico.
Il malfunzionamento della medicina di base e dell’assistenza territoriale non è solo una questione di efficienza, ma di giustizia sociale. Serve un intervento strutturale, con investimenti reali, maggiore programmazione, e un ascolto attento dei bisogni delle persone. Perché una sanità pubblica che non garantisce accesso, continuità e prossimità delle cure è una sanità che tradisce il suo mandato.

Rispetto a questi temi vogliamo confrontarci oggi con i Commissari delle ASL Taranto e Brindisi ma, a seguire, in una serie di ulteriori iniziative, lo faremo anche con altri interlocutori istituzionali.

Per noi l’obiettivo è chiaro: porre questioni, ottenere risposte, creare consenso sulle nostre argomentazioni negli associati e nell’opinione pubblica; perché, a ben guardare, è proprio da quelle risposte che dipende la qualità della vita di coloro che ci chiedono ogni giorno di essere rappresentati e tutelati socialmente.

Sulla sanità chiediamo risposte sulla prevenzione in generale, quella oncologica in particolare e su quali misure siano in corso per la medicina territoriale, intendendo con essa tutte quelle prestazioni sanitarie di primo livello e di pronto intervento, che hanno lo scopo di prevenire l’aggravarsi delle condizioni della persona e, allo stesso tempo, si pongono come alternativa all’ospedalizzazione impropria.

Per noi la medicina territoriale deve essere l’alternativa all’attuale visione legata ai ricoveri ospedalieri della sanità pubblica.

Ecco perchè

L’oggetto del confronto richiesto unitariamente lo scorso 17 marzo 2025 sull’attuazione del “Protocollo del 2 maggio 2023” è mirato a richiamare l’attenzione della Regione Puglia sulla necessità di monitorare, in contraddittorio con  le OO.SS.  firmatarie  del predetto protocollo,  il funzionamento dei “servizi” delle Aziende Sanitarie e dei relativi standard delle attività e conseguentemente i volumi delle prestazioni rese e i tempi di attesa assicurati, in uno al rispetto o meno dell’Ambito territoriale di garanzia per accedere alle cure.

Il confronto richiesto al Governo Regionale ha, quindi, come obiettivo quello di:

di verificare se, in attuazione del precitato “Protocollo del 2 maggio 2023”, siano state  o meno poste essere, dalle Istituzioni Sanitarie preposte e dalle rispettive Direzioni Generali, tutte le iniziative possibili per abbattere i tempi di attesa, attraverso una   scrupolosa programmazione degli interventi declinati nei previsti Piani Operativi di Recupero delle liste di attesa, da aggiornarsi annualmente, nel rispetto delle indicazioni della Legge n. 107/2024;

impegnare le ASL affinché,  in applicazione di una norma dello Stato, il D. Lgs.124/1998, confermato dalla richiamata Legge n. 107/2024, entrata in vigore lo scorso 01.08.2024, nel caso in cui la prestazione sanitaria richiesta non venga prenotata nei tempi indicati nell'impegnativa dal medico curante,  venga assicurata ai cittadini la possibilità di anticipare le cure, svolgendo per tempo   detta prestazione in “intramoenia” o presso strutture private accreditate, a spese della stessa Asl, pagando il cittadino solo   il ticket (se dovuto).

Si rivendica, come convenuto nel  “Protocollo del 02 maggio 2023”che la Regione Puglia impegni formalmente i direttori generali della ASL e delle Aziende Ospedaliere,affinché nella declinazione dei Piani Operativi di Recupero delle liste di attesa, venga annualmente stimata l’offerta sanitaria che ciascuna Azienda è in condizioni di assicurare, individuando, a fronte della   domanda di salute territorialmente espressa, quali e quante possano essere complessivamente le prestazioni necessarie per abbattere i tempi di attesa, colmando il delta tra domanda e offerta.

Ciò consentirebbe, in primo luogo, di stabilire: quante di dette prestazioni necessarie a ridurre le liste di attesa potranno essere erogate direttamente  dalle proprie  strutture  e con il personale di cui  si dispone  attraverso la definizione di progetti tesi a consentire l’effettuazione di visite diagnostiche e specialistiche nei giorni di sabato, domenica e festivi, prevedendo che la fascia oraria per l'erogazione di tali prestazioni possa essere prolungata, protraendo i tempi di attività delle strutture fino alle 24 nei giorni feriali e nei giorni festivi, e tanto mediante l’acquisizione di “prestazioni aggiuntive ”, in via eccezionale e temporanea, ad integrazione dell’attività istituzionale, da parte delle Aziende dai propri dirigenti ed operatori sanitari, soprattutto in presenza di carenza di organico e impossibilità anche momentanea di   coprire i relativi posti con personale in possesso dei requisiti di legge, in accordo con le equipe interessate (in questo modo sarebbe, per esempio, possibile massimizzare l’utilizzo degli impianti e delle grandi macchine TAC, Risonanze Magnetiche, Ecografi, ecc.).

Quante, invece, delle precitate prestazioni, in         attesa di reclutare il personale sanitario e colmare le rilevate carenze organiche,   potrebbero essere diversamente acquisite per potenziare l’offerta sanitaria.

Medesimi percorsi di tutela e garanzia, quindi, come accennato, potrebbero essere attivati in favore delle persone anziane   ultrasettantacinquenni realizzando canali di prenotazione delle prestazioni sanitarie loro dedicati; sarebbe questa, tra l’altro una delle azioni qualificanti per migliorare il percorso di presa in carico della cronicità, condizione che, se avverata, aiuterebbe ad invecchiare in buona salute, dando un contributo rilevante alle politiche in materia di “Invecchiamento attivo” che con la legge Regionale n.16/2019 si è impegnati a perseguire.

In questa prospettiva vanno, altresì, impegnate le ASL, come condiviso con il “Protocollo del 2 maggio 2023”, per potenziare i servizi della medicina territoriale e delle strutture sanitarie più vicine ai bisogni delle persone (come previsto dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, asse 5-6).

L’obiettivo è quello di perseguire il rafforzamento dell’assistenza sanitaria domiciliare e territoriale finalizzato a garantire una migliore presa in carico dei pazienti a domicilio, con il coinvolgimento attivo delle Case della Comunità e dei Presidi territoriali assistenziali, avviando concretamente il superamento della storica distinzione tra medico di base e continuità assistenziale, introducendo il ruolo unico di assistenza primaria.

Con questo nuovo modello è possibile prevedere che i medici di assistenza primaria non si limitino più a seguire esclusivamente i propri assistiti, ma assumano un impegno orario strutturato a beneficio dell’intera comunità. In particolare, tale attività potrà essere svolta nei presidi territoriali assistenziali, i PTA, o nelle sedi delle aggregazioni funzionali territoriali, fino alla completa operatività delle Case di comunità, previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Si rivendica nel confronto a questo proposito una “Progettazione ADI“ orientata a promuovere, con interventi specifici, la  “Casa come primo luogo di cura”: assumendo come  “obiettivo di servizio” quello di aumentare le prestazioni rese in Assistenza Domiciliare fino a prendere in carico il 10 % della popolazione di età superiore ai 65 anni.

Conclusione
La crisi della sanità non è solo una questione di risorse, ma soprattutto di equità. Il diritto alla salute, sancito dalla Costituzione, non può dipendere dal codice di avviamento postale. Servono interventi strutturali, investimenti mirati, una riorganizzazione delle reti sanitarie e sociali, ma soprattutto una visione politica che rimetta al centro il benessere delle persone, indipendentemente da dove vivano».