L’Ufficio Tributi del Comune ha annullato l’avviso di accertamento dopo la presentazione del ricorso e ora la società chiederà al Comune il rimborso delle spese sostenute per la presentazione del ricorso (contributo unificato e parcella del professionista)

Una contesa fra una società manduriana e il Comune risolta in modo anomalo dal Comune.
Risultato: l’avviso di accertamento emesso dal Comune di Manduria è stato dallo stesso annullato dopo che il Comune ha rifiutato per ben due volte l’annullamento in autotutela costringendo la società alla presentazione del ricorso. Ora la società chiederà al Comune il rimborso delle spese sostenute per la presentazione del ricorso (contributo unificato e parcella del professionista), che, molto probabilmente, saranno pagate con i soldi dei contribuenti, che non hanno alcuna responsabilità in questa vicenda…
Vicenda che nasce nel febbraio del 2025 e che riepiloghiamo.
Il 28 febbraio di quest’anno una società manduriana ha versato tardivamente l’IMU 2019 usufruendo dell’istituto del ravvedimento operoso, che, come è noto, prevede una sanzione notevolmente ridotta. Una possibilità prevista da una legge dello Stato.
I problemi nascono lo scorso 3 aprile: il contribuente riceve l’avviso di accertamento per la stessa imposta, con sanzioni maggiorate. Per ben due volte, la società, attraverso il proprio commercialista, fa presente che il versamento era stato effettuato oltre un mese prima che venisse notificato l’avviso di accertamento e che, pertanto, tale avviso andava annullato dal Comune.
Alla prima comunicazione, il Comune di Manduria rispondeva che la somma versata sarebbe stata trattenuta a titolo di acconto sull’avviso di accertamento, senza fornire alcun chiarimento sul perché del rifiuto, in barba alla norma che impone che gli atti vengano motivati.
Alla seconda comunicazione, invece, il Comune replicava che l’avviso non era annullabile in quanto l’attività di accertamento era già iniziata.
Ed in effetti l’avviso di accertamento risultava firmato il 12 dicembre 2024, spedito in data 24 dicembre 2024 ma la consegna della raccomandata era avvenuta solo in data 3 aprile 2025: dopo oltre tre mesi! Evidentemente il servizio utilizzato dal Comune per le spedizioni delle raccomandate, in questo caso si è dimostrato più lento di una tartaruga…
Ma la legge parla chiaro: per non potersi avvalere del ravvedimento operoso è necessario che l’avviso di accertamento sia notificato al contribuente, non semplicemente spedito.
Sarebbe stato sufficiente, quindi, che chi si occupa di tali pratiche, fra i funzionari comunali, avesse verificato la data di notifica dell’avviso di accertamento e la vicenda si sarebbe conclusa.
Ma vi è di più: nella seconda istanza la società, per il tramite del commercialista, aveva fatto notare al Comune che la notifica era stata effettuata il 3 aprile, ma la circostanza non ha minimamente scalfito la posizione del funzionario.
Di fronte al secondo diniego, la società è stata quindi costretta a presentare ricorso, con notifica prima al Comune (via pec in data 19 maggio) e poi alla Commissione Tributaria.
L’epilogo si questa paradossale contesa è facilmente prevedibile: nei giorni scorsi magicamente è arrivato l’annullamento dell’avviso di accertamento da parte dello stesso funzionario. Chiaramente solo dopo la notifica del ricorso!
Ma a questo punto l’azienda sta diffidando il Comune per il recupero delle spese sostenute per la presentazione del ricorso (contributo unificato e parcella del professionista) considerando che l’importo dell’avviso di accertamento era superiore ai 60 mila euro.
Per noi è uno dei tanti esempi di spreco che si verificano negli enti pubblici…

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