«I cantieri aperti sono un simbolo di questa politica: opere iniziate, annunciate con enfasi, ma piene di criticità e lontane dall’essere completate»

Riceviamo, e pubblichiamo, una riflessione di Luigi Olivieri. Ecco il testo.
«Si presentano come i salvatori eredi di un presunto disastro, come se tutto ciò che è stato fatto prima fossero solo macerie da rimuovere. Eppure, a guardarsi intorno, sembra che l’unico vero disastro sia ciò che stanno facendo. A parole hanno cambiato il territorio, ma nei fatti lo hanno solo paralizzato, abbandonato e ridicolizzato.
I cantieri aperti sono un simbolo di questa politica: opere iniziate, annunciate con enfasi, ma piene di criticità e lontane dall’essere completate. Dove c’è un cantiere oggi, c’è un problema domani. E il cittadino attende, nel caos.
Sul dissalatore del fiume Chidro, c’erano promesse nette: “Lo abbatteremo”, si diceva. Ad oggi? Non una ruspa, non un progetto concreto, solo silenzio.
L’emergenza ambientale legata alla discarica è forse il caso più grave. Le emissioni moleste – perfino con odori simili a quello di “pizza bruciata” – sono un segnale chiaro di un sistema di controllo che non funziona e che mette a rischio la salute dei cittadini. Anche qui, solo silenzio e proclami vuoti.
Nel frattempo, l’ospedale vive una crisi senza precedenti. Servizi per le persone diversamente abili sono scarsi o del tutto inadeguati. La viabilità urbana è un rebus fatto di segnaletica improvvisata. Strade dissestate che mettono a rischio ogni giorno la sicurezza di automobilisti e pedoni.
Molti quartieri sono ancora senza pubblica illuminazione, rendendo insicuro il semplice atto di rientrare a casa la sera. Il buio regna dove dovrebbe esserci luce, e anche questo è sintomo di abbandono.
La struttura sportiva di via per Francavilla è l’emblema dello spreco: fiumi di denaro pubblico investiti in una struttura mai utilizzata, oggi lasciata al degrado. Uno spreco che pesa sulle tasche dei cittadini e che grida vendetta.
Sulle spiagge, ogni estate si ripete la stessa scena: niente pulizia, nessun decoro, zero servizi. E ancora oggi ci sono quartieri senza acqua né fogna, una condizione indegna per qualsiasi città del terzo millennio.
Nel pieno della stagione, il turismo è alle pezze. Servizi carenti, disorganizzazione, zero visione strategica: e chi ci rimette? I commercianti, ormai esasperati, che si trovano sul piede di guerra per i mancati incassi causati da una totale assenza di politiche a supporto del tessuto economico locale.
Di fronte a tutto questo, la domanda è una sola: cosa è stato fatto davvero?
La risposta è amara ma chiara: solo viaggi istituzionali inutili, eventi vetrina, manifestazioni autoreferenziali e cultura a uso e consumo della cerchia. Il tutto condito da un’arroganza che arriva fino a mettere in discussione il lavoro di giornalisti seri che, carte alla mano, raccontano la realtà.
Avete avuto l’occasione per fare qualcosa di buono e l’avete sprecata. Avete fallito. E se prima servivano 20 anni per recuperare il tempo perduto, ora ne serviranno altri 10 solo per rimediare ai vostri errori.
Più che cambiare il territorio, lo avete bloccato. Peggio: lo avete tradito».

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