Se per il calendario liturgico cristiano è tempo di fede e devozione, la festa conserva il significato arcaico dei tempi più remoti: spartiacque fra le attività che sono state e quelle che saranno: un nuovo inizio, nuovi contratti per i lavoratori, nuove prospettive per le famiglie. Oppure nuovi problemi
Facile oggi associare Ferragosto a un tempo di vacanza, di riposo, di convivialità, ma, è sempre stato così? Etimologicamente la parola Ferragosto deriva da “feriae Augusti”, giorno di riposo istituito da Augusto nel 18 a. C., sulla falsariga dei “Consualia”, antiche feste romane celebrate alla fine dei lavori agricoli e dedicate a Conso, il dio dei granai e della fertilità.
Giorno di riposo dunque, alla fine del periodo del raccolto, per consentire ai lavoratori e agli animali utilizzati nei campi di recuperare le energie. In tutto l’Impero si organizzavano feste e corse di cavalli; durante la giornata era uso comune, inoltre, che i contadini facessero gli auguri ai proprietari dei terreni ricevendo in cambio una piccola mancia. Anticamente celebrati il primo giorno di agosto, nel VII secolo i festeggiamenti furono spostati al 15 del mese per volontà della Chiesa Cattolica, nel tentativo di ricondurre le celebrazioni pagane alla festività dell’Assunzione di Maria in Cielo, il cui dogma, proclamato nel novembre del 1950 da papa Pio XII, stabilisce che la Vergine Maria è stata assunta, accolta in cielo, sia con l’anima sia con il corpo.
Da sempre, dunque, questa festività presenta una duplice connotazione, civile e religiosa.
Se per il calendario liturgico cristiano è tempo di fede e devozione, tempo forte e festa di precetto che celebra l’Assunzione al Cielo di Maria, nell’orizzonte temporale contadino, in cui lo scorrere del tempo segue i ritmi della natura, progressivamente conformati al tempo liturgico proposto dalla Chiesa, essa conserva il significato arcaico dei tempi più remoti: spartiacque fra le attività che sono state e quelle che saranno. CAPODANNO A MEZZO AGOSTO per l’appunto, un nuovo inizio, nuovi contratti per i lavoratori, nuove prospettive per le famiglie. Oppure nuovi problemi.
In quel ‘continente’ chiamato masseria, ad esempio, il 15 di agosto avveniva la compravendita della manodopera. Ad acquistare erano i fittavoli, i massari, i proprietari; ad essere acquistata la fatica, per un intero anno, di bovari, carrettieri e pastori, uomini e ragazzi, presi questi ultimi per apprendere un mestiere. Le mansioni da svolgere, il salario, le festività, il numero degli animali presi in carico erano stabiliti attraverso la stipulazione di contratti ‘green’, incidendo i ‘dati’ su uno stelo di asfodelo o su un ramo di lentisco (diviso poi in due parti, in modo da essere leggibile solo una volta ricomposto), utilizzando segni convenzionali.
La Festa dell’Assunta dunque, foriera di cambiamento, di lavoro, di rinnovamento ma, ahimè anche di sofferenza e sconforto, quando a rinnovarsi in quella data erano gli affitti delle case o dei terreni di coloro che impossibilitati a pagarli, pativano lo sfratto o altre conseguenze: “Giurnu ti li tiluri” era popolarmente chiamata a Manduria la festività di Maria Assunta in Cielo.
Ad ogni modo, il 15 di agosto erano numerosi i manduriani che si recavano nella chiesetta, percorrendo la “Štrata longa”, oggi via Tommaso Maria Ferrara, riccamente addobbata dai devoti con vasi di piante e luci accese, in onore della Vergine Maria.
L’attuale chiesa, sotto il titolo di Maria Vergine Assunta in Cielo e del patrocinio di Santa Monica, fu canonicamente eretta il 15 agosto 1883, vescovo Tommaso Montefusco. In realtà, la storia di tale sito è antichissima: a conferma di ciò, l’utilizzo di blocchi presi dalle mura cittadine per le fondamenta e il muro posto a Nord della Chiesa, il rinvenimento di un grande ossario al suo interno, che fa pensare essere stato quel luogo adibito a cimitero e, non ultima, l’ipotesi che la Chiesa dell’Assunta sia stata la prima parrocchia cittadina antecedente la costruzione, da parte di Ruggero il Normanno, della Chiesa Matrice.
Dopo varie vicende occorse alla chiesetta nei secoli XVII e XVIII, si arriva alla sua demolizione nel XIX secolo per essere stata irrimediabilmente danneggiata in seguito all’alluvione che colpì la città nel settembre 1882. Fu grazie al sacerdote Leonardo Tarentini, all’arciprete dell’epoca D. Salvatore Greco e alle offerte dei devoti che la chiesetta venne ricostruita nella sua forma attuale: rettangolare (lunga 12 metri e larga 5), con tre finestre, un solo altare, provvista di sagrestia, di campana e di tutti gli arredi sacri.
BIBLIOGRAFIA
JURLARO R., “Continente masseria. Alle radici del Sud mediterraneo”, Longo ed., Ravenna, 1995;
(CAPODANNO A MEZZO AGOSTO è il titolo del primo capitolo)
TARENTINI L., “Manduria sacra”, ed. a cura di E. Dimitri, Barbieri, Manduria 2000.

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