La sua morte da precario: era stato assunto per sostituire dei colleghi che sono in ferie. Le reazioni dei sindacati

Una giornata di festa, quella di Ferragosto, si è trasformata in dramma per la comunità locale, che piange la tragica scomparsa di Pasquale, un lavoratore precario investito da una moto di grossa cilindrata mentre, all’alba, svolgeva servizio di operatore ecologico. L’impatto è stato violentissimo: i soccorsi, giunti sul posto in pochi minuti, hanno trasportato Pasquale in ospedale, ma purtroppo i sanitari del Giannuzzi non hanno potuto che constatare il decesso del lavoratore.
Le autorità competenti hanno avviato un’indagine per chiarire l’esatta dinamica dell’accaduto e accertare eventuali responsabilità.
Un’ennesima morte sul lavoro che ha scosso l’intera città: Pasquale, peraltro, è morto da precario. Aveva accettato con entusiasmo e responsabilità questo lavoro a tempo determinato, impegnato a costruirsi un futuro dignitoso. La sua morte, avvenuta in un giorno simbolo della nostra tradizione come Ferragosto, ci lascia sgomenti e ci impone una riflessione profonda sul valore della sicurezza, della responsabilità e del rispetto per la vita umana in ogni suo contesto.
LE REAZIONI DEI SINDACATI
CISL – FIT CISL: SGOMENTO PER L’ENNESIMO INCIDENTE MORTALE SUL LAVORO
La Cisl e la Fit (Federazione Italiana Trasporti) Cisl territoriali esprimono dolore e sgomento per la tragica morte del 53enne Pasquale Dinoi, investito da una moto di grossa cilindrata alle porte di Manduria, sulla strada per San Pietro in Bevagna, mentre svolgeva servizio di operatore ecologico.
“Siamo vicini alla famiglia del lavoratore deceduto, consapevoli che ciò non basta, poiché continuiamo a ritenere intollerabile e socialmente insostenibile dover prendere semplicemente atto dell’ennesima tragedia, quasi si trattasse di eventi ineluttabili o, addirittura, di meri effetti collaterali ad ogni attività lavorativa – dichiarano i segretari generali Luigi Spinzi (Cisl) e Gianluca Semitaio (Fit) – quando invece la sicurezza sul lavoro deve considerarsi centrale sempre, agendo di conseguenza ovvero mettendo in atto tutti i dispositivi previsti dalle leggi e dai contratti e, così, contribuire a porre fine ad un fenomeno che è da tempo vera emergenza nazionale.”
La Cisl e la Fit Cisl confidano che “gli organismi ispettivi del territorio e la Magistratura sapranno prima possibile chiarire ogni responsabilità, senza fare sconti e sollecitare, al contempo, ogni genere di verifiche nel territorio, rendendole ricorrenti e finalizzate a scoraggiare eventuali inadempienze o possibili insufficienze organizzative.”
LA UIL TARANTO SI STRINGE ALLA FAMIGLIA DI PASQUALE DINOI E RILANCIA LA CAMPAGNA "ZERO MORTI SUL LAVORO"
La UIL di Taranto esprime profondo cordoglio e indignazione per la tragica scomparsa di Pasquale Dinoi, l'operatore ecologico di 53 anni, investito e ucciso questa mattina nei pressi di San Pietro in Bevagna mentre svolgeva il suo servizio.
Il coordinatore territoriale della UIL di Taranto, Gennaro Oliva, si stringe con un abbraccio simbolico alla famiglia di Pasquale e ai suoi colleghi, ribadendo con forza che "chi esce di casa per lavorare deve avere la certezza di potervi fare ritorno". Questa tragica morte, avvenuta proprio nel giorno di Ferragosto, è un pugno nello stomaco per l'intera comunità e riaccende i riflettori su un'emergenza che a Taranto e in Puglia è sempre più grave.
La UIL chiede chi sia fatta luce sulle cause.
Una strage silenziosa che Taranto non può più tollerare
La morte di Pasquale Dinoi non è un caso isolato. Come ha più volte sottolineato dalla UIL TARANTO nelle ultime settimane, il lavoro deve essere sinonimo di sicurezza, non di pericolo. I dati, anche a livello locale, sono allarmanti: la UIL ha già denunciato che la provincia di Taranto si trova in una "zona arancione" per i rischi sul lavoro. Tre decessi nei primi otto mesi dell'anno a Taranto sono un dato allarmante. Sono vite spezzate e non freddi numeri. "Non si tratta di statistiche", ha detto Oliva. "Ogni lavoratore che muore è una storia spezzata, una famiglia distrutta, un fallimento collettivo". La UIL non può accettare che la sicurezza venga considerata un costo e non un valore assoluto.

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