venerdì 05 dicembre 2025


30/08/2025 09:36:09 - Manduria - Attualità

Le varie tesi sull’origine del culto verso san Gregorio

Il culto per il santo patrono trova espressione già nei tempi più antichi e fin nei luoghi più remoti d’Italia, una manifestazione della religiosità popolare in cui trovano spazio differenti livelli di comprensione. Nella sua forma più genuina, la devozione al santo patrono si sostanzia con la preghiera e con la partecipazione alla messa e alla processione, intesa quest’ultima come percorso di spiritualità che avvicina il fedele a Dio proprio tramite il culto del santo. Generalmente, la scelta da parte di una comunità del santo patrono non è mai neutra, ma legata a sentimenti di protezione ad esso attribuiti contro malattie, carestie, fino a ipotizzare un parallelo emozionale con il patrocinio esercitato dal ‘patronus’ romano nei confronti dei suoi ‘clientes’.

E a Manduria? Come e quando si è arrivati al patronato di San Gregorio Magno (540 ca - 604)?

L’opinione degli studiosi è controversa. 

Secondo la tradizione, esso risale ai primi secoli della Chiesa, quando avvenne la proclamazione dei santi protettori, e comunque non oltre l’ultimo decennio dell’XI secolo (quando si ebbe la riedificazione della chiesa collegiata da parte di Ruggiero il Normanno), perché — come scrive il Tarentini in “Breve compendio della vita di S. Gregorio Magno”— non si può pensare che fino al 1580, anno in cui si ha notizia documentata di un legato all’altare del santo indicato come «principal protettore della città», Manduria non abbia avuto nessun protettore o abbia onorato un altro patrono. Sempre nel XVI secolo, una antica memoria di solennità si ha il 12 marzo (‘dies natalis’ di san Gregorio) con la celebrazione di una messa cantata e l’accensione di alcuni ceri presso l’altare del santo nella Collegiata.

Lo stesso Tarentini, tuttavia, ancora sulle origini del patronato, in “Cenni storici di Manduria-Casalnuovo” anticipa la data del 1580 (proposta nella sua precedente opera) al 1429, facendo riferimento alla peste che colpì i nostri territori in quegli anni. Fu in quella circostanza — egli scrive — che il popolo casalnovitano, memore della benevola intercessione del Santo durante lo stesso morbo che colpì Roma nel VI secolo, si sarebbe rivolto a Lui «promettendosi di onorarlo qual protettore e proprio nei due mesi di marzo e settembre dai quali ebbe principio e termine quel morbo fatale, e nei quali ricorre la morte e l’esaltazione al pontificato di S. Gregorio Magno» (p. 122). Le due date furono (e sono ancora) contraddistinte dal popolo dei fedeli in “festa di chiesa”, quella di marzo “festa di paese”, quella di settembre. 

A questo proposito, il compianto studioso Mario Annoscia, nella sua opera “La festa di S. Gregorio Magno”, ritiene che il Tarentini si sia ragionevolmente riferito alla data del 1429 perché indicata in un’opera di Lucio Cardami (“I Diari”) come anno di un’epidemia di peste iniziata proprio a marzo e debellata a settembre, se non fosse che “I Diari” si sono rivelati essere «fantasiose invenzioni» (Cfr. anche V. Zacchino, ‘Imposture e mistificazioni di agiografi curiali ai danni di Antonio Galateo nel corso del Settecento’, in “L’Idomeneo” (2017), n. 23, 209-222).

Altre ricerche sull’origine del patronato sono state svolte dallo studioso Antonio Franco (‘Gregorio Magno: la travagliata storia di un santo protettore’, in “QuaderniArcheo”), il quale, analizzando dati e informazioni provenienti da varie fonti, ritiene che «ancora nel 1575 (…) Casalnuovo non ha un patrono», affermando che la nascita del culto verso san Gregorio si colloca nel periodo 1565-1595. Lo studioso fonda le proprie argomentazioni sulle rare occorrenze del nome “Gregorio” nei libri battesimali; sull’assenza di riferimenti a qualsiasi culto riservato al Santo negli atti della visita pastorale a Casalnuovo di Monsignor Bovio del 1565; sulla raffigurazione della SS. Trinità (come unica titolare della Chiesa Matrice, in assenza di patrono) sul primo foglio del Librone Magno. Bisognerà attendere — scrive Franco — il 1595 e la visita apostolica di mons. Camillo Borghese, vescovo di Castro, al quale si erano rivolti i procuratori dell’Università e del Capitolo della città perché la Chiesa Matrice fosse dedicata alla Santissima Trinità e a san Gregorio, evento che avverrà il 13 dicembre 1595. I primi documenti in cui «si indica chiaramente san Gregorio Magno “titolare” della Chiesa Matrice e “patrono” di Casalnuovo» sono gli atti della visita pastorale svolta nella diocesi di Oria da mons. Fornari, nel 1601 e l’altro del 1610 in cui lo stesso mons. Fornari erige la Chiesa Matrice in Collegiata (p. 133).

Nonostante la riconosciuta devozione del popolo mandurino a san Gregorio, nel secolo successivo il culto verso il Santo stenta ad essere solennizzato.

Nel XVII secolo l’attenzione dei fedeli viene rivolta al culto di san Carlo Borromeo, canonizzato nel 1610, patrono dell’intera diocesi di Oria e ufficializzato co-patrono di Manduria. Accadde così che i fedeli — come ci informa il Tarentini — «s’infervorarono pel Protettore Diocesano S. Carlo, a segno di stabilirgli delle vere feste, nelle quali vi soccombeva perfino la stessa cassa comunale». Opinione differente manifesta il Franco, secondo il quale la richiesta di elevare san Carlo Borromeo a compatrono assume i toni di una “captatio benevolentiae”, volendo in realtà ottenere, le autorità di Casalnuovo, una reliquia del Santo.

Bisogna aspettare la seconda metà del XVIII secolo perché il culto di San Gregorio Magno abbia ampia diffusione.

Di questo scriveremo nel prossimo articolo, che sarà pubblicato lunedì 1 settembre.

 

BIBLIOGRAFIA

ANNOSCIA M., “La festa di S. Gregorio Magno, Patrono di Manduria nella cronaca e nelle tradizioni popolari”, Libreria Mesapia, 1988;

FRANCO A., ‘ Gregorio Magno: la travagliata storia di un santo protettore’, in “QuaderniArcheo” Periodico di cultura di Archeoclub Manduria, N. 9, maggio 1918, pp. 121-154;

TARENTINI L., “Breve compendio della vita di S. Gregorio Magno”, Massafra 1898.