La crisi della paternità universale: tra assenza e riscoperta del legame educativo

Nel nostro tempo, si assiste a una crescente crisi della paternità, non solo nel senso biologico o familiare, ma in quello simbolico e pedagogico. Il padre, da sempre figura di autorità e mediazione, pare oggi smarrito, dislocato in ruoli incerti, spesso assente o svuotato del suo significato educativo.
“La figura del padre si è eclissata” scrive Massimo Recalcati, sottolineando come la sua funzione non sia quella del comando, ma del limite e del desiderio. Il padre, nel senso pedagogico più profondo, non è colui che impone, ma chi indica la via, chi media tra il bambino e il mondo, introducendolo alla Legge e al senso del vivere.
Il rischio maggiore oggi è quello di crescere generazioni senza padri interiori: bambini e ragazzi privi di riferimenti stabili, lasciati soli a costruire un'identità in un contesto iperindividualista, dove l'autorità viene confusa con l'autoritarismo e il dialogo con la deresponsabilizzazione adulta. In tale scenario, l’educazione perde la sua direzione, sostituita da un rapporto orizzontale che spesso non sa guidare, solo accompagnare.
Eppure, l’esperienza pedagogica di Pinocchio ci insegna che la paternità può essere ritrovata. Geppetto non è un padre perfetto: è povero, impulsivo, talvolta ingenuo. Ma ama, aspetta, soffre. E soprattutto, non smette mai di cercare il suo figlio perduto. Geppetto diventa padre nel momento in cui Pinocchio diventa figlio. In questa chiave, la speranza educativa risiede nel recupero di una paternità capace di presenza, di ascolto, e soprattutto di trasmissione.
Perché “non si nasce padri, lo si diventa”, come ricorda Umberto Galimberti.

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