venerdì 05 dicembre 2025


18/10/2025 10:28:06 - Manduria - Attualità

Percorrendo le “vie meravigliose della Provvidenza”, nel settembre del 1878, Bartolo Longo giunse a Manduria per perorare la sua causa presso una anziana parente, zia di sua cognata Annina

L’imminente canonizzazione di Bartolo Longo (Latiano 1841 – Scafati 1921), che avverrà domani, 19 ottobre, ci dà modo di conoscere più da vicino la figura di un avvocato laico divenuto modello di fede e testimonianza di carità cristiana.

Fondatore del santuario della Madonna di Pompei, egli fece della sua vita una missione tesa a diffondere la devozione popolare verso la Madonna del Rosario e a migliorare le misere condizioni di vita di poveri e bambini abbandonati al proprio destino, fondando collegi e istituti religiosi di carità, dichiarati nel 1906 Opera Pontificia da papa Pio X.

Nel periodo intercorso tra il 1876, quando fu posta la prima pietra del santuario, e il 1891, quando esso fu consacrato, l’avvocato Bartolo Longo mise in atto una serrata e ostinata azione di convincimento rivolta a quanti, convinti devoti e benefattori generosi, potessero sostenerlo nel suo nobile progetto.

Accadde cosi che, percorrendo le “vie meravigliose della Provvidenza” Bartolo Longo giunse a Manduria.

Lo leggiamo in un contributo di Vincenza Musardo Talò, ‘Bartolo Longo in un carteggio inedito dell’archivio monastico delle benedettine di Manduria’ in “Studia Humanitas”, Barbieri Selvaggi editori, Manduria 2010, pp. 533-552.

Era il mese di settembre 1878 quando l’avvocato Longo in compagnia di un suo amico professore, Giuseppe Pepe, giunge nella nostra città per perorare la sua causa presso una anziana parente, zia di sua cognata Annina. Il viaggio sembrava concludersi in maniera infruttuosa, vista la scarsa generosità dell’anziana visitata, ma così non fu, perché, transitandovi vicino con la carrozza, il professor Pepe indicò al compagno di viaggio il monastero delle Benedettine, riferendo altresì all’amico che proprio lì dimorava una conversa latianese. Fu proprio la loro concittadina a riceverli e a far conoscere loro Donna Gertrude Lusitani, in quel momento facente funzione di badessa, essendo quest’ultima inferma. La presentazione del suo progetto, motivo principale della sua visita, ottenne l’interesse e la disponibilità dell’intera comunità di religiose, subito riunite in parlatorio da donna Gertrude. Bartolo Longo, dopo aver appassionatamente descritto loro  i prodigi che erano avvenuti in quel di Pompei per intercessione della Vergine del Rosario, invitò le monache a divenire ferventi devote del culto mariano nonché a promuovere attivamente presso i cittadini manduriani la partecipazione all’Opera di Pompei, affinché essi, con fede e generosità, contribuissero all’erezione del Santuario che egli aveva in cuore di realizzare.

Ringraziando la Vergine per la più che favorevole opportunità arrivata inaspettatamente, i due amici si rimisero in viaggio, ormai a tarda ora, verso Latiano.

Il legame devoto e sincero di Bartolo Longo con la Comunità delle benedettine di Manduria si rinnovò nel 1912, anno in cui vi entrò come novizia sua nipote Elvira Robaud, figlia della sorella Rosa. Il carteggio inedito che Musardo Talò ha portato alla luce ha inizio nel 1909, quando la giovane Elvira si trovava ancora a Latiano e termina nel marzo 1914, alcuni mesi prima che Elvira prendesse i voti.

Il carteggio si compone di dodici lettere, scritte in cinque anni dal “Comm. Avv. Bartolo Longo” e inviate alla nipote ora da “Valle di Pompei”, ora da “Napoli” e, nel 1913, da “Santuario della Ss. Vergine del Rosario – Basilica Pontificia in Valle di Pompei”.

In ogni lettera emerge, immenso, il suo carisma di educatore, testimone di Cristo e appassionato devoto della Vergine, sia che consoli la nipote rimasta sola dopo la morte della madre (lettera del 16 novembre 1911), o che le comunichi il suo impegno a cercarle un monastero a Napoli (lettera del 14 aprile 1912), fino alle ultime lettere nelle quali esprime tutta la sua gioia nel saperla probanda nel monastero benedettino di Manduria, dove Elvira prenderà i voti l’11 novembre 1914. Per ragioni di salute, l’affezionato zio non potrà essere presente alla cerimonia, ma nella lettera che invia alla nipote (chiamandola “Suor Teresa”) esalta la vita contemplativa, la più grande grazia che Dio possa concedere, dopo il battesimo.

Le ultime lettere contengono i saluti da estendere alla Madre Badessa e tutta la Comunità monastica delle benedettine di Manduria. 

Per approfondire: Vincenza Musardo Talò, “Bartolo Longo in un carteggio inedito dell’archivio monastico delle Benedettine di Manduria” in ‘STUDIA HUMANITATIS Scritti in onore di Elio Dimitri’, a cura di Dino Levante, Barbieri Selvaggi Editori, Manduria 2010, pp. 533-552.