Un vero campione non è solo chi arriva primo. È chi non smette mai di lottare per un mondo più giusto, anche quando sa che non tutti lo applaudiranno

Ci sono atleti che vincono molto più di una gara. Persone che, con ogni pedalata, sfidano non solo il tempo o le salite, ma anche i pregiudizi, l’indifferenza e il silenzio.
Leonardo Melle è una di queste. Campione paralimpico nel ciclismo, vice campione mondiale in Sud Africa alcuni anni fa, ma soprattutto simbolo di una forza che va oltre la sua handbike.
Negli ultimi mesi, Melle si è fatto portavoce di una campagna per migliorare l’accessibilità urbana e in difesa dei diritti delle persone con disabilità. Si è lamentato delle barriere architettoniche, della mancanza di accessibilità, delle disuguaglianze che costringono ancora troppe persone con disabilità a restare indietro. È diventato una voce: sta usando la propria notorietà per dare voce a chi non ne ha. Una voce che chiede città accessibili. Una voce che non si accontenta dei sorrisi di circostanza e delle promesse non mantenute. Con coraggio, senza aver timore di inimicarsi questo o quel personaggio politico.
Ma in un mondo che spesso preferisce la facciata al contenuto, il suo impegno ha infastidito qualcuno. Le sue parole dirette e le denunce di carenze strutturali (a partire dalle passerelle impraticabili in alcune zone della litoranea) hanno scatenato, però, una reazione francamente incomprensibile da parte di chi dovrebbe stare dalla parte delle fasce più deboli. Così come assurda è l’accusa di chi crede che lui stia facendo politica, dimenticando che dietro ogni sua battaglia c’è l’esperienza di chi vive quotidianamente barriere architettoniche e culturali.
«E’ proprio grazie allo sport che ho imparato a non arrendermi davanti alle ingiustizie» ha affermato tempo fa Leonardo Melle.
Lui non ha peli sulla lingua e non il tipo di abbassare la testa magari per ottenere in cambio un privilegio personale.
E se oggi lotta con la stessa determinazione con cui affronta ogni gara, è perché sa che dietro di lui ci sono tanti ragazzi che si sentono esclusi, che hanno bisogno di un esempio, di qualcuno che dica loro: “Puoi farcela”.
Ma le sue vere vittorie non si misurano in secondi o metri: si misurano nel coraggio di chi ha scelto di non essere invisibile. E’ un esempio di coraggio, coerenza e impegno civile.
Ci sono medaglie che si appendono al collo e altre che restano nel cuore. Quelle che non si vedono, ma che pesano di più.
Perché un vero campione non è solo chi arriva primo. È chi non smette mai di lottare per un mondo più giusto, anche quando sa che non tutti lo applaudiranno.
Bravo Leo! Chi ti conosce bene sta dalla tua parte.



Condividi