lunedì 15 dicembre 2025


15/12/2025 09:15:30 - Provincia di Brindisi - Cronaca

14 misure cautelari e sequestro preventivo di un immobile con l’attività commerciale

Nelle province di Brindisi, Lecce e Chieti, i Carabinieri del Comando Provinciale di Brindisi, con il supporto, nella fase esecutiva, di reparti speciali dell’Arma, hanno eseguito tredici  ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal Gip del Tribunale di Lecce, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce, nei confronti di 14 persone imputate a vario titolo di associazione di tipo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, truffa ai danni dello Stato, usura, estorsioni, lesioni personali, detenzione e porto di armi da sparo, associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacente ed hanno eseguito il sequestro preventivo di un immobile e dell’attività commerciale ivi ubicata (il tutto per un valore stimato di 600mila euro) risultata essere la base operativa e logistica dell’organizzazione, sede stabile di riunioni e incontri tra gli affiliati.

Le indagini preliminari dirette dalla Direzione Distrettuale Antimafia  e  condotte dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Brindisi tra il giugno 2020 e il giugno 2022 e avviate dopo il ritorno in libertà del promotore e organizzatore dell’associazione, elemento di spicco del clan della sacra corona unita “PASIMENI–VITALE–VICIENTINO”, hanno dimostrato la persistente operatività del clan di cui è risultato sodale anche un soggetto operante sul territorio brindisino emerso nel corso di altra attività di indagine originariamente diretta dalla Procura della Repubblica di Brindisi e svolta dalla Squadra Mobile della Questura di Brindisi che ha quindi dato esecuzione alla ordinanza emessa anche nei confronti di quest’ultimo per associazione mafiosa e reati collegati attinenti al medesimo contesto investigativo.

Il successo investigativo è il frutto di un meticoloso lavoro di raccolta prove supportato da avanzate tecniche di indagine.

L’attività del Nucleo Investigativo ha permesso di tracciare la catena di comando dell’associazione, dimostrando come il capo impartisse direttive dal carcere, tramite il nipote, al suo luogotenente sul territorio.

L’indagine condotta ha permesso di documentare nel dettaglio la feroce egemonia criminale imposta dal gruppo sul territorio.

Il potere dell’organizzazione si manifestava attraverso un sistema di estorsione finalizzata al sostegno dei detenuti. Il promotore, infatti, riscuoteva il cosiddetto pagamento del “punto” o “pensiero” dagli spacciatori attivi nell’area. Questi proventi illeciti venivano utilizzati per garantire il mantenimento in carcere del capo e degli affiliati e assicurare il sostentamento economico delle loro famiglie. Teneva i rapporti con i capi degli altri gruppi che operavano all’interno della frangia dei mesagnesi ovvero con esponenti della sacra corona unita operanti su altri territori, pretendendo il rispetto delle reciproche sfere di competenza territoriale, concordando strategie per la gestione di interessi illeciti comuni e risolvendo conflitti relativi al rispetto delle regole sulla spartizione del territorio, dirigeva e organizzava il traffico di stupefacenti.

Parallelamente, il gruppo esercitava un controllo territoriale basato su violenza e intimidazione. Non esitavano a condurre azioni violente, come pestaggi, sia per proteggere i propri accoliti sia per recuperare crediti insoluti dai pusher. A ciò si aggiungeva l’attuazione di estorsioni armate sistematiche ai danni di imprenditori e commercianti locali.

Infine, l’organizzazione criminale era profondamente radicata nelle attività finanziarie illecite, dedicandosi all’usura – concedendo prestiti a tassi esorbitanti – e al riciclaggio di denaro attraverso la gestione illecita di una rete di giochi e scommesse online su canali non autorizzati.

Infine, nel corso delle indagini, l’azione immediata dei militari ha consentito di arrestare in flagranza di reato altre 13 persone e sequestrare complessivamente più di 2 kg di stupefacenti (cocaina, marijuana e hashish), a dimostrazione della costante pressione esercitata dall’Arma sul fenomeno criminale.

Complessivamente, sono 34 i soggetti indagati nell’ambito del procedimento penale.