venerdì 29 marzo 2024

07/12/2011 10:44:11 - Manduria - Speciale

Da Manduria si diffuse in tutto il mondo

Ma, nelle scuole, ora si preferisce parlare di Halloween..
 
Contro ogni festa di Halloween, contro ogni esterofilia commerciale, i nostri insegnanti e i nostri ragazzi dovrebbero prendere a cuore antiche tradizioni, pregne di devozione, fede, sentimenti genuini, storia, anziché insulse zucche di plastica, piene del vuoto che caratterizza la nostra epoca. Quanto c’è da drammatizzare (anche mascherandosi), quanto c’è da ricercare, quanto da ricostruire nella tradizione popolare! Le attività che la scuola dedica a soggetti che non ci appartengono avrebbero un contenuto se dirottate su quello che siamo stati, per meglio essere quello che saremo. Il digiuno dell’Immacolata, diffusosi da questa terra in tutta Europa e, attraverso pronunciamenti papali, in tutto il mondo, è un esempio che non ammette repliche.
Se per Maria diggiuni in Acqua e Pane / ogni ogni lampo e ogni tuon spento rimane, dice uno dei versi del non meglio identificato poeta Michele, che immortala la pratica in una lunga giaculatoria. Crediamo che partire da questo per imparare, facendo feste, sia molto meglio che farlo prendendo le mosse dell’insipido dolcetto o scherzetto..
Saremmo curiosi di sapere in quante classi e in quante scuole, nei giorni scorsi, si è parlato del Digiuno dell’Immacolata. Se qualcuno che lo ha fatto leggerà questo nostro Speciale, ci scriva pure: dedicheremo loro un articolo nel nostro portale.
 
 
COME NACQUE IL DIGIUNO DELL’IMMACOLATA
Il Breve racconto che narra dell’origine del digiuno dell’immacolata vede come protagonisti il canonico manduriano don Andrea Durante e la mistica napoletana suor Maria Villani. A parte le evidenti inesattezze nella datazione dei fatti, pare non abbia granchè fondamento anche tutto lo snodarsi romanzato degli eventi stessi.
Tutte cose, queste, ben rilevate dal prof. Michelino Fistetto, nel suo Se Concetta ho Maria.
IL LIBRO , in cui un intero capitolo è dedicato a Maria Villani, con ogni probabilità la vera iniziatrice del digiuno in onore della Madonna, lontano dalla terra messapica.
Di nobile discendenza, la giovane suora, dopo aver passato i primi anni della sua vita monacale nel monastero domenicano di S. Giovanni Battista a Napoli, fondò, sempre in terra partenopea, il Venerabile Monastero di Santa Maria del Divino Amore, sul monte omonimo.
Per i dimoranti e gli avventori di questo luogo di preghiera, la Villani approntò una sorta di regola, da osservarsi quale servigio spirituale alla Vergine. Il giorno in cui doveva esserci la stipula di questo che le fonti chiamano devotissimo instromento, si scatenarono tempeste di acqua, tuoni, lampi e venti, tanto da mettere in pericolo la presenza dei preposti alla stipula. Fu in quel mentre che apparve alla mistica la Madonna, la quale promise che un doppio arcobaleno avrebbe illuminato la giornata al momento della stipula e che questa sarebbe stata effettuata regolarmente, aggiungendo che il medesimo doppio iride sarebbe comparso anche nel giorno dedicato alla Sua Immacolata Concezione. Così effettivamente fu. Ragion per cui Suor Maria Villani diede disposizioni a che si digiunasse più volte nell’anno in onore della Vergine e che i praticanti di questo esercizio fossero iscritti in un libro.
E’ evidente, secondo Fistetto che questi fatti ha portato alla luce, che Andrea Durante presumibilmente mutuò dall’intera vicenda napoletana, adattandola al culto mariano di Casalnuovo, da lui amministrato, in quanto Rettore della chiesa di S. Maria delle Grazie, oggi dell’Immacolata.
Le prove sono nelle analogie strettissime, che vedono la Vergine nimborum potens, rettrice degli elementi, venerata con digiuni nominali, rubricati in un libro. Rimane, quindi, una versione mitizzata quella che vede Durante ricevere dalla Villani, quasi estemporaneamente, il solo consiglio del digiuno. Diverse fonti da noi consultate, infatti, descrivono la mistica napoletana come avvezza quotidianamente a varie esperienze ascetiche, oltre il digiuno stesso: stimmate, combustioni spontanee (l’assorbimento di acqua provocava nel suo corpo un crepitio simile a quello di un liquido che cade su una placca di ferro incandescente), levitazioni (ne riferì lei stessa in un rapporto al suo direttore spirituale, pubblicato postumo nel 1717).
IL LIBRO MAGNO E LA CARTA DI CASALNOVO
Lontane sono le origini del digiuno dell’Immacolata, diffuso da Manduria in Europa. La genesi, tra mitopoiesi e storia, è rintracciabile attorno alla metà del XVII secolo (non certo, però, nel 1664, dato che Durante era già morto nel 1658), con i fatti del canonico Andrea Durante e di suor Maria Villani. Ma la sistemazione, se così si può dire, e la propagazione di questa forma di preghiera sono legate senza dubbio all’estensione del cosiddetto Libro Magno del digiuno e alla diffusione della cosiddetta Carta di Casalnovo.
Cominciato attorno al 1678, il Libro si presenta come un preziosismo manoscritto di 910 fogli, scritti in recto e verso (1820 pagine, quindi), annotanti, sino al 1940, nomi di persone, famiglie, città, paesi e casali, iscritti alla pia pratica del digiuno devozionale in onore della Beata Vergine Maria, iniziata proprio in quel di Manduria. Particolare perizia occorre nell’operare una ricognizione storico-filologica di questo documento, scritto da molte mani, trasversale a diverse epoche, e, forse per ciò stesso, discontinuo e impreciso nella successione cronologica dei fogli e nella loro sistemazione interna, che pure è affidata ad una sorta di indice (la Chiave), che risulta, però, piuttosto precario.
Il Libro è la fusione di due manoscritti: uno dedicato all’annotazione dei digiunanti manduriani, con relativa copertina esplicativa, e l’altro comprendente i nomi dei digiunanti forestieri (vediamo il frontespizio nella foto in alto), originari i più del regno di Napoli, con diverse adesioni provenienti anche dai paesi dell’area latina cattolica: Spagna e Francia, soprattutto. Certo è che un impulso notevole alla consacrazione di questa pratica mandurina dovette darlo la bolla di Papa Clemente X, il quale il 10 luglio 1676, esattamente dodici giorni prima di morire, prendendo le mosse dal digiuno praticato dai confratelli della Congregazione della Beata Vergine Maria di Casalnovo in onore della Madonna, concedeva una serie di indulgenze a chi avesse, di lì in avanti, abbracciato quel pio esercizio o messo in atto altre pratiche spirituali, legate al culto mariano di Casalnovo.
La Chiesa dell’Immacolata di Manduria conserva copia di questo documento in forma iconografica, attraverso un cartiglio presente in un affresco, nella prima arcata a destra dell’ingresso.
Altra testimonianza iconografica, molto più determinante nella diffusione della pratica del digiuno, fu la Carta di Casalnovo. Accadeva, infatti, che tutti coloro che facevano richiesta di iscriversi alla pia pratica penitenziale, ricevesse una cartolina votiva, raffigurante la Vergine, personalizzabile con il proprio nome e con la data del giorno del digiuno (ne vediamo una nella foto accanto) che, fissata più recentemente nel giorno 7 di dicembre per tutti, fu per molti decenni sorteggiata ad personam dalla Confraternita di Mandria o nei posti da cui giungeva la richiesta di iscrizione.
IL GIORNO DEL DIGIUNO E IL PASTO DI NOVE PIETANZE DEL GIORNO DOPO
In oltre 200 fra paesi e città si diffuse, rapidamente, la devozione del digiuno perpetuo. Da ogni parte d’Italia e del resto d’Europa giungevano pellegrini per iscriversi volontariamente al digiuno nella chiesa dell’Immacolata.
Il sac. Giovanni Stano ci dice che, in un volumone manoscritto di oltre 100 fogli conservato nella chiesa manduriana, sono contenute le firme e le città di provenienza dei pellegrini. Fra le città più importanti citiamo Palermo, Napoli, Roma, Bologna, Genova, Milano, Torino, Venezia e, ancora, Alessandria, Bologna, Capo d’Istria, Frosinone, Marsala, Salerno. Sorrento, Sulmona e ancora tantissimi piccoli centri della Puglia, della Calabria e della Campania.
Notizie più dettagliate giungono da Martano e da altri centri della Grecìa Salentina. I martanesi che riuscirono a salvarsi da una catastrofe che colpì il proprio paese il 19 novembre del 1787 (un violentissimo uragano che scoperchiò ed allagò le case) decisero, come forma di ringraziamento, di osservare il digiuno nel giorno della vigilia della festa. In questa giornata era possibile consumare solo la “pucceddha” o “ujata”, una piccola forma di pane con le olive.
Sempre in tema di … gastronomia, un’altra tradizione si è tramandata nel corso dei secoli. Dopo il giorno dedicato al digiuno, si era soliti consumare un pasto composto da 9 pietanze. Di solito, però, si trattava di pietanze povere, in pieno rispetto del clima penitenziale: fra questi nove alimenti ricorrevano frequentemente le pucce con le olive, il baccalà fritto, le pettole e la pasta con le acciughe e con la mollica di pane fritta. Alcuni di questi alimenti richiamano i cibi che si offrono tuttora ai poveri attraverso le mattre di San Giuseppe.
 








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