sabato 20 aprile 2024

20/01/2015 18:53:16 - Manduria - Cultura

Note sulla chiesa della SS. Annunziata

 
Forse non molti lo sanno, ma è ancora fruibile una reliquia architettonica della Manduria medievale, sopravvissuta miracolosamente alle modifiche prodotte nel tessuto urbano dal grande sviluppo edilizio che la città registrò nel sec. XVI. Si tratta della cappella della SS. Annunziata, o del Crocifisso dell’Annunziata, sulle cui vicende vogliamo brevemente soffermarci.
Ubicata nel Borgo Rosario, a poca distanza dalla omonima chiesa (e ricadente nella sua giurisdizione) la cappella appare oggi al visitatore con l’aspetto conferitole dai restauri moderni, conclusi nel 1895. Di essi dà notizia il Tarentini, che alle vicende della chiesetta dedica ben 5 pagine della sua “Manduria Sacra” [Cfr.L.Tarentini, Manduria Sacra (Manduria 1899), pp.51-55].
L’edificio, orientato N-S, è caratterizzato all’esterno da una sobria facciata, nettamente distinta in due zone. La parte bassa è connotata da portale sagomato e lunetta con cornice decorativa a denti di sega; la parte alta, di restauro, è costituita da un timpano neoclassico con sferette laterali e croce sulla sommità. A destra del portale, in basso, compare una croce gigliata a rilievo, di gusto francese, su cui torneremo in seguito.
L’interno, mononave, si conclude con un presbiterio quadrato, delineato da un grande arco ogivale. Come ogni monumento, anche la cappella della SS. Annunziata pone una serie di problemi,relativi essenzialmente alla sua datazione, all’aspetto originario, alla committenza e all’ambito culturale di riferimento. Per poter chiarire, per quanto possibile, queste problematiche, occorre naturalmente inserire il manufatto in una rete di rapporti: in mancanza di un sostegno documentario, un monumento può infatti essere compreso solo comparandolo con altri, sia sul piano strutturale che decorativo, sottraendolo in tal modo al suo (apparente) isolamento.
In relazione alla chiesa della SS. Annunziata è stata finora rintracciata solo documentazione tarda, non anteriore al sec. XVI. Il primo riferimento è nella visita pastorale di mons. Bovio (1565), dalla quale apprendiamo che il cappellano era l’arciprete di Salice e Guagnano, che vi celebrava la messa ogni domenica. La storiografia locale accenna fugacemente alle vicende più antiche dell’edificio: il Tarentini si limita a riportare l’opinione di padre Domenico Saracino (sec.XVIII), il quale sosteneva che la chiesa dell’Annunziata fosse “di greca fabbrica e di greco pennello”, cioè totalmente riconducibile all’ambito culturale bizantino. In tal modo lo storico domenicano ne riconduceva automaticamente l’origine ad età medievale.
Il Tarentini dà notizia dell’esistenza, nei pressi della cappella, di un’area sepolcrale, che forse venne alla luce al tempo dei restauri ottocenteschi [Cfr.L.Tarentini, Manduria Sacra (Manduria 1899),pp.51-52]. L’erudito manduriano, inoltre , ci fa sapere che prima dei restauri la chiesa aveva una volta “a travature lignee”, con copertura esterna a tegole.
Confrontando le indicazioni fornite dagli storici locali con l’aspetto attuale della cappella, siamo portati ad immaginare che questa, nella sua versione primitiva, fosse costituita di un semplice vano rettangolare con coro quadrato (risparmiato dai restauri) e facciata a capanna. Al di là delle alterazioni prodotte dal restauro ottocentesco, una serie di elementi riconduce comunque con chiarezza l’edificio ad età bassomedievale (secc.XIII-XIV).
In particolare, la nostra cappella, nella sua versione primitiva, si inserisce nell’ambito di un nutrito gruppo di chiese salentine, che condividono lo sviluppo planimetrico, la dedicazione, la cronologia e che mostrano evidenti segni di appartenenza ad un ambito culturale “francese”.
Esse sono, precisamente, la chiesa di Santa Maria del Galeso e quella di santa Maria della Giustizia a Taranto, la chiesa dell’Assunta a Castellaneta, la chiesa di Santa Maria del Casale a Brindisi, la chiesa di Santa Maria del Casale a Ugento, la chiesa di Santa Maria della Strada a Taurisano, la chiesa di Santa Maria della Lizza ad Alezio.Queste chiese, dall’icnografia pressochè identica, dedicate alla Madonna e realizzate tra i secc. XIII e XIV, sono tutte riconducibili all’ambito artistico transalpino: in esse compare sempre l’arco ogivale, caratteristico dell’architettura gotica.
Si tratta di chiese realizzate su committenza di feudatari francesi, immigrati in Puglia nell’ambito delle campagne militari condotte dagli Angioini contro gli Svevi, che culminarono nelle note disfatte sveve di Benevento (1266) e Tagliacozzo (1268). Dopo l’assegnazione dei feudi, questi membri della piccola e media nobiltà finanziarono la costruzione di vari monumenti, che non di rado richiamavano modelli d’oltralpe.
La costruzione della SS. Annunziata manduriana va dunque inserita, a nostro avviso, in questa precisa temperie culturale. Verosimilmente, però, la committenza della nostra chiesetta non va ricondotta ad una delle tante famiglie aristocratiche francesi immigrate, ma ad un potente ordine cavalleresco, il cui nucleo originario si strutturò anch’esso oltralpe. Ai fini della ricostruzione della vicenda, ci pare utile concentrarci su un dettaglio, apparentemente secondario, della facciata: la presenza di una croce, scolpita a destra del portale d’ingresso. Si tratta, nella fattispecie, di una crocetta con tre bracci liberi a terminazione gigliata, e il quarto poggiante su un basamento. Ci pare di riconoscervi il simbolo dell’ordine cavalleresco dei Templari, che, soggetto a lievi variazioni nel corso del tempo, è attestato in forma identica in un documento della Commenda di Parigi, datato al 1290 .Il potente ordine militare, dalla storia particolarmente controversa, ebbe possedimenti anche nel Salento, prima di essere messo fuori legge in seguito al noto processo brindisino del 1310.
La più importante casa templare salentina si trovava a Brindisi, ma ve ne erano anche a Otranto a Lecce, e una persino a Maruggio. La storiografia locale sostiene che i Templari di Brindisi sono stati anche feudatari di Casalnuovo [Cfr. P. Brunetti, Manduria tra storia e leggenda (Manduria 2007), p.213], ma un referto documentario lo prova in modo incontrovertibile:il 13 maggio 1309 il giudice Pietro Porcario di Aversa, a cui erano stati affidati i possedimenti templari della Terra d’Otranto, nomina dei procuratori perchè facciano l’inventario delle proprietà che l’ordine possedeva a Casalnuovo e nelle sue pertinenze [Cfr. B. Capone, L.Imperio, E. Valentini, Guida all’Italia dei Templari (Roma 1996), p.258]. Inoltre, gli insediamenti dell’ordine (la “domus” e l’ “ecclesia”) sorgevano in genere fuori dalla città murata medievale, e l’ubicazione della chiesa dell’Annunziata rafforza ulteriormente l’ipotesi che ad essa si possa ricollegare una presenza templare.
Una relazione tra Casalnuovo e il potente ordine cavalleresco, dunque, è storicamente esistita. Occorre chiarirne meglio i termini, ma, per le ragioni innanzi descritte, ci pare di non poter escludere che la Cappella della SS. Annunziata possa rappresentarne una superstite testimonianza.
 
Nicola Morrone

 

 

 

 

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E’ in rete la seconda puntata del “Prudenzano News”
“Non un rito ma il culto della memoria
Tributo a Elisa Springer”








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