mercoledì 04 dicembre 2024


13/02/2017 19:18:31 - Sava - Appuntamenti

Si intitola “Quello che le donne non dicono” e viene presentato dalla compagnia “Vinci’s Academy Music Production”

“Quello che le donne non dicono”. E’ il titolo scelto per lo spettacolo musicale che sarà rappresentato questa sera al teatro Vittoria di Sava. Attraverso canti, balli e poesie, si denuncerà la violenza sulle donne. Scritto e interpretato dall’artista savese Marianna Vinci, vedrà in scena la compagnia “Vinci’s Academy Music Production” e, con essa, si avvarrà della partecipazione del cantautore Tony Buccoliero, di 9 ballerini coreografati da Isabella Vinci (quest’ultima partecipa come danzatrice del ventre), con letture interpretate dall’attore Giorgio Consoli.
«La violenza non è solo fisica: ci sono violenze che toccano l’anima» è riportato nella presentazione dello spettacolo. «Si subiscono violenze quando si è vittime del bullismo nei primi contesti sociali a cui ci si approccia fin dalla tenera età. Violenti sono i segni lasciati dagli abusi sulle minori durante l’adolescenza. E crescendo, la violenza che colpisce l’animo femminile può diventare sempre più violenta e logorante. Casi di violenza psicologica, la quale prende vita con un’abile seduzione per intorpidire la vittima, agisce attraverso sottili insinuazioni velate, fino a sfociare in aggressioni, crea un clima di continua disapprovazione fatta anche di silenzi ostili, parole, sottili allusioni, offese, umiliazioni, che possono distruggere lentamente ma in profondità una donna.. E senza sporcarsi le mani! Donne intrappolate da una gelosia morbosa che lede violentemente la libertà che ci viene donata alla nascita: libertà di pensiero, libertà di parola, libertà di azione. Così si subisce violenza psicologica da parte di chi costringe ad amare anche quando non lo si vuole più. Nel rovescio della medaglia, talvolta, anche l’indifferenza può tuttavia risultare Violenta, quando ti priva di ogni considerazione e ti fa sentire sola, dentro più che fuori. E poi ci sono donne trattate come un oggetto, costrette a spogliarsi o, peggio ancora, a prostituirsi».










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