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28/12/2017 18:28:59 - Manduria - Cultura

L’incrocio di linee indica non la quadripartizione di uno scudo inquartato, ma, più semplicemente, un Crocefisso e che l’emblema altro non è che il simbolo araldico della chiesa parrocchiale SS. Trinità

 

Forse la soluzione al problema é molto più semplice e proprio per questo era sfuggita.

Mi riferisco alla questione riguardante la decifrazione del secondo stemma araldico del portale della Chiesa matrice, del quale ho accennato nello studio comparso qualche mese addietro su questo giornale e che, allo stato, avevo frettolosamente chiuso come da risolvere mediante nuove indagini.

In quell’occasione, ipotizzando una quadripartizione dello scudo, ne avevo proposto l’attribuzione o al sovrano regnante sullo Stato di Napoli o al vescovo pro tempore dell’arcidiocesi di Brindisi-Oria.

Ma la risposta - quella più ovvia, che era già a portata di mano e non me ne ero avveduto - è che l’incrocio di linee indichi non la quadripartizione di uno scudo inquartato, ma, più semplicemente, un Crocefisso e che l’emblema altro non sia che il simbolo araldico della chiesa parrocchiale SS. Trinità (all’epoca eretta in Arcipretura, ma non ancora in Collegiata, sebbene fosse già servita, per il culto, collegialmente) rappresentato così come più tardi comparirà miniato nel Librone Magno delle famiglie mandurine (1).

Come noto, il frontespizio del manoscritto, successivo di circa venti anni alla realizzazione del portale della Matrice (1572 il primo, 1532 il secondo), e che mi sarà capitato di osservare decine e decine di volte (ma forse, proprio per questo, avevo omesso di considerare) contiene varie miniature di imprese araldiche.

Queste figure che, quasi sicuramente, sono state realizzate dall’iniziale estensore, l’Arciprete Lupo Donato Bruno, riportano, in sequenza, gli stemmi araldici dei poteri costituiti dell’epoca, vale a dire: Papa, Re-Imperatore, Vescovo, Feudatario (in quel tempo, la casata Imperiali), Università, Chiesa parrocchiale, con l’aggiunta dello stemma gentilizio dell’autore.

Tuttavia, un’analoga sequenza sarebbe stata già anticipata per il portale, anteriore di circa quarant’anni rispetto alla data della stesura iniziale del manoscritto.

La serie di stemmi del portale risulta però ridotta all’essenziale: in basso i due stemmi gemelli dell’Università di Casalnuovo (l’amministrazione civica dell’epoca) titolare dello jus patronatus della chiesa; in alto a destra (o, rispetto a chi guarda, a sinistra), l’emblema dei Bonifacio-Cicara, la famiglia feudataria di Casalnuovo-Manduria, e, a sinistra (a destra, per l’osservatore), lo scudo che allo stato si presenta particolarmente usurato e del quale, in questa sede, ho appena proposto l’attribuzione alla Chiesa parrocchiale.

La blasonatura di quest’ultimo scudo (che per forma, struttura e dimensioni, differisce sensibilmente da quello che ho già attribuito ai Bonifacio-Cicara) dovrebbe essere costituita proprio dall’immagine della SS. Trinità visibile nello stemma riprodotto nel Librone Magno, e quindi: in alto all’Eterno Padre seduto in trono e vestito di manto, con lo Spirito Santo in forma di colomba irraggiata, sul petto, sostenente, fra le braccia aperte, Cristo Crocifisso, il tutto al naturale. 

E’ anche probabile che l’insegna fosse sormontata dal cappello prelatizio (di Arciprete) di cui rimane un zanca metallica di sostegno. Non sembrano esservi tracce di nappe e cordoni.

Per tali ragioni, proprio il Crocifisso -che, a mio avviso, ad un attento esame del manufatto risulta sufficientemente visibile- sarebbe da individuare in quell’incrocio perpendicolare di linee che, a prima vista,  sembra essere una mera quadripartizione dello scudo.

Vi sarebbe, in tal modo, un filo rosso ad unire i due gruppi di insegne araldiche: dalla sequenza del portale, l’arciprete Lupo Donato Bruno avrebbe tratto lo spunto per miniare la serie di scudi del Librone Magno, arricchendola (anche perché disponeva di maggiore spazio) con altri emblemi.

Ma, con ciò tornando all’argomento oggetto di studio, in entrambi in casi comparirebbe lo stemma parrocchiale che, successivamente (nell’anno 1610), sarebbe diventato anche lo stemma del Capitolo della Collegiata Insigne.

Attesta infatti lo storico Leonardo Tarentini: “Compita questa cerimonia [n.d.a., l’erezione canonica della Collegiata Insigne, avvenuta il 25 Ottobre 1610] il capitolo assunse per impresa in tutti gli atti della sua gestione l’immagine della SS. Trinità in tutto simile a quella che molti anni dopo fece porre sull’arco maggiore del coro…” (2).

Da notare è il fatto che, a differenza degli stemmi inferiori dell’Università, che costituiscono parte integrante del portale, essendo stati scolpiti nella cornice dello stesso, i due stemmi superiori (Bonifacio-Cicara e Parrocchiale)  sono stati applicati alle due colonnine superiori, poste ai lati della lunetta, mediante delle staffe metalliche. Pertanto essi sarebbero frutto di una decisione successiva.

Per quanto riguarda lo stemma dei Bonifacio-Cicara, invece, occorre dire che, al momento, dovrebbe trattarsi dell’unico ad essere sopravvissuto nei territori dell’antico feudo.

Molto probabilmente esso sarà sfuggito, per nostra fortuna, a quella sorta di damnatio memoriae che seguì alla fuga di Giovanni Bernardino Bonifacio, sospettato di eresia, ed alla confisca del feudo. Il fatto, all’epoca, ebbe particolare risonanza e dovette anche comportare la rimozione di tutti i simboli araldici del feudatario decaduto.

Approfitto della pubblicazione di questo contributo per rendere nota una riproduzione fotografica di uno stemma lapideo della famiglia Cicara (unita matrimonialmente a quella Bonifacio), che non mi è stato possibile pubblicare la volta scorsa. Come al solito, l’immagine mi è stata gentilmente fornita dal sig. Pasquale Cavallo, direttore del sito araldico online www.nobilinapoletani.it.

Come ho evidenziato nel mio precedente studio, lo stemma è stato ricompreso in quello partito dei Bonifacio-Cicara, presente sul portale della Chiesa Matrice.

    

 

Giuseppe Pio Capogrosso

 

  1. Tarentini sac. Leonardo, Manduria sacra, ed. B.D’Errico, Manduria, 1899, pag.  127.
  2. Nelle immagini: Chiesa Madre – SS.Trinità, il secondo stemma del portale; Librone Magno delle famiglie mandurine frontespizio immagine dell’intera pagina e particolare; Stemma della famiglia Cicara, da www.nobilinapoletani.it.










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