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04/04/2019 06:32:00 - Manduria - Cultura

La ricerca dell’autore, riguardante le biblioteche pugliesi, riserva un’ampia scheda alla Gattiana di Manduria della quale ricorda sinteticamente l’origine che viene fissata nell’anno 1895

 

  Un testo di Raffaele Fiorillo dal titolo Incunabuli delle biblioteche di Puglia con la indicazione di alcune artistiche rilegature, pubblicato in edizione limitata nel 1942, riporta alcune interessanti notizie sullo stato della nostra biblioteca comunale negli anni trenta del secolo scorso. 1

  La ricerca dell’autore riguardante - come dice l’intitolazione - le biblioteche pugliesi, riserva un’ampia scheda alla Gattiana di Manduria della quale ricorda sinteticamente l’origine che viene fissata nell’anno 1895 “per iniziativa del senatore Nicola Schiavoni”. Nulla dice dell’altro fondatore, il canonico Gregorio Sergi.

   La situazione non doveva essere ottimale al principio degli anni trenta del ‘900, in quanto l’autore ci informa che “Da una prima visita fatta da un Ispettore della Soprintendenza Bibliografica locale verso il 1930, non apparve chiaramente quale vita avesse avuta la biblioteca nei tempi passati, perché fu trovata in stato tale di abbandono che non lasciava trasparire traccia alcuna di funzionamento. Priva di cataloghi e di altri registri bibliografici, i libri erano collocati negli scaffali per materie. I locali, quantunque non disprezzabili, erano in uno stato di abbandono e la scaffalatura, in parte raccogliticcia, non rispondente al bisogno.”. 2

   A quanto pare, la cosa non lasciò indifferente la Soprintendenza che inviò vari solleciti all’Amministrazione Municipale al fine di “mettere in efficienza tale istituto e renderlo utile ai bisogni della cultura locale, tanto più che il materiale librario era costituito da opere buone e di un certo interesse”.

    Molte promesse furono fatte dai pubblici amministratori dell’epoca, ma riferisce l’autore, non furono mantenute. Finalmente, nel 1933, a seguito di un intervento più energico della Soprintendenza “il Podestà cav. Filotico, da brevissimo tempo in carica, ebbe una comprensione esatta di quello che dovesse essere un istituto del genere, e non mancò di adottare con un certo interesse e sollecitudine quelle provvidenze necessarie per la valorizzazione di esso”. Vengono così indicate le misure adottate: “Ed oltre a rivolgere la sua attenzione all’incremento librario, quando pensò anche alla riattazione dei locali e a far costruire altra scaffalatura col renderla tutta uniforme, con retine metalliche agli sportelli. Provvide pure all’esecuzione di un impianto di luce elettrica con tutte le garenzie volute dalla tecnica moderna e di quello di riscaldamento a termosifone.”.

   Insomma, potremmo dire che fu fatto un buon lavoro.

   Agli interventi sul patrimonio librario e sui locali, seguì poi quello sul personale: l’autore ci informa che, proprio all’epoca, fu affidato l’incarico “ad un distinto professionista locale ed esperto nonché appassionato  bibliofilo, il quale, in attesa di un altro funzionario da nominarsi in organico tra il personale del Comune, avesse incominciato il lavoro di riordinamento ed alla compilazione del catalogo alfabetico e per autori”.   

  Doveva trattarsi certamente del dott. Michele Greco, citato più avanti nella stessa scheda, che da quel momento fu destinato a diventare lo storico direttore dell’istituto per quasi un trentennio.

   Viene pure descritto l’effetto virtuoso che il riordino della biblioteca comunale produsse a livello cittadino: l’istituzione che era sorta anche grazie alle donazioni di materiale librario da parte di varie famiglie mandurine, fu ulteriormente arricchita da nuovi lasciti. Dice l’autore: “Di fronte a questo fervore di opere i cittadini di Manduria ripresero la nobilissima tradizione, quella di offrire numerosi libri alla biblioteca, e non solo nel 1934 furono regalati oltre 300 volumi, senza contare i numerosi acquisti fatti dal Comune, come gli scritti e i discorsi del Duce [sic]; si prese l’associazione all’Enciclopedia Treccani, si acquistarono tutte le opere del Carducci, del Pascoli e via dicendo.”.

    Segue un accenno alle opere custodite, soprattutto a quelle riguardanti il nucleo più antico, del quale si formò una sezione separata: “Oltre agli incunaboli che andiamo elencando vi è un discreto numero di opere del ‘500, provenienti dalle Corporazioni religiose soppresse, fra le quali vi sono diverse opere di medicina, delle quali viene fatto un catalogo illustrato a stampa dal dott. Michele Greco.”.

   Le indicazioni non mancano di attualità e, aggiungerei, anche di utilità, tenuto conto delle notizie di questi giorni riguardanti il collocamento a riposo di parte del personale e delle preoccupazioni espresse da alcune associazioni locali sul funzionamento futuro dell’istituto. La scheda appena riportata, a mio sommesso avviso, non manca di fornire spunti interessanti per le iniziative da prendere.

    Aggiungo in chiusura una didascalia per l’immagine riportata accanto: si tratta di una rara, se non proprio unica fotografia (altre io non ne conosco) del canonico Gregorio Sergi, con lo Schiavoni, cofondatore della Gattiana di Manduria. E’ un ritratto risalente, molto probabilmente, a fine ‘800 appartenente ad una collezione privata.2

 

Giuseppe Pio Capogrosso

 

1) Fiorillo Raffaele, Incunabuli delle biblioteche di Puglia con la indicazione di alcune artistiche rilegature, ed Aldo Lubrano – Napoli 1942, edizione numerata di 250 esemplari.

2) Op.cit. pagg. 86-89.

3) Ringrazio la proprietaria, sig.ra Immacolata My in Capogrosso, per la sua disponibilità alla pubblicazione della fotografia.











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