giovedì 28 marzo 2024

12/01/2021 09:54:50 - Salento - Attualità

Tra i vaccinati anche personale scolastico e appartenenti alle forze dell’ordine. «Non è consentito»

La Puglia ha superato quota 35mila vaccinazioni, pari a oltre il 70% delle 48mila dosi finora consegnate dalla Protezione civile. Nei giorni di piena operatività, quelli in cui le scorte lo permettono, i 40 ospedali attivi sono riusciti a garantire 5mila somministrazioni. Un buon risultato anche se le polemiche non mancano: perché, oltre ai medici e alle altre categorie che ne hanno diritto, negli ambulatori è riuscito a infilarsi anche qualcuno che avrebbe dovuto attendere.

Sabato a Brindisi è scoppiata la denuncia del presidente dell’Ordine: ha puntato il dito contro le mogli dei medici in pensione («Una decina», secondo il direttore generale della Asl, Giuseppe Pasqualone) che avrebbero ricevuto la vaccinazione. «Un errore», conferma la Asl. Ma non sarebbe stato l’unico. Almeno scorrendo l’elenco per categorie che il Dipartimento Salute ha compilato sulla base delle comunicazioni delle Asl. Elenco che, adesso, dovrà essere sottoposto a controlli. Tra Bari e la Bat, ad esempio, risulterebbero vaccinati una decina di «operatori scolastici». Sempre nella Bat è stato censito un appartenente alle forze dell’ordine oltre che un «soggetto di interesse istituzionale». In numerosi ospedali (da Bari al Salento) la vaccinazione è stata somministrata anche al personale delle Sanitaservice (gli addetti alle pulizie e al facchinaggio), già previsto nel piano per la prima fase insieme ai dipendenti amministrativi delle Asl. E altri ospedali hanno censito tra i vaccinati anche «studenti», senza specificare: potrebbe trattarsi di studenti di medicina come di studenti delle scuole superiori.
«Non possiamo vaccinare nessuno che non sia incluso all’interno delle categorie identificate - dice il capo dipartimento salute, Vito Montanaro -, e cioè personale sanitario, ospiti delle Rsa e personale delle funzioni di supporto, rigorosamente in ordine di priorità secondo quanto stabilito». Ovvero prima i medici e il personale sanitario degli ospedali, preferibilmente dei reparti covid. Poi le funzioni di supporto, cioè tutti quegli operatori (anche esterni) che per vari motivi risultano a contatto con i pazienti. Infine tutti i dipendenti delle aziende sanitarie.

«Più corriamo - dice Montanaro - più siamo sicuri che tra un mese o un mese e mezzo non correremo più rischio di contagi negli ospedali e nelle Rsa». La Puglia ha ottenuto una disponibilità di 95mila dosi a fronte di una richiesta di 106mila. Ma con l’ok dell’Aifa per estrarre 6 dosi anziché 5 da ciascuna fiala, si è saliti a 113mila persone potenzialmente vaccinabili. Nel totale - spiegano dalla Regione - rientra tutto il mondo del 118, ma anche tutte le associazioni di volontariato che garantiscono l’assistenza domiciliare, oltre che i medici di medicina generale e i pediatri (compresi i collaboratori di studio), e tutta la sanità privata accreditata. «Quando avremo vaccinato tutti - dice Montanaro - dovrebbe esserci anche un piccolo residuo che consentirà di vaccinare odontoiatri, farmacisti e specialisti privati. Ma sempre con il via libera del ministero e sempre mantenendo la scorta del 30% necessaria a garantire il richiamo. Gli errori? Possono capitare, ma speriamo che non siano state utilizzate dosi al di fuori di quanto autorizzato».
Nel caso di Brindisi denunciato dall’Ordine dei medici è ad esempio emerso che l’ospedale aveva «scongelato» tutta la scorta di dosi, che a quel punto doveva necessariamente essere utilizzata entro poche ore. La Asl dovrà accertare se si sia trattato di un errore oppure di una scelta finalizzata a favorire qualche amico. A ogni vaccinazione corrisponde un modulo anagrafico (il consenso informato) che consente di tenere traccia di chi la riceve, e il totale delle dosi consegnate deve coincidere con quelle somministrate: ecco perché dagli elenchi emergono anche categorie non previste.









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