giovedì 18 aprile 2024

28/09/2022 08:32:29 - Manduria - Politica

Iaia e Maiorano hanno lavorato per anni fra la gente e con la gente. I risultati a Manduria dimostrano invece che tanti candidati, odierni e del passato, sono “lontani” dalla comunità

Le urne hanno parlato. Anche a Manduria. E i responsi sono molto chiari. Ad essere premiati, sfruttando il momento magico di Fratelli d’Italia, l’ex sindaco, nonché coordinatore provinciale del partito della Meloni, Dario Iaia e il vice sindaco di Maruggio Giovanni Maiorano. A loro l’elettorato manduriano ha tributato una valanga di voti. Voti, sia chiaro, di protesta verso la situazione politica e sociale italiana: protesta della quale la Meloni ha dimostrato di sapersi fare portavoce. Ma voti raccolti anche grazie al tessuto che sia Iaia che Maiorano, nel tempo, hanno saputo costruire. Voti, dunque, di fiducia e di stima personale.

Iaia arriva da una lunghissima esperienza nel Consiglio comunale di Sava: prima da consigliere di minoranza e, poi, per due consiliature, da sindaco. Dimostrandosi leader, è stato nominato coordinatore provinciale del suo partito. Sia in questa carica, sia prima da sindaco di Sava, è spesso stato in prima fila, ad esempio, nella difesa dell’ospedale “Marianna Giannuzzi”.

Per buona parte della sinistra manduriana, in difficoltà perché colleghi di partito governano la Regione (luogo in cui si decidono le sorti dei servizi sanitari), sembra invece che il “Giannuzzi” goda di … ottima salute. Se a Grottaglie e recentemente anche a Francavilla Fontana i Consigli comunali si riuniscono per pretendere rispetto verso gli ospedali delle loro città, a Manduria ancora si aspetta il piano di rilancio promesso alla fine della prima ondata di pandemia. Mentre prima delle elezioni arrivano le promesse, ad orologeria, di milioni di euro e di rilancio, al “Giannuzzi” c’è un medico morto in corsia e accade che il Pronto Soccorso, sguarnito di personale, possa restare, seppur per breve tempo, senza medico…

L’esperienza di Giovanni Maiorano è molto simile a quella del suo amico di partito Iaia. Eletto consigliere comunale con un boom di voti nella passata consiliatura, con la conseguente nomina a vice sindaco, è riuscito a far crescere, attorno a sé, il consenso e la simpatia. Non solamente dei suoi compaesani. Ha allacciato rapporti con politici di altri centri limitrofi e i risultati del suo lavoro si erano già visti alle scorse Regionali.

Non ci ha meravigliato il 28% ottenuto a Manduria da Fratelli d’Italia. Sia, lo ribadiamo, per il vento favorevole di cui ha goduto il partito negli ultimi mesi, ma anche per la credibilità dei candidati.

In questo quadro si è arrivati alle Politiche di domenica scorsa. Di manduriani in corsa la sola Maria Grazia Cascarano (Pd) aveva alcune chance (poche per la verità) di essere eletta. Il risultato, suo e del partito, è stato disastroso: il 13% dei consensi nella propria città, circa 5 punti in meno della percentuale del proprio partito a livello nazionale.

Ed ecco, puntuale, l’interrogativo: perché Manduria ha penalizzato una propria concittadina (Cascarano) e ha invece premiato candidati di comuni limitrofi? A penalizzare enormemente Maria Grazia Cascarano è stato, a nostro avviso, la posizione non chiara del proprio partito a livello locale: sino ad anno fa in netta contrapposizione con la locale Amministrazione; qualche mese fa, poi, arrivò il comunicato in cui si auspicava la ricostruzione del centrosinistra locale; infine il comizio di qualche giorno fa con la presenza degli amministratori locali. Già la presenza minima di gente in piazza sarebbe dovuta suonare come campanello d’allarme…

Con senno del poi, è convenuta un’alleanza, sicuramente non compresa dalla base, con i gruppi civici che sostengono l’Amministrazione? Oppure avrebbe trovato un maggior consenso un’azione di opposizione costruttiva, ma più rigida?

Il cattivo risultato del Pd manduriano, altresì, è anche il frutto della “latitanza” in città. L’impegno dell’attuale segretario, seppur lodevole, non è più sufficiente. Una volta il Pd (e prima ancora i partiti dai quali ha avuto origine) si differenziava per la sua presenza accanto alla gente per sostenere istanze e richieste, finalizzate, sia chiaro, al bene comune e quindi alla crescita della città. Qualche comunicato ogni tanto per far presente la propria posizione non è sicuramente sufficiente… Non lo sosteniamo noi, ma lo dicono i numeri: la presenza di un candidato locale avrebbe dovuto rappresentare una risorsa per il partito in una competizione elettorale. Invece accade che il Pd ottiene un risultato più basso di quello medio a livello nazionale…

Più avanti si potranno analizzare politicamente questi e altri fattori che hanno prodotto il risultato elettorale delle Politiche, nel suo complesso e nella specificità. Ma chi perde in politica, non perde per colpa degli altri, ma perde per le proprie, anche quando, in taluni casi, una serie di “congiure” e congiunture sfavorevoli ne hanno accelerato il processo. Se il Pd intende tornare ad essere protagonista in città, vari, da subito, una piattaforma programmatica contenente proposte capaci di risolvere i tanti problemi della città (soluzioni magari condivise e sostenute anche dal Pd regionale…) e, soprattutto, scelga se restare accanto ai gruppi civici dell’attuale coalizione di maggioranza, oppure se prendere le distanze e proporre un’alternativa sulla quale lavorare sin da adesso, in funzione delle prossime Comunali.

Chi ha vinto, pur non essendo stato eletto (ma non vi erano aspettative in tal senso, anche per la scelta, a nostro avviso, poco felice, del partito cui ha aderito insieme al suo movimento), è Mimmo Breccia. Ha vinto a sinistra, prendendo spazi e consensi che il PD non ha saputo difendere. Ha vinto sul terreno lasciato libero dai partiti di riferimento. Una vittoria (terzo partito a Manduria) conseguita con una strategia politica ben precisa: dare voce alla protesta della gente. Breccia ha dimostrato di saper parlare alla “pancia” e al cuore dei propri concittadini. Non si spiegherebbe altrimenti una percentuale del 15% (superiore anche a quella del Pd) con un partito che a livello nazionale ha superato di qualche frazione appena l’1%.

Questo il quadro politico manduriano. Quali colpe addossare, allora, agli elettori?

 









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