venerdì 03 maggio 2024

06/11/2023 17:09:11 - Provincia di Taranto - Attualità

Le indagini stratigrafiche hanno messo in luce numerosi rinvenimenti quali strade, sepolture e strutture (setti murari, pozzi, butti di materiale collegabili ad impianti artigianali) documentando una complessa stratificazione inquadrabile fra età arcaica e l’età moderna

I materiali archeologici esposti nelle tre vetrine prospicienti la sala conferenze mostrano una selezione dei reperti recuperati nelle attività di scavo condotte, dal 2017 al 2022, in tutta l’area di pertinenza del Dipartimento di Prevenzione della ASL di Taranto.

I saggi archeologici preventivi erano stati richiesti dalla Soprintendenza, ai sensi del Codice dei Beni culturali e del Paesaggio (art. 28 del D.Lgs 42/04) e del Codice degli Appalti Pubblici (art. 25 del D.Lgs 50/2016), nell’area destinata alla realizzazione del nuovo corpo di fabbrica di collegamento tra i fabbricati 1 e 2 degli ex Baraccamenti, per estendersi poi all’intero comparto occupato dagli edifici ASL. Sono stati condotti sul campo dal dott. Severino Dell’Aglio con la manodopera della impresa De Marco di Bari. La direzione scientifica degli interventi è stata rivestita dalla dott.ssa Laura Masiello, della Soprintendenza.

Le indagini stratigrafiche hanno messo in luce numerosi rinvenimenti quali strade, sepolture e strutture (setti murari, pozzi, butti di materiale collegabili ad impianti artigianali) documentando una complessa stratificazione inquadrabile fra età arcaica e l’età moderna.

I dati raccolti hanno confermato che il sito si collocava ai margini dell’abitato antico di Taranto in un contesto caratterizzato, in età greca e poi romana, da zone destinate a funzioni funerarie e produttive immediatamente a sud dell’ampia area sacra del cosiddetto “Fondo Giovinazzi”, posta all’interno dell’Ospedale Militare, e nelle vicinanze di altre zone archeologiche già indagate all’interno della Caserma Mezzacapo, della ex Caserma Fadini, in via Cugini e in via Otranto.

Nel corso degli scavi condotti nell’area destinata ad accogliere il blocco di collegamento tra gli edifici 1 e 2 degli ex Baraccamenti è stata indagata una sepoltura monumentale messa in luce a ridosso del muro occidentale dell’edificio 1, ora conservata al di sotto della pavimentazione a vetri realizzata all’interno dell’edificio che accoglie la Direzione e gli uffici amministrativi del Dipartimento di Prevenzione della ASL.

Esempio unico nella necropoli tarantina, la camera funeraria risulta realizzata sfruttando una preesistente cisterna circolare a campana, parzialmente tagliata e adattata alla nuova destinazione d’uso sul lato occidentale, dove è stata realizzata la scala di ingresso al vano funerario, chiuso da un lastrone monolitico in carparo. La parte superiore della riserva idrica, originariamente più alta e costruita, risulta smontata e rasata per consentire un più agevole alloggiamento dei blocchi di copertura della tomba, oggi non più visibili, secondo l’uso attestato in altre sepolture monumentali della necropoli. I resti della camera funeraria risultavano completamente obliterati da terreno di scarico e da un butto di materiale sul fondo collegabili alla fase di dismissione della struttura, avvenuta in età romana, forse in connessione con la realizzazione di una strada che attraversava in senso est-ovest l’intera area di scavo.

L’originale camera funeraria si sviluppa a campana con un progressivo ampliamento verso il basso (diametro 1,40 m al taglio conservato della parte superiore; diametro 2,80 m sul fondo a quota -4,27 m dal piano di calpestio esterno). Sul fondo, è visibile una larga e poco profonda fossetta di decantazione della riserva idrica originaria; di questa si conservano resti della malta idraulica usata come rivestimento originario delle pareti, perfettamente aderente al taglio e alle imperfezioni della roccia naturale cavata soprattutto nelle parti più profonde.

L’importanza e la quantità dei reperti che veniva progressivamente in luce nell’area di intervento, in particolare nel Saggio 5 praticato all’interno dell’edificio 3 degli ex Baraccamenti, dove oggi è posta l’area di accoglienza, portò la ASL a proporre alla Soprintendenza la valorizzazione della tomba a camera e la creazione di un percorso di visita che potesse illustrare quanto emerso nelle ricerche nel sito.

Sono state così previste, già in fase di progettazione, 8 vetrine espositive che accoglieranno, secondo un percorso tematico e cronologico, i materiali recuperati, che sono attualmente in fase di restauro e studio nei laboratori della Soprintendenza Nazionale per il Patrimonio culturale subacqueo, collocati nell’ex Convento di Sant’Antonio a Taranto.

Le tre vetrine allestite costituiscono, quindi, un’ ”anteprima“ dell’intero percorso che sarà arricchito da pannelli esplicativi  e da video che illustreranno le diverse fasi dello scavo, con restituzioni in 3D di alcune aree di intervento, queste ultime curate, come tutta la documentazione grafica da Andrea Pedone della Deka Archeologia & Topografia.

I temi prescelti per la presentazione della futura esposizione, così come recitano i titoli posti sulle vetrine, sono:

  • Sui tetti delle case” con riferimento alle decorazioni architettoniche dei tetti degli edifici pubblici e privati della Taranto greca, illustrate da una scelta di antefisse a volto di Gorgone, che, poste alle estremità delle tegole sulle facciate dei templi o vicino all’ingresso delle case, si riteneva potesse tenere lontani, con il loro aspetto terrifico, gli spiriti maligni.
  • “La città dei morti” nella quale sono esposti due dei corredi funerari riferibili ad incinerazioni raccolte in bacini di argilla acroma, recuperati nello scavo del settore di necropoli di prima età imperiale (I secolo d.C.). Il corredo della tomba 20 era deposto nella sepoltura di una bambina, riconoscibile per la presenza dello specchio in bronzo, del piccolo castone di anello digitale in corniola con raffigurazione incisa di un cervo, degli aghi crinali in osso, e dei giochi destinati alla sua giovane età, come gli astragali, ossi posti negli arti posteriori dei quadrupedi, utilizzati per un passatempo simile a quello delle “cinque pietre”, che poteva aver luogo dovunque e in ogni circostanza, per strada, in palestra, nelle feste, per essere poi consacrati agli dei al termine dell’infanzia o dell’adolescenza.
  • “Le officine ceramiche” costituiscono il tema dell’ultima verina, nella quale è raccolta una serie di materiali collegati alle manifatture ceramiche (pestelli, scarti di fornace, vasi malcotti) e alla lavorazione dell’argilla, quali matrici di terrecotte figurate (cui una con l’iscrizione dell’artigiano Leóntos, in caratteri greci) o di dischi votivi, insieme ad esempi di produzioni di pregio, quali il frammento di coppa in ceramica sovraddipinta con corpo baccellato ad imitazione della suppellettile metallica, e il frammento di vaso nuziale (lebete) a figure rosse.

L’aspetto rilevante dell’intero progetto sta, quindi, nella scelta, che ha visto concordi la ASL e la Soprintendenza, di una strategia d’intervento per la valorizzazione del patrimonio culturale che il sito raccoglie, anche in una prospettiva di inserimento in un sistema a rete di risorse culturali presenti nella città di Taranto che attivi processi di conoscenza della storia dei luoghi e delle espressioni artistiche che l’hanno attraversato e di partecipazione delle comunità locali alla valorizzazione dei patrimoni che la città custodisce.

 









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