giovedì 14 novembre 2024


07/10/2024 09:00:05 - Manduria - Cultura

L’odierna ricorrenza della festa della Madonna del Rosario ci offre lo spunto per illustrare le singolari motivazioni storico-religiose che hanno portato la Chiesa a celebrare tale festività nella giornata del 7 ottobre

Il culto della Vergine del Rosario risale al 1208, quando Maria apparve a San Domenico di Guzman a Prouille,  consegnandogli la prima Corona del Rosario per contrastare la diffusione dell’eresia. Esso venne notevolmente incrementato nel XVI secolo, quando papa Pio V, con la bolla “Salvatoris Domini” (5 marzo 1572), dichiarò che la vittoria dei cristiani nella battaglia di Lepanto, combattuta il 7 ottobre 1571 dalla Lega Santa contro la flotta ottomana, era stata vinta grazie all’intercessione di Maria, alla quale la cristianità intera si era rivolta recitando la preghiera del Rosario prima dello scontro. Si ebbe anche la diffusione di un inno cristiano che recitava: “Anche a Lepanto se hanno vinto fu il Rosario di San Pio V”.

Fin da subito, la battaglia di Lepanto ebbe una forte connotazione religiosa. In primo luogo, il simbolo, uno stendardo raffigurante il Crocifisso su fondo rosso, collocato tra gli apostoli Pietro e Paolo, e sormontato dalla scritta “In hoc signo vinces”, che Pio V benedisse prima della partenza della flotta. Inoltre, un’immagine della Madonna recante la scritta “S. Maria succurre miseris”, che venne issata sulla nave ammiraglia della flotta. Infine — così è tramandato — , a mezzogiorno del 7 ottobre, il pontefice fece suonare a festa le campane, annunciando la vittoria cristiana ben ventitré giorni prima che la notizia giungesse a Roma.

Un evento determinante per la Storia: nella bolla del 1572, Pio V stabilì che il 7 ottobre di ogni anno fosse dedicata alla “Madonna della Vittoria”; nella costituzione “Monet Apostolus” del 1573, Gregorio XIII spostò la celebrazione alla prima domenica di ottobre, rinominandola “Madonna del Rosario”; nel 1716 Clemente XI estese la festività alla Chiesa universale; nel 1931 la festa della Madonna del Rosario fu definitivamente fissata al 7 ottobre come memoria obbligatoria.

Il culto della “Madonna della Vittoria” ebbe notevole diffusione anche nella nostra regione, dando inizio ad una iconografia evocativa della crociata e dei personaggi coinvolti (Pio V, il re Filippo II, cardinali, cavalieri, uomini di corte, i committenti delle opere, il popolo in preghiera).

Tale partecipazione allargata si può ammirare, ad esempio, nel dipinto presente nella Chiesa Madre Santissima Assunta di Soleto, realizzato nel 1580 da Lavinio Zoppo: vi compaiono i componenti della famiglia Sanseverino, verosimilmente committenti dell’opera, Papa Pio V o Gregorio XIII, alcuni nobili di Soleto, oltre a Matteo Tafuri, noto personaggio del posto. Lo stesso avviene nei numerosi dipinti aventi per soggetto la Madonna del Rosario del pittore gallipolino Gian Domenico Catalano; in particolare in un dipinto presente nella Chiesa Matrice di Seclì, si riconoscono Guido D’Amato, un nobile salentino che partecipò alla battaglia di Lepanto, e la moglie Giulia Spinelli.

Anche nelle chiese del brindisino troviamo dipinti che si riferiscono alla battaglia di Lepanto. A Tuturano, nella chiesetta dedicata alla Madonna del Giardino, è presente un affresco raffigurante la Madonna del Rosario, il Papa Pio V e altri protagonisti della storica impresa. Nella chiesa matrice di San Vito dei Normanni, intitolata a Santa Maria della Vittoria, è conservato un dipinto in cui la Vergine Maria con il Bambino annunciano dal cielo la vittoria della battaglia. Esso segue il tipico schema iconografico che presenta in alto alcuni Santi che venerano Maria e Gesù; nella parte inferiore il Pontefice, il capitano Colonna, Filippo II e il committente dell’opera; sullo sfondo la riproduzione della battaglia.

Nel territorio di Taranto, troviamo una grande pala d’altare che raffigura la Madonna del Rosario nella chiesa di san Domenico a Castellaneta, verosimilmente commissionata dalla Confraternita del SS. Rosario istituita dai frati domenicani dopo la vittoria di Lepanto. L’opera, è attribuita a Gianserio Strafella da Copertino, e segue il tipico schema iconografico illustrato in precedenza. 

A Manduria, nella bellissima chiesa del Rosario, possiamo ammirare lungo la parete sinistra l’altare dedicato alla Vergine del Rosario. Esso è costruito in pietra leccese, con fregi e arabeschi riccamente lavorati, ed è ornato di una tela dipinta nel 1746 da Diego Oronzo Bianco. Si tratta della “Madonna del Rosario con S. Domenico e S. Caterina e misteri”. Il dipinto (un olio su tela di cm 248x171), collocato nel periodo della piena maturità artistica del pittore manduriano, è attorniato da undici formelle ovali raffiguranti i “Misteri” (GUASTELLA, p. 276). In “Cornu Evangelii” di detto altare, su una lapide, leggiamo: “O VOI TUTTI CHE SIETE TRAVAGLIATI ED OPPRESSI DAL DOLORE / PRENDETE IL FARMACO DELLE VOSTRE FERITE. ECCO LA MIA CORONA DI ROSE CELESTI / CINGETEVENE IL VOSTRO CUORE: OFFRITELA AI MIEI PIEDI OGNI GIORNO ED IO VI SCAMPO / DA MORTE. LA VOSTRA VITA SULLA TERRA È UN PELLEGRINAGGIO. È UN ASILO: SIETE POLVERE, MA LE MIE ROSE SONO IMMARCESCIBILI E FECONDE DI VITA ED IO CHE SONO LA MADRE DEI PECCATORI VERRÒ A CORONARVI NEL GIORNO DELLA VOSTRA AGONIA (TARENTINI, p. 167).  

Il dipinto vede al centro il gruppo con la Madonna e il Bambino, a sinistra San Domenico, a destra Santa Caterina. Le figure sono inserite in una disposizione spaziale piramidale, secondo i canoni artistici dell’epoca. La presenza di San Domenico è dovuta all’apparizione di Maria che egli ebbe nel 1208 a Prouille, sede del primo convento da lui fondato, mentre quella di Santa Caterina rimanda alla sua appartenenza alle Terziarie Domenicane (indossa infatti l’abito dell’ordine).

La Vergine ha il Bambino sulle ginocchia e lo cinge con la mano sinistra, mentre con la destra porge una corona del Rosario a san Domenico. Il Bambino, a sua volta, con in volto un accenno di sorriso, ne porge un’altra a Santa Caterina, la quale la riceve nella mano destra. In alto e tutt’attorno figure di angeli (recanti in mano una rosa, oppure un giglio) si stagliano su un fondo dorato, che conferisce all’insieme una particolare luminosità soffusa. Un maggiore contrasto tonale caratterizza invece le figure principali. I colori scuri più esterni del mantello dei due Santi e del manto blu della Vergine degradano progressivamente  nei colori chiari del centro: la veste di Maria è di un arancione luminoso fin quasi a trascolorare nell’incarnato del Bambino. Siamo nel cuore del dipinto, da qui si irradia la luce che mette in risalto i volti: la Vergine con lo sguardo abbassato ma eloquente si compiace di guardare il Figlio, San Domenico appare in atteggiamento contemplativo, Santa Caterina presenta un’espressione estatica.  

Bibliografia:

Arnò G., “Manduria e manduriani”, Marzo editore 1983

Barbero A., “Lepanto. La battaglia dei tre imperi”, Editori Laterza 2012

Lacaita L., “La storia delle storie di Manduria”

Guastella M., “Iconografia sacra a Manduria”, Barbieri 2002

Primicerj A.M., “Storia dell’arte moderna. Una famiglia di pittori di Manduria: i Bianchi”, in “QuaderniArcheo”, n. 9, maggio 2018

Tarentini L., “Manduria Sacra”, Barbieri 2000

Sitografia:

https://www.senzacolonnenews.it/citta/item/la-battaglia-di-lepanto-nelle-chiese-brindisine.html

https://www.salentoacolory.it/battaglia-lepanto/

https://www.facebook.com/MadeInTaranto/posts/esattamente-450-anni-fa-la-flotta-cristiana-della-lega-santa-sconfiggeva-quella-/4832047463485969/?locale=ms_MY

https://culturasalentina.wordpress.com/2010/03/02/i-personaggi-della-battaglia-di-lepanto-e-la-madonna-del-rosario/











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