venerdì 05 dicembre 2025


02/08/2025 08:06:23 - Manduria - Cultura

Nel 1710 fondò il monastero delle Servite e l’annessa chiesa dello Spirito Santo, inaugurati dal vescovo Labanchi nel 1726

La vicenda umana di Maria Giulia esige una comprensione che travalica le cifre del suo tempo per attingere a quei valori universali di dignità, di umanità e di profonda fede che, più di ogni altra cosa, permisero a una nobildonna di essere una donna ‘nobile’ nell’animo e nelle azioni.

Nata in Casalnuovo il 23 gennaio 1669 da Francesco Antonio e Caterina Giustiniani, divenne moglie, a diciannove anni, dell’allora castellano di Casalnuovo, Tommaso Corcioli dei marchesi di Trepuzzi, nonché madre di una bambina, Camilla Maria Antonia, morta a pochi giorni dalla nascita.

Rimasta vedova a quarantacinque anni, riuscì a dare senso e forma alla propria sofferenza avviando, con fervore e dedizione, un progetto di monachesimo femminile alternativo a quello esistente in Calsanuovo, rappresentato dalle Benedettine. Il risultato del suo impegno non fu da poco: nel 1710 fondò il monastero delle Servite e l’annessa chiesa dello Spirito Santo, inaugurati dal vescovo Labanchi nel 1726. A tale scopo, Maria Giulia utilizzò la propria dote insieme alla corposa eredità lasciatele dallo zio materno D. Angelo Felice Giustiniani.

Definita dal Tarentini «donna di gran senno, cuor generoso di gravità e modestia, di destrezza e prudenza negli affari, sincerità e fermezza nelle parole, ed altre belle virtù di cui a gran dovizia dotolla Iddio», Maria Giulia Troiani era per le novizie “mamma Giulia”: a lei, sempre attenta e premurosa, esse si rivolgevano per superare situazioni difficili.

Una figura attualissima quella di Maria Giulia, le cui doti di ‘problem solving’, le ottime capacità organizzative e di management, unite a una innata autorevolezza ne fecero una donna in grado di affrontare e risolvere qualunque problema le si presentò nella gestione del monastero, sia di natura economica che religiosa. 

Maria Giulia donna imprenditrice del suo tempo. In un momento storico dominato dalla grande proprietà fondiaria, il cui elemento catalizzatore era, nella maggior parte dei casi, la masseria, Giulia, imprenditrice accorta e lungimirante, scelse proprio tale forma di investimento per la costituzione della dote da assegnare alla comunità religiosa da lei fondata, investendo altresì cospicue somme di denaro per il miglioramento dei fabbricati insistenti nelle masserie, al fine di renderle più funzionali. Le masserie dotali erano ‘Paduli’, ‘Torre’ e ‘Cicella’, le quali costituivano la parte più cospicua dei beni patrimoniali del monastero, valutati complessivamente 22.453 ducati. Inoltre, la scelta del sistema a conduzione diretta anziché quello del fitto, per dette proprietà, si rivelò vincente: la loro rendita annua complessiva era di 1477 ducati e 50 grana di contro ai 1090 ducati che avrebbero reso in affitto. L’oculata gestione patrimoniale dei beni del monastero ebbe benefiche ricadute anche sullo sviluppo dell’economia locale, con l’introduzione dell’allevamento dei bovini (fino ad allora trascurati a vantaggio di ovini e caprini) e l’incremento della coltivazione della vite (all’epoca ancora poco praticata, a causa di alcune malattie che colpivano i vitigni).

Altrettanto sviluppate e apprezzate furono le sue qualità umane e la sua profonda religiosità. Amata e stimata da tutti, donna Giulia Troiani  trascorse gli ultimi quindici anni della propria vita, come laica, nel convento da lei fondato. Commovente l’affetto che le religiose le riservarono, adoperandosi, ad esempio, per applicare delle rotelle ad una poltrona per facilitarne gli spostamenti, fino ad ‘ospitarla’ nel monastero per l’eternità: a lei  venne concessa infatti la sepoltura nella cripta ipogea, sepolcro comune delle monache.

Oltre alle sue spoglie mortali, la chiesa dello Spirito Santo custodisce anche un ritratto della Troiani. Lo possiamo ammirare osservando il dipinto che si trova, entrando a sinistra,  in un’ancona della chiesa dello Spirito Santo, quella raffigurante S. Filippo Benizzi e S. Giuliana Falconieri in adorazione della Vergine, opera di Diego Bianchi: in basso a destra, inginocchiata in preghiera la committente Maria Giulia Troiani, con in mano un libricino di preghiere. Di buona fattura, il ritratto coglie i tratti salienti della personalità di “mamma Giulia”: la naturalezza, il carattere forte e determinato nonché la premurosa dolcezza di ogni madre.  

Donna immensa Maria Giulia Trojani «a cui Manduria si vanta d’aver dato i natali e ne ha ragione», scrive il Tarentini compiaciuto e allo stesso tempo amareggiato, perché nessun concittadino — ai tempi in cui egli scrive — si era fatto carico di tramandarne la memoria alle generazioni successive intitolandole una via o dedicandole una lapide*. Dovevano trascorrere più di due secoli perché il desiderio del Tarentini diventasse realtà: nella nuova toponomastica cittadina, introdotta nel 2024, troviamo infatti “Piazza Maria Giulia Troiani”, situata nei pressi dell’ex monastero delle Servite, tra via L. Omodei e via Archidamo.

 

 

Bibliografia

Arnò G., “Manduria e manduriani”, ed. anastatica, A. Marzo ed., Manduria 1983;

Brunetti P., “Manduria tra storia e leggenda”, Barbieri-Selvaggi editori, Manduria 2007;

*BRUNETTI P.,“Manduria-Casalnuovo. Le strade, le piazze”, Italgrafica ed., Oria 2004 (l’opera contiene una proposta di intitolare una via cittadina a Maria Giulia Troiani);

Dimitri E., Manduria Note di storia, tradizioni, cronaca cittadina e curiosità, Barbieri Selvaggi editore, Manduria 2013;

Guastella M., “Iconografia sacra a Manduria”, Barbieri ed., Manduria 2002;

Pasanisi A., “Maria Giulia Troiani e il monastero delle Servite di Manduria”, Caforio editore, Manduria 2005;

PASANISI A., “Civiltà del Settecento a Manduria”, Lacaita editore, Manduria 1992;

Tarentini L.,  “Cenni storici di Manduria”, ried. Anastatica, Atesa editrice, Bologna, 1996;

Tarentini L., “Manduria sacra”, nuova ed. a cura di E. Dimitri, Barbieri editore, Manduria 2000.