venerdì 05 dicembre 2025


10/09/2025 17:47:31 - Provincia di Brindisi - Attualità

«È un luogo in cui si intrecciano leggende, architettura medievale, testimonianze archeologiche e tradizioni ancora vive. Chi visita Oria non si limita a vedere un borgo, ma vive un’esperienza culturale che lascia un segno profondo»

Oggi vi presentiamo un’intervista dedicata alla nostra seconda tappa nella provincia di Brindisi: la splendida città di Oria, con i suoi monumenti e il suo straordinario patrimonio storico. Con noi c’è la dottoressa Nazarena Savino, che ci guiderà alla scoperta di queste meraviglie, aiutandoci a riscoprire e rivalutare l’antica bellezza che ancora oggi rende Oria un borgo unico e affascinante.

Quando pensiamo alla Puglia spesso ci vengono in mente mare e spiagge. Ma leggendo e studiando il territorio, scopriamo che c’è molto di più. Perché secondo lei vale la pena spingersi oltre la costa?

«Perché l’entroterra pugliese è un vero scrigno di tesori. Ci sono borghi che conservano intatta la loro identità storica e culturale, offrendo al visitatore esperienze autentiche e un contatto diretto con le tradizioni più antiche. Sono luoghi che raccontano il lato più intimo della Puglia».

Uno di questi borghi è proprio Oria. Ci racconta cosa la rende così speciale?

«Oria è situata in una posizione strategica, sul colle più alto delle antiche dune di sabbia tra Brindisi e Taranto. È conosciuta come la “Porta verso il Salento” e ha un fascino unico, fatto di vicoli medievali, palazzi storici e scorci che sembrano sospesi nel tempo».

Quali sono i simboli più rappresentativi della città?

«Sicuramente il castello Svevo, costruito in epoca normanna e ampliato da Federico II e dagli angioini. Viene definito “Vascello natante nell’aria” per la particolare forma della Torre dello Sperone, simile alla prua di una nave. Poi ci sono le antiche porte d’accesso al centro storico, come Porta Manfredi e Porta degli Ebrei, che raccontano secoli di storia e di convivenze culturali».

A proposito di leggende, Oria ne custodisce diverse. Ce n’è una in particolare che colpisce?

«Quella legata alla Torre del Salto. La tradizione vuole che una giovane dama, promessa sposa a un nobile che non amava, abbia preferito gettarsi dalla finestra piuttosto che vivere un matrimonio infelice. È una storia che ancora oggi avvolge il castello in un’aura di mistero».

Non solo Medioevo, però. Oria ha anche radici molto più antiche.

«Esatto. Oria fu un importante centro messapico. A Palazzo Martini, nel cuore del centro storico, si trova il Museo della civiltà messapica. Qui si possono ammirare reperti che vanno dall’età arcaica fino all’epoca romana: testimonianze che ci permettono di capire usi, religione e riti funerari dei Messapi, fondamentali per comprendere la storia del Salento».

Partiamo da palazzo Martini. Perché è una tappa così importante per chi visita Oria?

«Palazzo Martini non è solo un edificio elegante e storico, ma anche un contenitore culturale che custodisce il Museo della Civiltà Messapica. Visitandolo si respira la doppia anima della città: quella nobiliare e quella archeologica».

Entrando nel museo, cosa colpisce di più i visitatori?

«Sicuramente i reperti provenienti dagli scavi urbani: corredi tombali, ceramiche, armi e oggetti di uso quotidiano che raccontano la vita dei Messapi. Ogni sala del museo è un viaggio nel tempo che ci fa comprendere come viveva questa antica popolazione salentina».

Ci sono pezzi particolarmente significativi da non perdere?

«Sì, alcuni reperti funerari che mostrano la cura e il valore simbolico con cui i Messapi accompagnavano i loro defunti. Ci sono anche ceramiche decorate e oggetti votivi che testimoniano i riti religiosi. Sono reperti che hanno un grande potere evocativo».

Quindi il museo non racconta solo archeologia, ma anche spiritualità e tradizioni?

«Esattamente. Il Museo della Civiltà Messapica non si limita a esporre oggetti, ma offre un quadro completo della società messapica: religione, culto dei morti, usanze quotidiane. È un modo per capire le radici profonde che ancora oggi caratterizzano la cultura salentina».

Che tipo di esperienza vive un turista visitando palazzo Martini e il museo?

«Vive un’esperienza immersiva. Da un lato cammina in un palazzo storico che testimonia il passato nobiliare di Oria, dall’altro scopre le origini antiche del territorio attraverso i reperti messapici. È come percorrere secoli di storia in un unico luogo».

Consiglierebbe di iniziare da qui un tour di Oria?

«Assolutamente sì. Palazzo Martini e il Museo della Civiltà Messapica sono il punto di partenza ideale per capire la città e apprezzare meglio anche le altre bellezze: il castello, le porte storiche e i vicoli medievali».

Lo scorso 8 marzo lei ha tenuto una conferenza a palazzo Martini in occasione della Festa della Donna, dedicata al tema “la donna nell’arte e nell’accessibilità”. Può raccontarci quali aspetti della “donna nell’arte” sono stati messi in evidenza?

«Abbiamo parlato della donna come musa ispiratrice, ma anche come artista, ricercatrice, custode della memoria. Ho voluto evidenziare come, nel corso dei secoli, la donna sia stata spesso invisibile nella narrazione ufficiale, ma in realtà ha avuto un ruolo determinante nella creazione e nella trasmissione culturale».

E il tema dell’accessibilità come si lega a questo discorso?

«L’accessibilità significa permettere a tutti di partecipare alla cultura, senza limiti fisici, sensoriali o sociali. Parlare di donna e accessibilità significa valorizzare non solo il contributo femminile nell’arte, ma anche l’impegno per rendere la cultura inclusiva, aperta e fruibile da chiunque».

Qual è stata la risposta del pubblico alla conferenza?

«Molto positiva. C’è stato grande interesse, soprattutto perché si tratta di un tema attuale e universale. La Festa della Donna non è solo celebrazione, ma anche occasione di riflessione su conquiste, diritti e sulla necessità di rendere la cultura un bene comune».

Quindi visitare Oria significa intraprendere un viaggio nella storia?

«Assolutamente sì. È un luogo in cui si intrecciano leggende, architettura medievale, testimonianze archeologiche e tradizioni ancora vive. Chi visita Oria non si limita a vedere un borgo, ma vive un’esperienza culturale che lascia un segno profondo».