In Italia, soprattutto nel Centro-Sud, la devozione per Cosma e Damiano è rimasta vivissima. A Erchie, la comunità celebra i cinque santi medici, un unicum che arricchisce ulteriormente la tradizione e dimostra come il culto sappia rinnovarsi pur rimanendo fedele alle sue radici

Oggi vi porteremo in un viaggio tra fede, storia e tradizione popolare. Parleremo di due figure straordinarie, i Santi Medici Cosma e Damiano: fratelli, gemelli, medici che curavano senza chiedere nulla in cambio e che, per la loro fede, subirono il martirio. Il loro culto, diffusosi dall’Oriente fino a Roma e poi in tutta Europa, ha lasciato tracce profonde nella devozione popolare e nell’arte del Rinascimento.
A guidarci in questo racconto sarà l’archeologa e storica dell’arte, dottoressa Nazarena Savino, con la quale affronteremo questo pezzo di storia ancora oggi vivo e affascinante.
Oggi parliamo di due figure molto amate nella tradizione cristiana, i Santi Cosma e Damiano, noti come Santi Medici. Può raccontarci chi erano?
«Certamente. Cosma e Damiano erano due fratelli gemelli, cristiani, nati in Arabia e formatisi in Siria come medici. Ma ciò che li rende speciali è che non chiedevano mai compenso per le loro cure. Per questo vennero chiamati anàrgiri, cioè “senza argento”, “senza denaro”. La loro opera era un’autentica missione di fede: curare i corpi per avvicinare le anime al Vangelo».
Una scelta che, però, ebbe conseguenze tragiche…
«Esatto. Durante le persecuzioni di Diocleziano, attorno al 303, furono arrestati e condannati a morte. Le fonti non sono del tutto concordi sul luogo del martirio: alcuni lo collocano a Ciro, vicino Antiochia di Siria, altri ad Egea di Cilicia. In ogni caso, furono decapitati per la loro fede e per la loro attività caritativa».
Nonostante la loro morte, il culto dei due santi si diffuse presto. Come avvenne?
«Già dal V secolo troviamo testimonianze di chiese e monasteri a loro dedicati, da Costantinopoli a Gerusalemme, dalla Grecia alla Bulgaria. In Occidente, il loro culto arrivò a Roma: papa Simmaco fece erigere un oratorio e papa Felice IV, tra il 526 e il 530, volle costruire una basilica dedicata a loro, proprio nel Foro Romano».
Quindi il culto dei Santi Medici non fu solo orientale, ma ebbe un forte radicamento in Italia?
«Assolutamente. In Italia, soprattutto nel Centro-Sud, la devozione per Cosma e Damiano è rimasta vivissima. Inoltre, i loro nomi entrarono stabilmente nel Canone della Messa: dal VI secolo, ogni giorno, in tutto il mondo, venivano ricordati dopo gli Apostoli insieme ad altri martiri».
E nel Rinascimento, addirittura, ispirarono grandi artisti.
«Sì. La famiglia Medici di Firenze, affascinata dalla loro figura, scelse di onorarli: basti pensare a Cosimo de’ Medici, il “padre della patria”. Grandi pittori come Beato Angelico, Filippo Lippi e Botticelli furono chiamati a rappresentare scene della loro vita, creando capolavori che ancora oggi possiamo ammirare».
Venendo all’attualità, lei ha citato l’Italia meridionale. Prendiamo ad esempio il santuario di Santa Lucia a Erchie, in Puglia. Lì si trovano statue dei Santi Medici di straordinaria fattura, veri capolavori d’arte sacra che raccontano, anche con la bellezza dei dettagli, quanto Cosma e Damiano continuino a essere presenti nella fede popolare. È vero che nel 1920 un devoto, Gennaro Salvatore, fece restaurare quelle statue e introdusse anche la devozione ai cinque santi, aggiungendo ai fratelli Cosma e Damiano i nomi di Leozio, Antimo ed Eupremio?
«Sì, esatto. Si tratta di un episodio molto significativo, che testimonia quanto viva fosse e sia ancora oggi la partecipazione popolare al culto dei Santi Medici. Non solo si restaurarono le statue di Cosma e Damiano, ma si ampliò la devozione inserendo anche i loro fratelli. Da allora, a Erchie, la comunità celebra i cinque santi medici, un unicum che arricchisce ulteriormente la tradizione e dimostra come il culto sappia rinnovarsi pur rimanendo fedele alle sue radici».
Grazie, dottoressa, per averci guidato tra storia, arte e devozione popolare. Una testimonianza che mostra come i Santi Medici continuino a unire passato e presente, fede e cultura.

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