Il lungo post pubblicato dalla signora Imma Rizzo, madre di Noemi, la 16enne uccisa a Specchia nel 2017 dall’allora minorenne Lucio Marzo. Nessuna convocazione dopo due anni di solleciti

Non è stata accolta dalla commissione bicamerale femminicidi la richiesta della signora Imma Rizzo, madre Noemi Durini, di affrontare la questione dei permessi premio concessi all’assassino della figlia.
Ecco il lungo post pubblicato dalla signora Rizzo.
«Sono Imma Rizzo, la mamma di Noemi Durini uccisa il 3 settembre 2017 a soli 16 anni da Lucio Marzo.
Dal 10 agosto 2023, con il mio avvocato, Valentina Presicce, portiamo avanti una BATTAGLIA contro i Permessi Premio concessi a lucidi e crudeli assassini. La nostra battaglia è iniziata dopo un fatto gravissimo verificatosi il 10 agosto 2023, quando Lucio Marzo veniva fermato UBRIACO ALLA GUIDA di una autovettura. Lucio Marzo era in permesso premio!
Assurdo concedere premi e “regali” a veri e propri criminali ancora pericolosi per la società. Sono le vittime e i familiari delle vittime che dovrebbero ricevere tutela, dignità e giustizia. La lettura di quasi 300 pagine di permessi "premio" concessi all'assassino di mia figlia, mi ha fatto sprofondare nell'ennesimo dolore, come se mia figlia fosse stata uccisa la seconda volta dallo Stato.
Da due anni, tramite telefonate e email, chiedo di essere ascoltata in Commissione di inchiesta sul femminicidio per portare all'attenzione la vergognosa vicenda dei permessi premio.
La vicenda vergognosa e' racchiusa in quasi 300 pagine di permessi premio concessi a Lucio Marzo a distanza di un anno dalla sentenza definitiva. La vicenda vergognosa e' racchiusa nei permessi premio concessi all'assassino per recarsi allo stadio del Cagliari per "tifare", permessi premio concessi all'assassino per frequentare un'altra ragazza, con il rischio di mettere in pericolo la vita di un'altra donna, permessi premio concessi per recarsi alle urne per votare, nonostante l'interdizione dai pubblici uffici, permessi premio concessi dopo il rientro in carcere positivo ai cannabinoidi.
Documenti che rappresentano un pugno nello stomaco per me e per tutti i familiari delle vittime perché accertano un sistema inaccettabile in un paese civile come l'Italia. LUCIO MARZO IN VILLEGGIATURA, libero di fidanzarsi, di fumare droghe, di fare shopping mentre mia figlia e' sottoterra. Una vergogna per gli Italiani.
Ma Non la pensa così la Commissione di inchiesta sul femminicidio che, dopo due anni di attesa e tanti solleciti per essere ascoltate, oggi ci comunica che "non e' prevista allo stato alcuna audizione sulla tematica"..Inaccettabile una risposta del genere da una commissione di "inchiesta" sul fenomeno del femminicidio.Ma e' realmente una commissione di "inchiesta" o altro? Perché se facesse il lavoro di inchiesta, non rimarrebbe indifferente davanti a documenti inconfutabili di un sistema che va rivisto.
Se fosse una commissione di "inchiesta" fisserebbe una audizione "ad hoc" per analizzare tutti i permessi premio concessi ad assassini.
Se fosse una commissione di "inchiesta" non prenderebbe ancora tempo in attesa di affrontare ( non si sa quando) l'argomento. La Commissione di inchiesta sul femminicidio dovrebbe iniziare a fare davvero "inchiesta" soprattutto se i fatti sono provati da documenti inconfutabili. Noi, con documenti alla mano, possiamo dimostrare che, fino ad oggi, Giustizia per Noemi e per le vittime di femminicidio non c'e' stata!! Perché la Commissione di "inchiesta" non vuole fissare una audizione ad hoc per affrontare una situazione grave e vergognosa sulla concessione di permessi premio a lucidi e crudeli assassini? Forse la Commissione di inchiesta ha paura di dare spiegazioni in merito? O non ha risposte da dare? Lo trovo vergognoso per una madre che continua a lottare per restituire dignità e Giustizia a mia figlia Noemi e a tutte le vittime innocenti di femminicidio. Noi non ci fermeremo e porteremo avanti l'urlo di Giustizia di mia figlia Noemi, di tutte le vittime di violenza e di tutti i familiari che sono stanchi di vedere un sistema che tutela gli assassini e non le vittime».
Imma Rizzo

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