- lunedì 15 dicembre 2025
Il progetto espositivo mette in dialogo due anime complementari della sua produzione artistica. Da un lato, la dimensione meditativa del mosaico, realizzato con frammenti ceramici scrupolosamente sagomati e dal vivace cromatismo. Dall’altro, la dimensione performativa della pittura, eseguita su carta durante eventi dal vivo, in relazione con la musica, il ritmo e la scena

Mosaici e carte dipinte è la mostra personale che il Museo Sigismondo Castromediano e la biblioteca Barnardini dedicano all’attività dell’eclettico artista pugliese OrodèDeoro.
La mostra, a cura di DanieleTorcellini, aperta al pubblico venerdì 23 maggio, si sviluppa nelle due sedi leccesi del Polo Biblio-museale emblematiche e rappresentative della cultura salentina e pugliese – dove l’opera dell’artista trova corrispondenze tematiche e risonanze simboliche, tra passato e contemporaneità, tra gesto e materia.
Il progetto espositivo – in nome della ricerca comune per favorire il dialogo tra antico e contemporaneo – si inquadra nell'ambito dell’accordo di collaborazione tra il Museo Castromediano e il MAR Museo d’Arte della città di Ravenna, punto di riferimento per la valorizzazione del patrimonio artistico della città romagnola e per la promozione dell’arte contemporanea. Un ruolo centrale è svolto dalla sezione che il MAR dedica al mosaico moderno e contemporaneo, con una collezione di opere di artisti che hanno reinterpretato questa antica tecnica in chiave innovativa.
La realizzazione della mostra è sostenutada Level Project.
La mostra “Mosaici e carte dipinte”
Le testimonianze storiche, artistiche e archeologiche custodite nel museo Castromediano e nella biblioteca Bernardini invitano a rivolgere lo sguardo verso il territorio e le ricchezze culturali che ne hanno caratterizzato la storia, remota e recente, adottando due chiavi di lettura con cui inquadrare la pratica artistica di OrodèDeoro: manifattura e performatività. Il progetto espositivo mette così in dialogo due anime complementari della sua produzione artistica. Da un lato, la dimensione meditativa del mosaico, realizzato con frammenti ceramici scrupolosamente sagomati e dal vivace cromatismo. Dall’altro, la dimensione performativa della pittura, eseguita su carta durante eventi dal vivo, in relazione con la musica, il ritmo e la scena.
A partire da essenziali disegni preparatori, nelle opere musive l’artista agisce sulla materia, tagliando e ricomponendo, nello spazio solitario del suo studio e nel tempo lungo che il mosaico richiede, lasciando che siano i materiali stessi a guidarlo nel percorso da seguire.
La performatività dell’azione pittorica, dalla gestualità istintiva, immediata e vibrante, caratterizza invece le opere su carta, realizzate calcando i palchi di scena, accanto a musicisti, poeti e attori, in un dialogo multidisciplinare con performance di cui i gesti e le opere dell’artista divengono contrappunti visivi. Al rito apollineo, costruttivo e introspettivo del mosaico, con cui l’artista esprime il proprio immaginario, fatto di simboli, ritratti, autoritratti, ricordi, riferimenti alla letteratura o alla mitologia, si affianca il rito dionisiaco, gestuale ed estroverso della pittura performativa, dedicata alla rappresentazione tormentata della figura umana. L’intensità espressiva e la libertà nell’esplorare forme e colori in chiave tanto personale quanto memore delle avanguardie artistiche di primo Novecento accomunano le due anime – musiva e pittorica – dell’attività di OrodèDeoro.
L’allestimento della mostra si configura come un percorso doppio che attraversa non solo le pratiche e le visioni dell’artista, ma anche i due luoghi espositivi, conducendo i visitatori e le visitatrici dal tempo lungo e silenzioso della composizione musiva – in mostra al Museo Castromediano, in dialogo diretto con il patrimonio archeologico dell’antichità – al tempo istantaneo e teatrale della pittura gestuale – esposta nella biblioteca Bernardini, ex convitto Palmieri, luogo denso di memorie e riferimenti alla scena sperimentale novecentesca. Gli spazi del Convitto conservano infatti gli archivi dell’attore, regista, drammaturgo, scrittore e poeta Carmelo Bene e del regista Eugenio Barba, fondatore dell’OdinTeatret.
