sabato 18 maggio 2024

16/05/2009 20:14:37 - Manduria - Speciale

Una grande perdita per la cultura del Mezzogiorno

 
Piero Lacaita nasce il 29 luglio 1923 in Manduria, primo di sei figli. La sua famiglia d’origine, tra Otto e Novecento, aveva legato il proprio nome a vicende risorgimentali prima, e successivamente a lotte sociali e di impegno civile.
Durante la fanciullezza, frequentando la tipografia paterna, prende coscienza delle potenzialità culturali e civili dell’arte della stampa.
Nel 1943, subisce il fascino di Giovanni Laterza e delle opere di Benedetto Croce, di Guido De Ruggiero, di Adolfo Omodeo, di Luigi Russo e di altri esponenti dello “Storicismo” le cui opere erano pubblicate dal grande editore di Bari.
Il contatto con questa cultura gli fece assimilare i principi del “Liberalismo” e i valori della “Civiltà Moderna”.
La frequentazione, quasi quotidiana, della libreria Laterza di Bari, origina l’amicizia e la collaborazione con Tommaso Fiore, impegnato in quegli anni nel ruolo di maestro e di guida per quei giovani intellettuali meridionali che erano nati durante gli anni della dittatura fascista.
Il primo programma editoriale del giovane Lacaita risente, infatti, della scuola di Fiore, che abituava a tenere in gran conto i moderni valori dello storicismo, del laicismo, dell’antifascismo e del meridionalismo militante.
Sempre nel 1943 si iscrive all’Università degli Studi di Bari, dove si laurea in Giurisprudenza, discutendo con Aldo Moro una tesi in Filosofia del Diritto dal titolo La teoria del Diritto e dello Stato nella filosofia di Benedetto Croce, un tema che, intorno agli anni Quaranta, era stato affrontato da giovani studiosi come il torinese Aldo Mautino, allievo di Gioele Solari, prematuramente scomparso nel 1940.
Nel 1944, tramite l’editore Franco Laterza di Bari, conosce a Napoli Benedetto Croce, al quale confida la propria vocazione per l’editoria e le prime ancora incerte idee progettuali.
Il consiglio ricevuto dal Croce fu di operare le proprie scelte entro il solco tracciato dalla migliore tradizione intellettuale meridionale, la sola che aveva saputo conferire decoro e nobiltà alle provincie meridionali.
Nel settembre 1947 incontra Gabriele Pepe. Il sodalizio col grande storico del Medioevo diventa determinante per la definizione del proprio programma editoriale, improntato ai valori della laicità, del pluralismo e della tolleranza.
Nel settembre 1948 organizza a Taranto, insieme ai fratelli e ad altri intellettuali pugliesi, il primo Convegno Pugliese per la laicità dello Stato e per la difesa della Scuola nazionale, e in pari tempo cura la pubblicazione di un numero unico, intitolato «La protesta laica», ove figurano alcuni suoi scritti unitamente a quelli di Adolfo Omodeo, Gaetano Salvemini, Gabriele Pepe, Tommaso Fiore, Fabrizio Canfora, Marcello Capurso, Alberto Simone e Raffaele Semeraro. Nel contempo dà il via alla prima produzione editoriale, pubblicando scritti di Tommaso e Vittore Fiore, di Giuseppe Petronio e di Gabriele Pepe la cui Protesta laica, come ha osservato Giovanni Spadolini, ebbe a spezzare «le mura delle discriminazioni e degli interdetti, facendo circolare il nome dell’editore negli ambienti della cultura italiana di ispirazione ereticale e dissidente all’inizio degli anni cinquanta».
Nel marzo 1949 inizia la pubblicazione dei «Quaderni di protesta laica», diretti da Gabriele Pepe con l’intento di difendere le istituzioni laiche dello Stato repubblicano contro le tendenze confessionali e retrive, che già affioravano nella vita politica italiana.
Insieme a Gabriele Pepe, aderisce al Partito socialista italiano, nel solco del liberal-socialismo di Rosselli e del pensiero salveminiano..
Verso la metà degli anni Cinquanta, inaugurando la collana «Uomini e cose della nuova Italia», intrattiene fecondi rapporti con vari gruppi intellettuali italiani. Nello scritto intitolato «Propositi e speranze di un giovane editore», apparso nel 1958, chiarisce l’impegno meridionalistico del suo programma editoriale, teso a compiere nello stesso tempo attività culturale e azione civile nella linea indicata da Piero Gobetti, negli anni in cui il giovane intellettuale torinese fu intransigente oppositore del fascismo.
Nel settembre del 1958 conosce a Bari Lelio Basso che accetta di trasformare in un saggio la sua conferenza tenuta su Salvemini. Nasce cosi un sodalizio con l’eminente esponente della cultura socialista che durerà per lunghi anni.
Sempre nel 1958 incontra a Salerno Aldo Capitini e con lui avvia un periodo di intensa collaborazione che si traduce in una serie di volumi sull’azione non violenta, esercitata, allora, da Danilo Dolci a Partinico, al tempo dei processi da lui subiti come obbiettore di coscienza in Italia, poco dopo che Pietro Pinna, primo obbiettore, venne condotto, ammanettato, di fronte al tribunale militare. Seguiranno altre pubblicazioni sull’educazione sessuale, considerata ancora un tabù; sulla difesa e lo sviluppo della scuola pubblica; sul referendum per il divorzio in Italia.
Nel 1959, conosce a Roma, nel ridotto dell’Eliseo, Ernesto Rossi e cura, con Aldo Capitini Gli Atti dell’Assemblea costituente sull’articolo 7, intendendo con ciò denunciare apertamente la inclusione, nella nostra Costituzione, delle leggi concordatarie volute dal fascismo, in aperto contrasto e violazione con le libertà sancite nella legge fondamentale del nuovo Stato repubblicano, nato dalla Resistenza.
Verso la fine degli anni Cinquanta, fonda a Manduria, assieme ai suoi fratelli e a un gruppo di giovani intellettuali, il Circolo di Cultura intitolato a Francesco De Sanctis, nella cui attività si registrano presenze di illustri intellettuali e di uomini politici italiani, tra cui Tommaso Fiore, Mario Sansone, Pasquale Villani, Arcangelo Leone de Castris, Lelio Basso, Francesco De Martino, Sandro Pertini.
Durante gli anni Cinquanta inizia una lunga fraterna frequentazione con lo storico lucano Tommaso Pedio. Nascono volumi dedicati al brigantaggio meridionale postunitario e nel 1968 la pubblicazione delle opere storiche di Giustino Fortunato.
Nel 1959 incontra a Manduria Luigi Russo in viaggio per la Puglia. È l’inizio di una collaborazione alla quale il grande critico letterario si aprì, com’egli stesso ebbe a dichiarare, per la linea laica e liberalsocialista dell’editore.
Nel 1961, viene eletto sindaco della sua città e rieletto ancora, con larghi consensi. Nella tornata elettorale del novembre di quell’anno, si registrò a Manduria il maggiore successo elettorale del P.S.I. Pietro Nenni volle recarsi nella primavera del ’62 a Manduria in occasione della celebrazione del 25 Aprile.
Nel 1961 giunge a Manduria Norberto Bobbio per parlare, nel Palazzo di Città, su «Piero Gobetti e la crisi dello stato liberale». In quell’occasione l’illustre filosofo torinese volle affidare a Lacaita il volume Italia civile.
Nel 1962, riceve a Milano il «Premio Guido Mazzali», con una motivazione, redatta da Paolo Grassi, che sottolineava la partecipazione dell’editore Lacaita alle battaglie del movimento democratico e socialista di Puglia e la sua attività di editore volta «al rinnovamento culturale del Mezzogiorno in generale e della società contadina pugliese in particolare».
A partire dal 1960 affianca alla pubblicistica d’impegno civile, che via via si accresce di altri titoli come Invito alla resistenza di Luigi Russo, Cattolici e socialisti al bivio di Basso, Il senso della libertà di Riccardo Bauer, una serie di saggi e studi di cultura moderna e contemporanea. Tra gli autori figureranno Luigi Bulferetti, Arrigo Colombo, Antonio Corsano, Franco Fanizza, Ada Lamacchia, Antimo Negri, Marcello Montanari, Giuseppe Roggerone, Giuseppe Semerari, Cesare Vasoli, Luigi Zanzi.
Nel 1971 inizia una collana di poesia «I Testi», prima diretta da Leonardo Mancino e, a partire dal 1983 da Giacinto Spagnoletti e inizia una serie di «Omaggi» dedicati a Vittorio Bodini, a Rocco Scotellaro, ad Albino Pierro, a Giacinto Spagnoletti e a Leonardo Sciascia.
Alla fine degli anni Settanta, un’altra sollecitazione egli riceve dalle elezioni a suffragio universale per il Parlamento europeo e dà vita alla collana «l’Italia e l’Europa» diretta dall’infaticabile federalista Andrea Chiti-Batelli, che accoglie numerosi titoli di studiosi e politici, tra cui La mia battaglia per un’Europa diversa di Altiero Spinelli.
In questi ultimi anni, stimolando la collaborazione di giovani e valenti studiosi, ha sviluppato diverse iniziative, come la «Biblioteca di storia contemporanea», diretta da Antonio e Gianni Donno, che in breve tempo si è arricchita di saggi critici realizzati nell’ambito delle Università di Milano, Venezia, Padova, Bologna, Pisa, Torino e Lecce. Fra le opere edite vanno ricordate la Biografia di Ernesto e Ada Rossi, l’Antologia della rivista «La Critica Sociale, 1945-1968», gli Scritti politici e autobiografici di Carlo Rosselli con prefazione di Gaetano Salvemini, Le vie nuove del socialismo di Ivanoe Bonomi, e Le vie maestre del socialismo di Filippo Turati.
Inaugura nel 1990 la collana «Sul filo della memoria», pubblicando un volumetto di Sandro Pertini La mia Repubblica, curato da Giovanni Spadolini a cui fanno seguito altri saggi: Nino Calice Fortunato, Croce, Nitti; Mario Proto Lucio Lombardo Radice e la prospettiva laica della nonviolenza; Franco Compasso Il meridionalismo delle idee. Con gli amici napoletani Amedeo Lepore e Bruno Discepolo da vita ad una nuova collana intitolata: «Napoli e il Mezzogiorno».
Nel 1993 ha inizio una fervida collaborazione con la «Fondazione di Studi storici Filippo Turati di Firenze» che ha dato vita a due prestigiose collane: «Società e Cultura» diretta da Maurizio Degl’Innocenti e “Strumenti e Fonti», collana diretta da Stefano Caretti e Maurizio Degl’Innocenti. In queste collane compaiono saggi storici scritti da validi e illustri studiosi italiani.
Tra le opere più significative figurano i Carteggi dall’esilio 1927-1928 di Filippo Turati; Sandro Pertini e la bandiera italiana, a cura di S. Caretti e M. degl’Innocenti; Sandro Pertini combattente per la libertà, titolo quest’ultimo che ha raggiunto la nona edizione.
Nel 1995, hanno inizio nuove collane editoriali: «La classe politica», diretta da Gaetano Quagliariello; «Biblioteca del Laboratorio di Storia Costituzionale “Antoine Barnave”, diretta da Roberto Martucci.
Nel 1997 l’editore Lacaita ha l’incarico di continuare la prestigiosa collezione di studi meridionali dell’A.N.I.M.I., fondata da Umberto Zanotti-Bianco, ove sono apparsi i Carteggi di Salvemini, i Carteggi di Amendola, gli scritti di Giovanni Carano Donvito; l’epistolario di Tommaso Fiore e vari altri saggi di contenuto meridionalistico
Nel 1999 nasce la collana del Dipartimento di scienze storiche, linguistiche, antropologiche dell’Università degli Studi della Basilicata intitolata «I testimoni della storia diretta» da A. De Francesco, A. Riga, C. Maria Simonetti.
Sempre nel 1999 ha inizio la collaborazione con la «Fondazione Pietro Nenni di Roma», diretta da Giuseppe Tamburrano, che ha dato vita alla creazione di una collana tra i cui titoli si annoverano l’importante saggio Pietro Nenni. Una vita per la democrazia e per il socialismo e l’altro Processo a Silone. La disavventura di un povero cristiano.
Nel 2000 nasce la collaborazione con la «Fondazione G. Emanuele e Vera Modigliani di Roma»; le prime pubblicazioni sono: G. Averardi, Le carte del P.C.I.; l’edizione anastatica di Rinascita Socialista, il quindicinale del P.S.U.L.I. (Parigi 1928-1930) e il libro di Gaetano Arfé, Socialisti del mio secolo, andato esaurito in pochi mesi.
Nel 2002 nasce, a cura dell’«Ass. Naz. ‘Sandro Pertini’ di Firenze», la nuova collana ‘Immagini e Parole’, diretta da Stefano Caretti e Maurizio Degl’Innocenti.
Sempre nello stesso anno ha inizio la collana ‘Meridiana’, biblioteca del pensiero politico meridionale, diretta da Luciano Russi.
Nel 2003 ha vita l’interessante collana del Dottorato di Ricerca in Storia dell’Europa Mediterranea dall’Antichità all’Età Contemporanea. Afferiscono all’iniziativa il Dipartimento di Storia dell’Università di Basilicata, delle Calabrie, del Molise; i dipartimenti delle Università di Catania, Lecce, Milano, Palermo, Pescara, Salerno, Teramo.
 
RICONOSCIMENTI
Nel 1962, riceve a Milano il «Premio Guido Mazzali», con una motivazione, redatta da Paolo Grassi, che sottolineava la partecipazione dell’editore Lacaita alle battaglie del movimento democratico e socialista di Puglia e la sua attività di editore volta «al rinnovamento culturale del Mezzogiorno in generale e della società contadina pugliese in particolare».
nel 1991
Premio Calabria - Villa San Giovanni per l’editoria, per l’opera svolta da Piero Lacaita in circa mezzo secolo
nel 1991
L’Università degli Studi di Lecce ha conferito a Piero Lacaita Editore la laurea Honoris Causa in materie letterarie
nel 2004
Sotto l’alto Patrocinio del Presidente della Repubblica, del Senato della Repubblica e dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, ha ricevuto il “Premio Guido Dorso” per l’editoria
nel 2004
Il Presidente della Repubblica Carlo Azelio Ciampi, ha conferito a Piero Lacaita l’alta onorificenza di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al "merito della Repubblica”
 
DICONO DI LUI
Per origini familiari, per scelta culturale, per ascendenze politiche, per impegno imprenditoriale, l'editore di Manduria presenta caratteri di estrema originalità e ricchezza.
Tutti caratteri che si sono venuti dipanando e intrecciando nell'arco di una vita, facendo emergere il ritratto a tutto tondo di un uomo che ha attraversato la storia del '900.
La Casa editrice Lacaita, con il suo patrimonio librario, con la sua testimonianza politica, con la sua capacità di traghettare nel nuovo millennio l'eredità filosofica, storica e morale del recente passato, continua ancora oggi a curare con amore e scrupolo la stampa di ogni singolo volume e di ogni singola pagina, senza mai indulgere alle logiche del mercato, della distribuzione su larga scala, e mantenendo quindi una connotazione artigianale nel senso più nobile del termine.
Donatella Cherubini
Lacaita è in tutti i sensi un piccolo Gobetti meridionale, un Gobetti del profondo Sud. Crede nell'efficacia del messaggio culturale affidato al libro: il libro, come il giornale, sentiti come preghiere laiche, nel senso hegeliano.
Italia di minoranza. L'Italia ereticale e dissidente è quella cui si ispira il modello di Piero Lacaita. Senza discriminazioni; senza cesure; senza barriere interne. Aperto al pensiero liberale ma anche al pensiero socialista, alle prime affermazioni del radicalismo italiano non meno che alle voci costanti e profonde della democrazia.
Giovanni Spadolini
 
Al passo con gli hegeliani bisogni dei tempi e precocemente intuendoli l'editore non della europea Milano ma della salentina Manduria dà vita, in coincidnza con le prime elezioni del Parlamento europeo a una collana europeistica affidata alla competenza e alla passione di Andrea Chiti Batelli e che annovera tra i suoi autori il Mazzini - come lo è definito - del federalismo europeo, Altiero Spinelli.
Un editore che ha fatto storia: questa, direi, è, in sintesi, la motivazione della laurea solennemente conferita in questo giorno a Piero Lacaita.
L'auspicio è che altri giovani, armati come lui solo di idee e di passione, lo prendano a modello come egli prese a modello Gobetti.
Il Mezzogiorno attraversa una delle fasi più tristi della sua pur tormentata storia. La casa editrice Lacaita, fuor di retorica è una delle cittadelle, inespugnata e inespugnabile, dove si resiste all'ondata della nuova barbarie. Presenze come la sua ci consentono di alimentare la speranza, oserei quasi dire di darci la fiducia che la barbarie non prevarrà.
Segno di questa speranza, stimolo alla fiducia è il riconoscimento che l'Università di Lecce, onorandolo e onorandosi, ha voluto dare a Piero Lacaita.
Gaetano Arfé








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