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13/12/2017 08:37:30 - Manduria - Cultura

Perché non organizzare una mostra con i suoi lavori?

 

E’ stato uno degli artisti più fecondi e vivaci del secolo scorso: scultore e pittore, ha realizzato nella sua densa vita centinaia di opere, molte delle quali si possono ancora apprezzare nelle chiese della zona e presso diversi privati.

Ettore Marzo, questo il suo nome, è stato però dimenticato dai più. Venuto a mancare negli anni ’90, la sua fama e le sue grandi qualità sembrano essere scivolate nell’oblio. Un personaggio che meriterebbe sicuramente maggiore considerazione da parte degli operatori culturali: sarebbe un’ottima idea, ad esempio, cercare di allestire una mostra che possa annoverare almeno le sue opere più importanti.

Tracce del suo genio espressivo si possono trovare, ad esempio, nella chiesa Madre: suggestivi sono gli affreschi del pittore manduriano, che negli anni Sessanta del Novecento, quando furono eseguiti interventi strutturali nella chiesa, la impreziosì ancor più. Oltre ai Quattro Evangelisti, particolarmente interessante è l’immagine raffigurante San Pietro, che sembra posare i piedi sulla sabbia e ha sullo sfondo una marina, richiamando all’attenzione la spiaggia di San Pietro in Bevagna, luogo di sbarco in Italia del Santo. Altre opere sono esposte nei conventi di San Francesco di Manduria e di Sava, nella biblioteca “Marco Gatti” e nella sala consiliare.

«Il battesimo dell’arte Marzo l’ebbe in casa fin da bambino: il padre era una bravissimo ricamatore e paratore (mestieri ed artigiani d’altri tempi), che, acccortosi subito delle naturali inclinazioni del figlio, dopo le scuole elementari, lo mandò, giovanissimo, a bottega dal famoso scultore Luigi Guacci, a Lecce, dal quale, appresi i primi rudimenti della plastica, Ettore scappò per tornarsene a Manduria a fare da sé» scrisse Rino Contessa nell’opuscolo di presentazione della sua ultima mostra, che ebbe luogo nell’ottobre del 1976 nel convento di San Francesco di Manduria (altre sue mostre furono allestite in diverse città della Puglia e di altre regioni meridionali). «Questo è l’uomo, dal quale non è difficile scorgere anche l’artista, perché nella sua arte si ritrovano tutte le qualità dell’uomo. Nei suoi quadri e nelle sue sculture vi è sincerità e spontaneità, nostalgia e ricordi. Egli cerca (e ci riesce pienamente), di far rivivere episodi di vita vissuta ed aspetti di Manduria (ma che potrebbero essere di un qualsiasi paese del Sud), che appartengono al passato e dai quali balza vivo il ricordo delle tradizioni paesane locali, il ricordo di un passato che è bene far rivivere, operando un’azione di recupero e di salvataggio che ha del meraviglioso».

Oltre ai tanti dipinti, Marzo ha lasciato sculture di grande pregio e ha lavorato, come pochi, il ferro battuto. Perché non far tornare a brillare la sua arte con una mostra?











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