domenica 19 maggio 2024

22/12/2008 10:03:09 - Manduria - Speciale

Presentato a Manduria il libro “Mio marito, una vita da salvare”

 
L’amore e la dedizione totale verso chi soffre possono essere più incisivi di qualunque strumento scientifico. Un esempio? La storia della famiglia manduriana Erario-Distratis. Una famiglia felice e unita, sino al settembre del 2001. Mese in cui il cuore di Pasquale Erario, conosciuto a Manduria per i suoi trascorsi calcistici e per il suo lavoro nel settore della grafica, iniziò a fare le bizze. Un arresto cardiaco che provocò, ad ottobre, serissimi effetti collaterali: tetraparesi spastica da encefalopatia, anossica, con deficit della deglutizione e della parola, cardiopatia ischemica e disturbo della personalità”.
«Per Pasquale, che ho seguito sin dall’inizio, è iniziata un’altra vita» sono state le parole del neurologo dott. Michele Pezzulla, durante una serata dedicata proprio a Pasquale e all’amore che la moglie Gregoria Distratis continua a dimostrargli, ospitata dall’aula consiliare ieri sera. «La Rianimazione ha bloccato i processi in divenire che avrebbero portato verso la morte Pasquale. Ma la Rianimazione non lo ha potuto riportare alla coscienza. Da allora si è aperta, per Pasquale, la fase della vita vegetativa: senza coscienza, alternando il sonno e la veglia, con una respirazione regolare. Non si tratta di morte cerebrale, in quanto registriamo attività cerebrale attraverso il monitoraggio dell’attività del cervello. Il nostro giudizio prognostico, quindi, fu tanto duro, quanto amaro per la famiglia: stato vegetativo permanente. Ma…».
Ma il dott. Pezzulla non aveva preso in considerazione un elemento molto importante: la passione e l’amore della famiglia per Pasquale.
«A distanza di un anno non registrammo alcuna ripresa. Confermammo, quindi, il nostro giudizio prognostico. Ma non avevamo fatto i conti per la straordinaria dedizione della famiglia verso Pasquale, che hanno smentito quel nostro giudizio prognostico. Anche se il cervello non risponde, abbiamo constatato come sia emersa la coscienza di Pasquale. Io stesso ho colto le sue emozioni: manifestazioni che esprimevano disagio o richieste. Gregoria stessa mi ha fatto sentire la voce registrata di Pasquale: parole comprensibili. L’amore verso una persona, insomma, può far cambiare l’opinione della scienza. Mutuando una frase del premio Nobel Rita Levi Montalcini, vorrei ribadire il concetto che è sempre meglio donare vita ai giorni e non giorni alla vita».
La storia di Pasquale, che si intreccia con quella di amore totale di Gregoria e delle figlie Barbara (col marito Gregory) e Alessandra, è ora contenuta in un libro che si intitola “Mio marito, una vita da salvare”, scritto proprio dalla moglie ed edito da Plinio. Libro che è una incredibile testimonianza di come la fede e l’amore possano incidere il corso della vita. E di come la speranza non debba mai avere un termine o una scadenza.
Un amore senza limiti, anche quando il responso della medicina ufficiale non lascerebbe scampo. Anche in un periodo in cui si discute, in una caso simile, se sia meglio staccare la spina o se continuare a nutrire chi soffre.
Proprio sul concetto della sacralità della vita, in quanto dono di Dio, si è soffermato, durante la serata, mons. Franco Dinoi, arciprete della chiesa Madre di Manduria. Vita, quindi, che fa sempre rispettata. Solo Dio può decidere quando è giunto il momento di lasciare la vita terrena e di imboccare il cammino divino.
Il libro è stato poi presentato dal prof. Lorenzo Ruggiero, giornalista e docente della vicina Francavilla Fontana.
«Pasquale, da marito, è diventato un figlio bisognoso continuamente di cure e di affetto» ha fatto notare il prof. Ruggiero parlando del libro. «E’ stata la meravigliosa fede cristiana che ha generato in Gregoria e nella sua famiglia tutto questo amore per Pasquale, oltre alla speranza, sempre viva, che, prima o poi, si possano nuovamente accendere quelle cellule che ora sono spente. Attraverso le pagine di questo libro si coglie il vero senso della vita e il suo valore, che emerge quando ad essere a rischio è la vita del proprio compagno. Un libro, che dovrebbe essere letto nelle scuole (frequentate dai mariti e dalle mogli del futuro), che è un inno alla vita, considerata preziosa e che quindi deve essere salvata sempre e a ogni costo. La vita è vita se è sorretta da chi vuole bene. Un libro che è una testimonianza del concetto di amore, che si testimonia con gesti e azioni concrete, che non si limita ovvero alla semplice apparenza, messaggio che invece ci viene propinato sempre più spesso dai mass media. C’è vero amore quando, come Gregoria, nel silenzio ci si dona all’altro. In questo libro, infine, alberga anche il vero concetto di famiglia come nucleo fondante della società. Al contrario dell’immagine di disgregazione delle famiglie che ci viene sempre più proposta».
Durante la cerimonia, presentata dal prof. Pio Bentivoglio, è stato letta, poi, una toccante testimonianza di un amico vero di Pasquale, Mimmo Mastrovito.
«Mi onoro di essere un amico della famiglia di Pasquale e Gregoria Erario» scrive Mimmo Mastrovito nel messaggio che è stato poi letto dal prof. Bentivoglio. «Ho seguito dall’inizio tutta la via Crucis di questi miei carissimi amici, sin da quando Pasquale è entrato in Rianimazione a Taranto. Sono stato moralmente vicino ai familiari, e, tuttora, con tutti loro ci vediamo con una certa frequenza, nelle occasioni, ovvero, in cui vado a trovare il loro caro. Molte volte, nel parlare con Pasquale, spero in un segno, in qualcosa che possa essere definita come una risposta alle mie sollecitazioni. A volte accenna ad un mezzo sorriso, facendomi capire che lui ha recepito ciò che io gli chiedevo. Ma la realtà è evidente.
Qualche tempo fa, la signora Gregoria mi chiamò al telefono, tutta trafelata, dicendomi di recarmi subito nella sua casa. Ci sono andato con ansia, pensando al peggio. Appena entrato in casa di Pasquale, ho visto che Gregoria, Barbara e Alessandra sorreggevano una lavagnetta, sulla quale, con delle lettere contenenti una calamita, componevano una parola, alla quale Pasquale dava un cenno di riscontro.
Certo, erano dei suoni gutturali. Però si intuiva subito che aveva capito ciò che gli veniva chiesto. Potete immaginare la gioia di noi tutti. Ma è durato solo pochi giorni e poi Pasquale è tornato, purtroppo, allo stato precedente.
In questi giorni si discute molto su casi analoghi a quello di Pasquale e sulla opportunità di staccare, o meno, la spina. E’ questa una decisione molto difficile. Vedendo l’ostinazione e l’amore che la signora Gregoria riversa su suo marito, cresce in me la riflessione.
Non dimenticherò mai il giorno del matrimonio di Barbara, la maggiore delle figlie. E’ stata una esperienza che mi ha segnato: vedere Pasquale sulla sedia a rotelle accompagnare la figlia all’altare. Questo è amore! Leggendo il libro “Mio marito, una vita da salvare”, ho rivissuto tutta la vita di Pasquale e tutta la sua via Crucis sino ad oggi. Grazie Gregoria per aver riversato, insieme alle tue figlie, verso il vostro congiunto, tutto l’amore di cui siete capaci. E che sia di sprone per tirare avanti!».
Durante la serata ha poi preso la parola anche Gregoria, la moglie di Pasquale.
«Il motivo che mi ha spinto a raccontare la vicenda personale di Pasquale è nato da profondo dell’animo mio. Ho sentito il bisogno di lasciare un’impronta di vita, affinché rimanesse nel tempo, per colui che è stato meno fortunato di noi. L’intero racconto racchiude, oltre alla malattia, tre valori importanti e fondamentali: la fede, la speranza e l’umanità, che ho attraversato e sostenuto col passare del tempo. La fede mi ha portata a credere in quello che io credevo, per ciò che volevo e viceversa. La speranza mi ha permesso di credere in quello che facevo. L’umanità è stata la ragione più importante e significativa di vita, che ha messo in relazione quei valori etici e morali.
Spero che questa mia testimonianza aiuti a comprendere meglio, specialmente in questi casi, che non bisogna arrendersi mai. Non dando mai niente per scontato, trovando la forza e il coraggio nel dire a noi stessi che la vita, qualunque essa sia, ha sempre il suo valore. E, come ha scritto madre Teresa di Calcutta nella sua filosofia di vita, “la vita è vita, difendila”».
Le conclusioni sono state infine affidate al sindaco Francesco Massaro.
«Con grande semplicità, Gregoria ci ha insegnato tante cose che tutta la cosiddetta intellighenzia non riesce ad insegnare» ha dichiarato il dott. Massaro. «Particolarmente toccanti alcuni passaggi del libro di Gregoria. Come un passaggio a pagina 56: “nulla mi vietò di regalargli costantemente, giorno per giorno, un briciolo di felicità attraverso i gesti e le parole. Ogni giorno gli trasmettevo l’amore per la vita anche se non era più come la volevamo”.
Molto spesso la sofferenza abbruttisce, non fa crescere. Invece, in questa storia, la sofferenza è riuscita a generare una straordinaria carica comunicativa. Con dolcezza, questo libro ci parla di un percorso di vita che valeva la pena di raccontare».








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