lunedì 06 maggio 2024

27/01/2010 17:49:56 - Manduria - Speciale

UNA GIORNATA PER RICORDARE

 
«Ho taciuto e soffocato il mio vero “io”, le mie paure, per il timore di non essere capita o, peggio ancora, creduta. Ho soffocato i miei ricordi, vivendo nel silenzio una vita che non era la mia; non è giusto che io muoia, portando con me il mio silenzio».
Sono queste alcune delle parole di una nostra vecchia compaesana Elisa Springer, la quale fu prigioniera del più famoso campo di sterminio nazista di Auschwitz , riportate sul suo libro “Il silenzio dei vivi”.
A circa sei anni dalla sua scomparsa e da circa 62anni dalla liberazione degli ebrei dai campi di sterminio nazisti, tutti noi ci mostriamo sensibili all’accaduto: lo Stato ricorda la Shoah, gli insegnanti più sensibili impongono un minuto di silenzio o cercano di trattare l’argomento con gli alunni, i telegiornali ne danno distrattamente e con un’apparente dolore la notizia, propinandoci di anno in anno gli stessi documentari che vengono rispolverati solo per l’occasione, ma anche con vecchie e nuove pellicole cinematografiche limitatamente a questa serata.
Tutti sanno, anzi tutti credono di sapere! Cicerone sosteneva che chiunque non fosse a conoscenza del proprio passato, non avrebbe alcun futuro davanti a se. E la sua frase, pur se pronunciata secoli fa, ha la sua valenza anche oggi.
Come si può infatti comprendere appieno il vero significato della Giornata della Memoria, se ci preoccupiamo di leggere libri o documentarci solo per l’interrogazione del giorno successivo o per l’articolo che scriveremo?
Bisognerebbe invece fare un’attenta riflessione mettendoci una mano sulla coscienza e capendo realmente ciò che è accaduto senza farci trascinare da falsi storici o dai fatti più eclatanti bensì più semplicemente ricercando testimonianze o riflettendo su quello che 60 anni fa accadeva ad altre persone mentre noi ora ci ritroviamo al calduccio nelle nostre case.
Basti pensare, infatti, a molti reduci dei campi di sterminio che decidono di soffocare il proprio dolore nel silenzio: per paura di non essere accettati, per la paura di sentirsi diversi , che portò ad esempio Elisa Springer a nascondere sotto un cerotto il marchio tatuato nel campo di Auschwitz sull’avambraccio sinistro. La paura di molta altra gente come lei di sentirsi osservati da chi, non potendo comprendere il significato di quell’esperienza, risponde con scherno e indifferenza.
Oggi più che mai è bene che i giovani capiscano e comprendano che i nuovi personaggi politici, i nuovi imprenditori, i nuovi medici saranno loro, e spetterà a loro impegnarsi affinchè questo orrore non si ripeta.
E' proprio questo che il giorno della memoria vuole insegnare di anno in anno, vuole rinnovare in quelle poche 24 ore il nostro pensiero, che dovrebbe essere costante.
 
Eliana Tripaldi
 








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