mercoledì 15 maggio 2024

10/03/2010 20:06:27 - Provincia di Taranto - Cultura

Le testimonianze di uno degli autori, Francesco Voccoli, e la critica di Gianluca Lovreglio
 
Ventitre anni fa usciva il libro “Sovversivi di Taranto”. Lo scrivono Roberto Nistri e Francesco Voccoli, ripercorrono una storia intensa e significativa per la città di Taranto, “una storia dimenticata” di opposizione al Regime in riva allo Jonio. Settant’anni di storia sovversiva, la nascita del movimento operaio a Taranto, i suoi sviluppi e il suo ruolo durante la Resistenza, raccontati attraverso la vita di Odorado Voccoli diventato il primo sindaco “della Taranto post-fascista”.
Il libro non è la sua biografia, è un intreccio tra ciò che ha rappresentato “nella creazione di numerose, permanenti e forti forme di organizzazione politica ed economica delle classi lavoratrici” e le storie e le dinamiche di personaggi fondamentali dell’antifascismo a Taranto.
Si torna a parlare di queste pagine non in una libreria, dove non trova più spazio, ma in un centro sociale, il Cloro Rosso di Taranto, che proprio ieri festeggiava i due anni di attività. Erano presenti gli autori e il prof. Gianluca Lovreglio, che su “La Voce del Popolo” del 14 febbraio scorso ha firmato l’articolo “Antifascismo a Taranto, a 65 anni dalla Liberazione”.
È lui a introdurre “Sovversivi di Taranto”, spiega come in realtà i sovversivi furono per lo più operai e come il movimento fosse in realtà partito dal basso. Concetto, questo, ripreso successivamente da Roberto Nistri che sottolineava l’assenza nel movimento degli intellettuali e della borghesia, una caratteristica che spiegava le “forti connotazioni di operaismo e spontaneismo” del movimento stesso.
L’incontro comincia ricordando la figura dei fratelli Mellone, Francesco e Federico, antifascisti tarantini partigiani e perseguitati politici. Racconta Francesco Voccoli che Federico Mellone  “era un sarto. Non mancò di colorare di rosso via Di Palma con le bandiere, lungo tutta la strada” e “una di queste finì a sostituire il tricolore sul Palazzo di Città”. Ancora Lovreglio parla di Alessandro Volta morto in carcere e di Latorre, esponenti importanti del movimento operaio. 
Voccoli poi chiude il suo intervento spiegando come sono arrivati a lui i documenti del nonno che hanno permesso la realizzazione del libro, e lo fa con una punta di commozione: «Erano documenti scritti durante la sua permanenza in carcere, fu liberato e riuscì a nasconderli negli indumenti sporchi. Li conservo ancora a casa. La speranza è che questo libro possa essere ristampato con una nuova prefazione, riletta in chiave moderna» e magari, ritrovarlo tra gli scaffali di una libreria.
 
Nicola Sammali
 








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