martedì 23 aprile 2024

05/01/2023 08:39:52 - Provincia di Taranto - Attualità

Il padre di Jacopo ha affermato: “Non può uno stato civile sacrificare la salute dei cittadini in nome della tutela del lavoro”

Jacopo, 5 anni, vive con i suoi genitori tra i quartieri Tamburi e Paolo VI di Taranto, in prossimità dello stabilimento dell’ex Ilva.

«La mamma e il papà sono stati, dunque, esposti ad inquinanti leucemogeni - quali benzene e ipa - nel periodo del preconcepimento» è riportato in una nota dei legali che difendono la famiglia del piccolo Jacopo. «All’esito di uno studio condotto dall’Istituto Superiore di Sanità, il latte della madre di Jacopo è risultato, tra gli altri, contaminato da diossine, pcb e furani (tutte sostanze tossiche, tra cui un marker specifico dell’industria metallurgica quale il furano).

Pertanto, è acclarato che Jacopo, durante la sua vita fetale e successivamente durante tutto il lungo periodo in cui è stato allattato al seno, è stato esposto a sostanze con azione cancerogena certa - diossine e furani - presenti in eccesso nel latte di sua madre.

Jacopo soffre di leucemia, così come altri abitanti della città di taranto e, in particolare, dei quartieri più vicini all’impianto, i quali sono stati costretti a subire esalazioni nocive che hanno causato e causano ‘malattia e morte’, anche nei bambini.

Nulla è stato fatto da parte dello stato per la protezione della popolazione; ed è contro lo stato che i genitori di Jacopo agiscono in tribunale perché venga loro riconosciuto il giusto risarcimento per il calvario del loro piccolo e della loro sofferenza.

Il padre di Jacopo ha significativamente affermato: “Non può uno stato civile sacrificare la salute dei cittadini in nome della tutela del lavoro”. 

Le stesse Nazioni Unite, attraverso due organi sussidiari che hanno effettuato due visite nella città di Taranto nell’ottobre e nel dicembre 2021 (rispettivamente il working group on business and human rights e lo special rapporteur on toxics and human rights), hanno stigmatizzato il perdurare di una situazione di pregiudizio alla salute umana per l’intera popolazione residente nelle aree a rischio e hanno condannato l’inerzia dello stato e la mancata attuazione dei piani di bonifica.

Non si può dunque più attendere: è arrivata l’ora della giustizia per Jacopo e i suoi genitori».

(foto d'archivio, ndr)

 









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