sabato 27 luglio 2024

04/02/2023 17:22:00 - Provincia di Taranto - Attualitą

E’ stata pubblicata nella pagina Fb dall’associazione Genitori Tarantini

Per la Giornata della lotta al cancro, l’associazione Genitori Tarantini ha riproposto, oggi, una lettera di Grazia, una donna di Taranto, che ha poi perso la sua battaglia contro questo male.

Ecco la lettera.

«Domani è un altro giorno.

Guardo la mia città da questa finestra, anche per ore. La notte è il momento peggiore, è strano che proprio da questa finestra si veda così nitidamente da dove arriva il mio “problema”. Preferisco chiamare così la mia malattia perché i problemi prima o poi si risolvono, ed io lo voglio risolvere, e fare tornare a scorrere il mio tempo. Ora è fermo, lontano da tutti e da tutto, come se già non mi appartenesse. E mi fa paura.

Ecco, adesso quei camini disperdono dei fumi nel cielo: sono altissimi, bianchi, soffici. Si vanno a confondere con altri fumi, neri, creati poco distante da ciminiere, in un gioco di prestigio che crea tensione, paura. Alla loro base il fuoco, così sembra, e mi chiedo: chi c'è dietro quei fumi? È come se mi offendessero.

Io stavo bene, crescevo i miei figli e lavoravo, andavo in vacanza, pagavo le tasse, ero... sono una donna normale, che non ha mai fatto male a nessuno.

Perché è capitato proprio a me? Riuscirò a guarire? Vedrò crescere i miei bambini? Tante domande senza nessuna risposta certa e momenti di terrore, perché penso anche al peggio, mi vedo finita e chiusa per sempre, in quel posto lì, sola. È difficile dormire, non ci riesco, vorrei chiamare mio marito, dirgli che ho paura, ma perché dargli anche questo peso e lascio il telefono sul comodino. Ritorno alla finestra. Hanno ricominciato, senza nessun rispetto, come se non ci fossero nelle vicinanze case, uomini, donne, bambini e come se la salute della mia gente non avesse nessun valore.

È passata l’infermiera, una donna che cerca sempre di risollevarmi il morale, mi tratta come una bambina e a me piace. Tanto. Riesco a parlare solo con lei, perché mi sembra che anche lei viva il mio tempo, quando viene a lavorare in questo reparto è come se anche lei oramai vivesse in un limbo, dove è meglio non sognare, non fare progetti. Mi invita ad infilarmi nel letto, mi rimbocca le coperte e mi sussurra alle orecchie: “dormi, non guardare oltre quella finestra” e poi sistemando le pillole sul comodino aggiunge “domani è un altro giorno, dai!”».

 

Grazia









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