venerdì 26 aprile 2024

12/03/2023 09:08:36 - Manduria - Cultura

Vincenzo Filotico, manduriano, formatosi artisticamente a Roma presso Matteo Bianchi (anch’egli illustre pittore manduriano), è autore di numerose tele presenti nelle chiese di Manduria

In occasione della solennità di San Gregorio Magno, proponiamo un dipinto allocato nel Cappellone esistente all’interno della chiesa Collegiata e intitolato all’illustre Santo.  Il dipinto, che si trova sulla parete laterale di sinistra, è un olio su tela di grandi dimensioni (550x340ca.), realizzato dal pittore manduriano Vincenzo Filotico alla fine del XVIII secolo (M. Guastella, ‘Iconografia sacra a Manduria’, 2002).

Il titolo del dipinto, ‘Ritrovamento di S. Gregorio nella selva’, fa riferimento a un episodio molto sentito della vita del Santo: «Il pittore Filotico, ci mena, con molta poesia, nella selva ove la colonna di luce, la schiera di Angeli, guidano il popolo, il senato, il clero alla spelonca in cui il santo si nasconde, dalla quale finalmente commosso, abbraccia rassegnato il Pontificato» (L. Tarentini, ‘Breve compendio della vita si S. Gregorio Magno’, 1898).

Ma perché il Santo si nascose nella grotta raffigurata nel dipinto?

Nello stesso testo, il Tarentini ci informa che «Morto [papa] Pelagio, il suffragio concorde del popolo, senato e Clero elesse S. Gregorio a Vescovo universale della Chiesa Cattolica, come il solo che fosse abile a ridare alla medesima la tranquillità e la pace. Tutti gioirono in sentire l’ottima scelta del Pontefice, solo Gregorio, nella generale esultanza, temè il gran peso della Pontificia dignità e cercò sottrarsene, manifestando la propria incapacità». Ricorse per questo a uno stratagemma, quello di inviare un messo all’imperatore di Costantinopoli, Flavio Maurizio Tiberio, scongiurandolo di non confermare la nomina. Ma il messo fu scoperto dal prefetto e il decreto imperiale regolarmente firmato. Il futuro pontefice intuì ciò che era successo dai preparativi in atto per la sua consacrazione. A quel punto egli, perseverando nella sua infinita umiltà, non vide altra soluzione che la fuga. Accordatosi con alcuni mercanti «Si traveste, si fa chiudere in una gran cesta di vimini, si fa mettere su un carro carico di altre ceste ed, a guisa di merce, traversa la porta della Città». Appena fuori, «il profugo ringrazia e rapidamente corre a celarsi in una spelonca situata in fondo alle selve», con l’intenzione di rimanerci fino all’elezione di un papa più degno di lui. Intanto in città, risultando vane tutte le ricerche, vennero proclamati tre giorni di digiuno per ottenere da Dio il ritorno del pontefice. Ed ecco dei segni rivelare il luogo in cui si trovava Gregorio: una colomba e una colonna di fuoco sovrastata da angeli sulla caverna che lo ‘ospitava’. Il popolo vi accorse, ma fu solamente udendo «la voce di Dio che parla al suo cuore» che l’illustre ‘ricercato’ cessò ogni resistenza e accettò il suo impegno pontificale.

Vincenzo Filotico, manduriano, formatosi artisticamente a Roma presso Matteo Bianchi (anch’egli illustre pittore manduriano), è autore di numerose tele presenti nelle chiese di Manduria: ‘Il B. Bernardo Cappuccino’ nella Chiesa dei PP. Cappuccini; ‘Gesù in mezzo ai dottori e Maria e Giuseppe che lo cercano’ (1778) nella Chiesa di San Giuseppe; ‘S. Leonardo circondato da uomini incatenati che lo supplicano di invocare dalla Vergine la loro liberazione’ (1781) nella Chiesa di S. Leonardo; ‘S. Leonardo che libera gli schiavi’ (1809); ‘S. Gregorio rompe le catene della schiavitù, fa conversioni e convince Eustachio sul domma della resurrezione della carne’ nella Collegiata, Cappellone di San Gregorio (allocato anch’esso sulla parete laterale di sinistra). Le tele del Filotico «mostrano buona tecnica, larga concezione e uso appropriato dei colori» (Amilcare Foscarini, ‘Arte e artisti di Terra d’Otranto tra medioevo ed età moderna’, 1935).

 

Tutti i testi citati sono disponibili in biblioteca.

Il dipinto non è attualmente fruibile dai visitatori, essendo la chiesa Collegiata oggetto di lavori di restauro

 









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